28 maggio 2012
Tags : Tommaso Cannella
Biografia di Tommaso Cannella
• Corleone (Palermo) 18 maggio 1940. Mafioso. Capomafia di Prizzi, mandamento di Corleone, collaboratore di Provenzano nel settore dei lavori pubblici (vedi Antonino Giuffrè). Detto Masino. Sposato con Antonina Benanti. Detenuto dal 23 giugno 2007, al 41 bis.
• Condannato per la prima volta per associazione mafiosa il 15 aprile 89 (a cinque anni e 6 mesi, diventata irrevocabile), scontata la pena continua a occuparsi dell’esazione del pizzo per conto di Bernardo Provenzano. Gli imprenditori vanno a «mettersi a posto» (vedi Angelo Siino) a Villabate (Palermo), presso la sede della Sicilconcrete srl, impresa di calcestruzzi, di cui il Cannella deteneva la quota del 15 per cento (le telecamere dei Ros ripresero perfino gli imprenditori e i commercianti in coda per andarsi a mettere in regola). Come già accertato dai giudici nel provvedimento di confisca del 2005, l’impresa era usata per riciclare il denaro sporco di Cosa Nostra, e nei suoi uffici si riunivano i fiancheggiatori di Bernardo Provenzano. In più, usando la forza intimidatrice del gruppo facente capo a Provenzano, la Sicilconcrete rifornì almeno fino al 97 tutte le opere pubbliche di Palermo (Angelo Siino: «È lui il personaggio che fa da tramite fra i desiderata di Provenzano e ciò che sono lavori pubblici, pubblica amministrazione e compagnia bella…»).
• Viene arrestato di nuovo nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 2002 dai carabinieri del Ros (vedi Giuseppe Lipari).
• Antonino Giuffrè: «Proprio il giorno in cui l’hanno arrestato, Cannella aveva un appuntamento con Provenzano, in un posto che avevo preparato appositamente per loro. Masino è tutt’uno con Provenzano. Assieme a Lipari è partito a braccetto con Provenzano, e assieme sono arrivati. D’altro canto Provenzano deve molto a Cannella, perché gli ha fatto da battistrada, gli ha spianato il terreno quando sua moglie è ritornata a Corleone».
• Condannato, sconta la pena, e torna libero nel 2006. Ma quando arrestano Provenzano, il 25 aprile 2006, dalla decifrazione dei pizzini sequestrati nel suo casolare (come confermato da alcuni collaboratori di giustizia), si scopre che dopo la scarcerazione ha continuato a gestire gli appalti per conto di Provenzano e anche a mediare i conflitti interni alle cosche (viene indicato come «zio Masino CNN», o come «T. C.»). Per questo è stato arrestato di nuovo per associazione mafiosa il 3 giugno 2007, sottoposto al 41 bis, e condannato in via definitiva il 24 novembre 2011.
• Il 17 febbraio 2008 un incendio doloso distrugge l’impianto Sicilconcrete (di nuovo sotto amministrazione giudiziaria). Ipotesi degli inquirenti, che si tratti di un attacco a Bernardo Provenzano (a cura di Paola Bellone.