Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Carla Cantone

• Zinasco (Pavia) 1 novembre 1947. Sindacalista. Segretario generale dello Spi-Cgil (il sindacato dei pensionati) dal giugno 2008. Ex segretario confederale della Cgil (2006-2008). «Chi la conosce di persona, a Pavia, la definisce un carro armato sovietico. Energica, schietta, con un modo di fare verace ma in salsa padana. La Carlina di ferro. Capelli rosso acceso, corti e leggermente cotonati, viso tondo e rassicurante, la Cantone ha il look tipico della sciura della bassa lombarda e i suoi modi di fare semplici e spicci, che restano immutati sia che si trovi davanti a una telecamera della Tivù o nel salotto dell’amica, la trasformano nella Jessica Fletcher del sindacato, la persona a cui tutti si rivolgono per risolvere i problemi quotidiani, sicuri di ottenere il risultato sperato» (Elia Belli) [L43 12/1/2013].
• Dà inizio all’attività sindacale nel 1973, come componente del Consiglio dei delegati del Policlinico San Matteo di Pavia. Nell’84 diventa segretario generale del sindacato edili di Pavia (Fillea) ed entra poi nella segreteria nazionale della Fillea nel 1986.
• «Nel sindacato degli uomini s’è fatta largo a gomitate. Basti dire che nel 1992, vent’anni dopo aver cominciato, la psicopedagogista pavese diventò segretaria generale della Fillea-Cgil. La sua nomina scatenò un putiferio nella Cgil, dove la segreteria di Bruno Trentin non era entusiasta di mandare una donna a capo del sindacato dei lavoratori edili, che com’è noto sono praticamente tutti maschi. Ci fu un braccio di ferro mica da ridere e alla fine Carla Cantone la spuntò. Nel 2000 Sergio Cofferati la chiamò nelle segreteria nazionale e Guglielmo Epifani, al suo arrivo, le consegnò il dipartimento industria. Anche in questo caso, prima donna a ricoprire un incarico che era stato di Sergio Garavini, Bruno Trentin, Fausto Vigevani, Walter Cerfeda, Fausto Bertinotti e Cofferati. Tutti uomini. Perché Epifani l’abbia scelta per quel ruolo durante il governo non amico di Silvio Berlusconi e con una Confindustria allora in mano ad Antonio D’Amato, potrebbe forse spiegarlo l’ex presidente della Federmeccanica Alberto Bombassei, che con Carla Cantone ha avuto contatti anche ruvidi» (Sergio Rizzo).
• Ha organizzato nel maggio 2007 la prima Assemblea nazionale dei giovani quadri e delegati Cgil, dove ha insistito sulla necessità di promuovere lo svecchiamento dei dirigenti sindacali.
• Si dice che nel corso di una riunione con i costruttori dell’Ance abbia messo ko l’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni (Stefano Livadiotti: «Davanti a tutti con un formidabile gancio sinistro»).
• «Dicono che sia l’unica persona, nella Cgil, a poter dire di tutto, ma proprio di tutto, a Giorgio Cremaschi e Gianni Rinaldini. Anche le cose più atroci» (Sergio Rizzo) [Cds 14/9/2007].
Frasi «Non ci provare sai... a fare a fettine i pensionati» (all’allora premier Berlusconi quando voleva tagliare le pensioni).
• «Il governo Monti parlando di equità aveva creato grandi aspettative. Ma noi questa equità non l’abbiamo ancora vista. Il vero problema non è dove investire ma è la mancanza di soldi da investire, mancano i risparmi e quelli che ci sono già si assottigliano» (nel 2012 a Ballarò).
• «Monti? Sobrio sì, col loden pure, ma anche piuttosto supponente e monotono; lui sì, non il posto fisso».
• Tra le sue proposte quella di «tassare i capitali scudati non dell’1,5% ma almeno del 5%; aumentare l’aliquota di chi ha un reddito alto, sopra i 75 mila euro».
• «Sono anni che ogni volta che un governo deve fare cassa attinge sempre alle tasche dei soliti noti, e cioè i pensionati. Negli ultimi 15 anni questa categoria ha perso il 30% del potere d’acquisto, compreso anche il blocco della rivalutazione annuale. Si vuole continuare in questa direzione o si intende finalmente cambiare verso nel segno dell’equità?» (ad Andrea Carugati) [HuF 20/8/2014].