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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Caparezza

• (Michele Salvemini) Molfetta (Bari) 9 ottobre 1973. Cantante. Lanciato nel 2003 dal brano Fuori dal tunnel come rapper tra i più originali della nostra scena musicale. Ultimo album Museica (2014). «Io non faccio prima né il testo né la musica, io faccio sempre prima la sensazione».
• «Da bambino ero timido, quasi autistico. Alle elementari e alle medie, non parlavo con nessuno. Sempre con le cuffie sulle orecchie, isolato» (a Malcom Pagani) [Esp 19/5/2011].
• «Era ancora Miki Mix quando nel 1997 partecipò al Festival di Sanremo tra le Nuove proposte: spaghetti-rap senza futuro, e infatti Miki Mix scomparve nel nulla. Lasciò la casa di Milano, le limousine del successo inaspettato quanto effimero in Francia, e se ne tornò a Molfetta di Bari, a ripensarci un po’ su. Due anni in cui si è lasciato crescere i capelli (“capa rezza” in dialetto significa testa riccia) e ha lavorato nei villaggi turistici come animatore, continuando però sempre a comporre musica, anche se questa volta proprio quella che voleva, non quella composta su commissione per i supponenti guru della discografia. Lui li chiama “quei figuri”. Ora è soltanto Caparezza, la proposta più interessante della musica rap in Italia» (Carlo Moretti).
• «Dopo Sanremo ero destinato alla dimenticanza, come il 90 per cento degli artisti che vanno al Festival. La mia unica convinzione era di poter arrivare un giorno a fare ciò che volevo e certi figuri della discografia mi avevano insegnato la politica del compromesso: “Un giorno potrai fare quello che vuoi”, dicevano. In realtà loro sanno bene che più grande sarà il successo ottenuto meno sarà possibile cambiare rotta. Ho cambiato nome, mi sono lasciato crescere la barba, i capelli, ho ricominciato con i demo, e ho iniziato un viaggio con una consapevolezza diversa, finalmente mia, personale».
• «Prende spunti da molte fonti, imita lo stile e campiona a man bassa tutto quel che capita a tiro della sua sensibilità onnivora. Ma al dunque, non imita nessuno» (Alberto Dentice).
• Nel 2004 ha criticato l’uso di Fuori dal tunnel da parte di alcuni programmi televisivi: «È altresì imbarazzante, per me, assistere inerme allo sciacallaggio di Fuori dal tunnel da parte delle trasmissioni che più detesto, senza che possa appigliarmi ad alcuna tutela. Da L’eredità a Bisturi, dai servizi sul Grande Fratello ad Amici, e quest’ultimo è suonato per me come un colpo di grazia… Ci hanno fatto persino il balletto! Preciso: non ho nulla contro quei ragazzi, li ritengo vittime di una trasmissione molto più vicina ad un reality show che a qualsiasi altro tipo di ambizione televisiva, perciò non sono stato affatto contento della “sorpresa”. In questo clima che rischia di mandarmi al manicomio è difficile fare delle scelte, ma nello stesso tempo è doveroso. Concludo quindi rivelando che l’unica trasmissione autorizzata ad usare Fuori dal tunnel come sigla è Zelig, perché Gino e Michele (autori che stimo molto per la loro correttezza e per la loro storia) mi hanno contattato personalmente, e perché la trasmissione è indubbiamente ironica e gradevole».
• È autore della colonna sonora del documentario Fuga dal call center di Federico Rizzo. Nel 2008 ha pubblicato da Rizzoli il libro Saghe mentali in cui rilegge a modo suo la produzione rapper, nel 2011 Chi se ne frega della musica (Auditorium).
• Ha recitato nel film di Checco Zalone Che bella giornata (regia di Gennaro Nunziante, 2011), interpretando se stesso.
• «Sono agnostico. Non so se Dio esiste, non so cosa ci sia dopo la morte. Ma trovo l’ateismo consolatorio. Più della fede. L’idea che esista un’altra dimensione, di essere osservato da qualcosa che non riesco a vedere, mi fa paura. Ho bisogno di tenere a bada i miei demoni» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 15/3/2012].
• Gli sta simpatico padre Pio: «Non dimentichiamo che fu perseguitato dalla Chiesa ufficiale».
• «Un politico che mi piace c’è. Gaetano Salvemini. Non perché era anche lui di Molfetta, e portava il mio stesso cognome. Ma perché è sempre stato contro: antigiolittiano quando c’era Giolitti, antifascista quando c’era il fascismo».
• «Voto sempre. A sinistra, anche se a volte cambio partito, in base alle persone».