28 maggio 2012
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Biografia di Gianrico Carofiglio
• Bari 30 maggio 1961. Magistrato. Scrittore. «Inventore del legal thriller all’italiana» (Camilla Baresani).
• Pm a Foggia e poi alla Dda di Bari (dove tra i suoi colleghi c’era Michele Emiliano), fu consulente della commissione parlamentare Antimafia. «Bravo investigatore», diceva di sé.
• Era pretore a Firenze quando, per salvare da uno scippo una collega, si azzuffò con due ragazzi.
• Da magistrato si è occupato «di mandare in galera gente che trafficava bambini dall’Est, di indagare sulla criminalità organizzata pugliese, di intercettare armi o droga, roba così». Famoso per le confessioni che riesce a ottenere negli interrogatori. Le sue regole: «Primo, stabilire un rapporto di rispetto con la persona sotto interrogatorio. Secondo, mettere una distanza tra lui e il reato: non dire mai “l’omicidio” o “lo stupro” ma “il fatto”. Terzo, ridurre il peso scaricando parte della colpa su un altro: il complice, la madre, la società. Quarto, prospettargli incentivi seri a dire la verità. Senza ingannarlo, ma facendogli capire che gli conviene davvero parlare...» (ad Aldo Cazzullo) [Set 18/10/2013].
• Senatore, eletto nel 2008 col Pd nella sua Puglia (candidatura voluta da Veltroni), molto vicino a Vendola. Non si è ricandidato nel 2013: «Ho rifiutato di partecipare a quella falsa prova di democrazia interna che sono state le primarie per le candidature alla Camera e al Senato. Mi sono parse un’operazione molto discutibile. Sono state il primo errore del Pd, di cui continuo ad essere un elettore» (a Giovanni Bianconi) [Cds 12/06/2013].
• Persino durante gli interventi più logorroici in Senato trovò il tempo di scrivere: «Il rumore e le chiacchiere non lo disturbano, anzi: gli evitano di distrarsi» (Baresani).
• L’amico Piero Longo, senatore, avvocato di Silvio Berlusconi, lo soprannominò “Victor Hugo”: «Ha una considerazione piuttosto alta di sé» [Barbara Romano, Lib 1/5/2011].
• Finito il mandato parlamentare non è rientrato in magistratura: «Prima facevo il magistrato e scrivevo libri nel tempo libero, ora dovrei fare il magistrato nel tempo libero. In questo periodo ho imparato ad avere una libertà di espressione che facendo il magistrato non potrei più esercitare; giustamente, peraltro. Non mi va di rinunciare a dire quello che penso. Perciò me ne vado».
• «Non si può dire che non abbia recuperato il tempo perduto da quell’estate del 2000 in cui sprofondò nella depressione, “con la sgradevole sensazione che nulla avesse senso”, e per curarsi si mise a scrivere, sogno che coltivava da sempre senza il coraggio di metterlo in pratica. In pochi anni diventa un maestro del legal thriller italiano, che veramente non esisteva quasi, prima di lui: Testimone inconsapevole esce nel 2002. Poi Ad occhi chiusi, poi Ragionevoli dubbi, tutti pubblicati dalla Sellerio e tutti costruiti intorno al personaggio di un giovane avvocato barese, Guido Guerrieri, eroe per caso, un po’ “sfessato” e un po’ Robin Hood» (Sandra Petrignani).
• Premio Bancarella 2005 per Il passato è una terra straniera (Rizzoli 2004, ripubblicato in Vietnam nel 2012) da cui il regista Daniele Vicari ha tratto un film con Elio Germano (2008).
Tra fine 2007 e inizio 2008 è andata in onda su Canale 5 la miniserie L’avvocato Guerrieri, tratta dai romanzi Testimone inconsapevole e Ad occhi chiusi: «La dichiarata operazione di ripetere il fenomeno Montalbano (nata forse dalla suggestione che sia Carofiglio che Camilleri sono pubblicati da Sellerio) è fallita» (Aldo Grasso).
