28 maggio 2012
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Biografia di Luciano Canfora
Bari 5 giugno 1942. Storico. Filologo. Ordinario di Filologia greca e latina presso l’Università di Bari nonché coordinatore scientifico della Scuola Superiore di Studi storici di San Marino. Dirige la rivista Quaderni di Storia. Nel 1999 si candidò alle Europee con i Comunisti Italiani. Collaboratore di Rai Storia. Ultime opere: Gramsci in carcere e il fascismo (Salerno, 2012), Intervista sul potere (Laterza, 2013), La guerra civile ateniese (Rizzoli, 2013). Editorialista del Corriere della Sera.
• Vita Figlio di Fabrizio, insegnante di Storia e filosofia, e di Rosa, insegnante di greco: «Mia madre non ha mai cercato di condizionare le mie scelte, la passione per il greco mi venne grazie a una bravissima insegnante del ginnasio». Sposato con Renata Roncali, che come lui insegna Filologia greca e latina (si conobbero da studenti), due figli, Davide e Irene: «Un nome in omaggio al greco, e uno all’ebraico. Anche io di secondo nome faccio Davide. Nel 42 era un gesto di simpatia verso gli ebrei». Tre nipotini: Agata, Sofia e Federico.
• «La pettinatura all’indietro, gli occhiali tondi e leggeri, il volto scarno, l’abito serio e inappuntabile nei colori inclini al tabacco, ne fanno una figura lievemente retrò» (Antonio Gnoli) [Rep 19/6/2012].
• «Oltreché uno degli storici italiani più letti e tradotti nel mondo, uno dei critici più liberi e antidogmatici della politica del nostro paese: dall’apertura al revisionismo per il caso Giovanni Gentile alla polemica sulla riforma universitaria di Luigi Berlinguer, contro cui non ha esitato a schierarsi, invocando la disobbedienza civile dei professori ed evocando i millenari pericoli della demagogia» (Silvia Ronchey).
• Il rifiuto, da parte dell’editore tedesco Beck, di pubblicargli il saggio La democrazia. Storia di un’ideologia, innescò nel novembre 2005 una polemica internazionale. Il testo faceva parte di una collana, “Fare l’Europa”, diretta da Jacques Le Goff, a cui partecipano gli editori di cinque paesi (l’italiana Laterza, la francese Seuil, la britannica Blackwell, la spagnola Critica, la tedesca Beck). Era già uscito in italiano e spagnolo ma Beck, che aveva firmato il contratto, ricevuta la traduzione decise di respingere il libro «sulla base di una lunga lista di dieci pagine di obiezioni ed errori di merito»: «Critica il fatto che il “laboratorio” dell’Unione Sovietica venga ormai rappresentato esclusivamente come un unico enorme gulag. Esprime invece apprezzamento per la sua trasformazione in un moderno Stato industriale nonché per gli aspetti positivi contenuti nella Costituzione sovietica. Questa è la sua visione delle cose e noi non la censuriamo, pur sollevando forti dubbi riguardo alle condizioni della democrazia nei Paesi dell’ex blocco orientale. Che però Canfora non menzioni e nemmeno condanni anche una sola volta con parole esplicite le 685 mila vittime e i due milioni di internati, i processi farsa e il terrore paranoico instaurato da Stalin, ci risulta inaccettabile». Tra quelli che lo difesero Dirk Schümer che sulla Franfurter Allgemeine Zeitung scrisse che la sua idea della democrazia «come una lunga serie di sistemi repressivi» costituiva «una chiave di lettura per nulla priva di interesse». Dopo quella vicenda, ha pubblicato in Germania, Francia e Italia (con Laterza, nel 2006), L’Occhio di Zeus, in cui confuta Beck facendo tra l’altro osservare come molti dei presunti errori a lui imputati nascevano da una cattiva traduzione del suo pensiero in tedesco.
• Tra fine 2007 e inizio 2008 ha pubblicato The True History of the So-called Artemidorus Papyrus (Edizioni Di Pagina) e, per Laterza, Il papiro di Artemidoro, opere che si occupano dell’antico rotolo proveniente dall’Egitto acquistato per 2 milioni 750 mila euro dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo. Canfora ne contesta l’autenticità (a suo dire è opera di Costantino Simonidis, falsario greco vissuto nel XIX secolo): «Tutto cominciò una sera del dicembre 2005 quando il professor Tullio Gregory commissionò a Luciano Canfora la voce “Papiri” per l’appendice settima dell’Enciclopedia italiana. Una richiesta seguita da una raccomandazione: parlare del Papiro di Artemidoro, una delle più importanti scoperte del secolo. Così Canfora, con la migliore disposizione d’animo, nel marzo 2006 andò a Torino dove era allestita la grandiosa mostra intitolata Le tre vite del Papiro di Artemidoro. Un titolo che si riferiva alle stratificazioni di testi e disegni accumulatisi sul papiro in due secoli di vita, dal primo avanti Cristo al primo dopo Cristo. Pur impressionato dalla sontuosa presentazione, il filologo Canfora venne subito assalito da un dubbio: nel papiro non si trovava quella lingua classica e tecnicizzante in cui doveva scrivere Artemidoro di Efeso. Da questo dubbio, foriero di approfondite ricerche, scaturirono una serie di scoperte che come in un disvelamento di scatole cinesi portarono all’ipotesi che il papiro fosse comunque un prodotto tardo e probabilmente un falso» (Dino Messina). Canfora: «Nel giugno 2007 è anche uscito su Repubblica un articolo di Anna Ottani Cavina, direttrice della fondazione Zeri di Bologna, che dimostra come quei disegni siano un falso». In tutto Canfora dedicò al papiro di Artemidoro, oltre a molti articoli, sei libri.
