28 maggio 2012
Tags : Fabio Canino
Biografia di Fabio Canino
• Firenze 15 agosto 1963. Conduttore tv. Ex “iena”. Tra i suoi programmi Cronache marziane, Frankestein, Votantonio.
• Da ultimo ha condotto #Aggratis! su Rai 2, un programma comico di nove puntate, andate in onda in seconda serata da aprile a giugno 2013.
• Altre conduzioni recenti: Telenovella sul canale femminile Lei (2011), Miracolo italiano su Rai Radio 2 (sempre nel 2011), StarSystem su RadioMontecarlo (2008), Celebrity su SkyVivo (2007-2008).
• Nel 2006, con Roberto Mancinelli, ha scritto Raffa-book (Sperling&Kupfer) dedicato a Raffaella Carrà.
• Figlio del musicista Emanuele e della casalinga Anna, da bambino sognava di fare il circo: «Guardavo i trapezisti e mi dicevo che sarei diventato come loro». A un certo punto si mise in testa di suonare il pianoforte, ma «dopo un’ora di solfeggi mi resi conto di non essere diventato Bernstein e mollai tutto. Ancora me ne pento». Dopo il diploma in Scienze turistiche (parla inglese, francese e tedesco) fece il militare, studiò recitazione a Milano e poi andò un anno a New York. Tornato in Italia cominciò a fare teatro («mettevo in scena testi americani che traducevo io»), quindi il debutto in tv con programmi per bambini. Nel 1997 Maurizio Ponzi lo volle nel ruolo di un riccone in Fratelli coltelli: «Andai a fare il provino in una sorta di scantinato. Mi sembrava una mezza fregatura, invece dopo qualche tempo Ponzi mi chiamò e mi raccontò che gli ero piaciuto per via di una battuta: “In vita mia non sono mai salito su un gommone, ma sempre su uno yacht”».
• Gay dichiarato, già da bambino «sentivo che ero diverso dagli altri, ma non capivo perché. Certi adulti mi compativano o mi prendevano in giro, mi davano del deboluccio o del poveretto. Questo mi faceva paura e mi faceva male, mi chiedevo che cosa avessi di diverso. A Firenze, nel bar dove compravo le caramelle, il barista mi prendeva in giro senza che ne capissi il motivo. Smisi di entrarci. Ci passavo davanti correndo». Questa è una storia da libro Cuore. Ne racconti una da orgoglio gay. «Una sera, al ristorante, avevo come vicino di tavolo un gradasso brutto, unto, grasso, che voleva attirare l’attenzione di una ragazza prendendo in giro me. Io mi alzo, dico a lei: “Guardi che il suo amico sta cercando di farle capire che sono frocio. Però i gay hanno tanti difetti, ma anche gusto e a lui non lo guarderebbero neanche se fosse l’ultimo uomo sulla Terra”» (a Candida Morvillo).
• «A 18 anni, ho capito di amare gli uomini, e non le donne. Ho parlato a mio padre. E lui, minimizzando: ”Chissà che mi credevo. Andiamo al ristorante”. La mia è una famiglia borghese, bellissima» (a Lavinia Farnese).
• «Il vero sdoganamento sarà quando per par condicio dovremo scrivere: “Gerry Scotti virgola etero dichiarato”. Oggi gli omosessuali sono di moda. Li infilano apposta nelle fiction e nei reality. Agogno il momento in cui la nostra presenza non farà più notizia».
• «Walter Veltroni è “er Kennedy de noantri”, Rosy Bindi “la Evita dei poveri”. Io non voto» (nell’imminenza delle primarie del partito democratico).
• Goloso di dolci e primi piatti, «purtroppo tutti, se ne potessi indicare qualcuno in particolare sarei già un pezzo avanti», sta a dieta senza successo «dal 1963, l’anno in cui nacqui». Sa cucinare e lavare, non è capace di stirare.
• In amore «colleziono fallimenti. E per colpa mia. Ci sono arrivato tardi, all’amore, non ho la corazza, e per questo ho sempre molto idealizzato. Il confronto con la realtà è stato deludente. Per questo sono insicuro e obsoleto: se amore deve essere, che sia esclusivo. Difficile, oggi».
• Confessa di avere fatto l’amore «sulla finestra di un albergo di Los Angeles», ma il suo sogno è un rapporto «tra gli scaffali di un supermercato, nel reparto creme o marmellate» (Gian Maria Aliberti Gerbotto) [Strani Amori, 2009].
• «Non sono mai stato censurato, a me al massimo cancellano i programmi» [a Tommaso Cerno, L’Espresso, 2011].
• «Mi colpì molto constatare come i politici della vecchia generazione fossero molto più moderni e pronti a uno scambio di quelli attuali. Cossiga era più giovane di tanti giovani politici di oggi. Durante un pranzo a casa sua, mi domandò: “Cosa posso fare per te?”. Io lo guardai e gli risposi: “Presidente, mi aiuti a trovare un fidanzato”. Cossiga non fece una piega e mi presentò un suo amico. Sfortunatamente non era la persona giusta per me» (a Tommaso Cerno, ibid.).