• Tra i suoi libri più venduti nel 2007, L’arte del dubbio (Sellerio), manuale per interrogatori, a metà tra il saggio e la cronaca giudiziaria. «Uscito anni prima come testo giuridico, fu anche adottato dalle Università. Esaurito, cominciarono a girare copie clandestine. Poi ho “cambiato mestiere”, sono diventato uno scrittore ed è nata l’idea di ripubblicarlo. L’aspirazione è che sia uno strumento universale sulla tecnica di fare le domande». Di Testimone inconsapevole è stata fatta una riedizione con audiolibro in cui è lo stesso Carofiglio a leggere il suo romanzo: «Non lo volevo fare, poi mi sono divertito da matti. Per farmi sciogliere la lingua mi facevano bere, a fine giornata ero ubriaco». • Altri libri: Né qui, né altrove (Laterza, 2008), Il paradosso del poliziotto (Nottetempo, 2009), Le perfezioni provvisorie (Sellerio, 2010), Non esiste saggezza (Rizzoli, 2010), La manomissione delle parole (Rizzoli ,2010), «in cui riflette sul potere della lingua e sulle lingue del potere e della sopraffazione» (Lauretta Colonnelli), Il silenzio dell’onda (Rizzoli, 2011, terzo al Premio Strega 2012) per il quale ripescò dal suo passato Sara, ragazza catanese che conobbe a 26 anni a Londra («Volevo rimanere al suo fianco il più a lungo possibile, semplicemente. Ero disposto anche a fare lo sguattero. Sono tornato a Bari senza aver trovato nemmeno il coraggio di darle un bacio» (ad Alessandra Arachi) [Cds 24/08/2012]). Da ultimo La casa nel bosco (Rizzoli, 2014), scritto con il fratello Francesco (4 luglio 1964, architetto).
• Dopo il terzo posto al Premio allo Strega, l’editor di Ponte alle Grazie Vincenzo Ostuni definì Il silenzio dell’onda «letterariamente inesistente scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di responsabilità dello stile, per dirla con Barthes». Carofiglio lo querelò chiedendo come risarcimento 50 mila euro. In difesa di Ostuni e della «libertà di espressione sancita dalla costituzione» scesero in piazza del Collegio Romano, a Roma, 43 intellettuali guidati da Gabriele Pedullà, firmatari anche di un appello.
• Emanuele Trevi: «Carofiglio è un uomo intelligente, un uomo di valore. A differenza di tanti mediocri, ha tutta la forza e il carattere di mandarla al diavolo, questa parte di sé, assieme alle parole di Ostuni. Non gli servono cinquantamila euro, non gli serve divulgare un’immagine di sé che non gli corrisponde affatto, e finisce per deturparlo».
• Non amato da stampa e critica di destra, con Marcello Fois è il romanziere preferito dal premier Enrico Letta.
• «Mentre scrivo ascolto musica. Così, a volte, una canzone si lega a un determinato snodo della trama o della scrittura. Più in generale, credo nella poetica della citazione necessaria, che fa camminare la storia e disegna il personaggio. Thomas S. Eliot diceva che i poeti immaturi imitano, quelli maturi rubano. Ha ragione: sono un fautore del furto letterario» (a Roberto Barbolini) [Pan 22/02/2007].
• «Nella vita ho fatto sempre tutto da solo, anche nello sport ho scelto il karate. Per la prima volta adesso sento di volermi impegnare in un gioco di squadra» (nel febbraio 2008 annunciando la candidatura col Pd).
• «Nei bassifondi di Bari ho assistito a scene di violenza inaudita. Un giorno fui aggredito a scuola da un fascista. Il ragazzo che gli teneva i libri sarebbe diventato il mio migliore amico. Io però i libri li avevo in mano, e prima di gettarli a terra feci in tempo a evitare un pugno e a prenderne un altro. Poi però mi rifeci e lo menai. Diventai famoso nella scuola. E cominciai ad andare in palestra. Mi allenavo con gente che anni dopo, da pubblico ministero, ho arrestato. Cominciai ad allenarmi sul serio. Vinsi i campionati di karate a Taranto, dopo aver battuto in semifinale l’idolo locale, e aver rischiato di dover affrontare pure i suoi tifosi. Poi vinsi anche due titoli nazionali».
• «Da ragazzo ero uno sfigato incredibile. Dico davvero, con le ragazze proprio non ci sapevo fare. Forse l’attrazione per la violenza nasce da qui. Credo valga anche per i tanti balordi che ho conosciuto in vita mia: l’inclinazione alla violenza nasce da un senso di inadeguatezza. Da una debolezza»
• Mamma insegnante e scrittrice, papà ingegnere e professore di scienza delle costruzioni.
• Sposato con Francesca Pirrelli, pubblico ministero nell’indagine delle “cozze pelose” contro Michele Emiliano (2012). Hanno due figli, un gatto che si chiama Frodo e un boxer.
• «Purtroppo la casa è fuori dalla mia giurisdizione. Lì comanda mia moglie, poi i figli. Io vengo ultimo e le domande le faccio solo al cane».
• È cintura nera quarto dan.