• Nel 2007 vinse il premio Benedetto Croce («in considerazione del complesso dell’opera filologica rivolta allo studio del mondo classico e riconosciuta dagli studiosi a livello internazionale come un autorevole punto di riferimento e di guida»). Nel 2012 tra i premiati del “Cesare Pavese” e vincitore insieme ad Antonio Polito del XV Premio Montale di Sarzana.
• Nel 2008 è stato nominato nella giuria del premio Viareggio. «Ho scoperto che gli italiani amano scrivere. Casa mia è piena di poesie e romanzi» .
• Confutò la scoperta relativa alla Sindone e alla sua datazione fatta dallo studioso francese Thierry Castex e divulgata dalla storica italiana Barbara Frale (I templari e la Sindone di Cristo, il Mulino).
• Polemica contro l’autenticità e la pubblicazione dei diari mussoliniani (Bompiani 2010).
• Considerato uno stakanovista della pagina: «Almeno 14 saggi in cinque anni, per un totale di almeno 2712 pagine (e siamo certi che qualche pubblicazione più di nicchia manca all’appello). Numeri prodigiosi, soprattutto se si tiene conto che i titoli spaziano, appunto, dalla filologia (La meravigliosa storia del falso Artemidoro) alla politologia e alla storia contemporanea (Su Gramsci)» (Alessandro Gnocchi, Matteo Sacchi) [il Giornale 15/12/2011].
• La sua biblioteca è organizzata «secondo il rigorosissimo metodo “del seminario tedesco”: ogni autore, disposto alfabeticamente, è schedato per titoli, edizioni generali, edizioni parziali, commenti, studi e lessici» (Luigi Mascheroni) [il Giornale 17/2/2012].
• «La storia è sempre contemporanea. Siamo mossi da domande attuali. Non accade, se non per il gusto dell’erudizione fine a se stessa, che si vada alla ricerca del passato per il passato» anche se «Il punto di partenza di tutti i miei lavori è sempre un testo: una fonte antica, un documento, una lettera».
• «Il mio libro in assoluto prediletto è il Don Chisciotte»; (Gnoli, cit.)
• Politica «La politica è stata presente fin dall’inizio nella mia vita. Sono convinto che sia la forma più alta di moralità e riassume l’intera attività umana».
• «Oltranzista dell’ortodossia stalinista anche se postuma, proietta nella politica la miopia intemporale del filologo classico. Dotato di proverbiale capacità di giudizio storico per aver liquidato come “idiozia” la svolta nel Pci di Achille Occhetto e per aver preferito a Michail Gorbaciov i regimi dell’Est esaltando la funzione anticapitalistica della Germania Est» (Pietrangelo Buttafuoco).
• «I partiti tradizionali si sono disfatti tra l’89 e il ’93, e non c’è ancora un nuovo assetto, tanto che all’interno dei partiti attuali ci sono grandissime difformità di pensiero. Altrove – in Germania, in Francia, in Gran Bretagna – il quadro è stabile, da noi no» (Il Foglio 8/10/2010).
• «Non voglio dire che il berlusconismo sia l’erede del ’68. Tuttavia si può maliziosamente affermare che una élite sessantottesca è confluita nel craxismo e Craxi fu il padre di Berlusconi. Dopo di che gli storici futuri faranno le debite analisi».
• Polemico verso le tappe che hanno portato alla “seconda repubblica” (pamphlet La trappola, Sellerio 2013). «Sull’incapacità delle forze politiche di riformare il Porcellum Canfora non si limita a constatare l’oggettiva difficoltà d’intervenire su una materia così delicata. A suo avviso il “piagnisteo” sull’argomento è “assiduo ma finto”, perché in realtà i due maggiori partner dell’attuale zoppicante coalizione di governo non disdegnano per nulla una legge che permette di scegliere gli eletti dall’alto, con il sistema delle liste bloccate, e di ottenere un cospicuo premio di maggioranza (…) Ritiene che l’unico correttivo accettabile al proporzionale sia la soglia di sbarramento per limitare la frammentazione» (Antonio Carioti) [Cds 28/9/2013].
• «Resto molto freddo rispetto alla tanto invocata “governabilità”. Mi sembra che questa parola sia diventata un sinonimo di pigrizia: l’atteggiamento di chi non vuole confrontarsi con le idee degli altri e pretende di poter fare quello che gli pare, anche se non ha il consenso. Un’impostazione che considero antitetica rispetto al concetto stesso di politeia e di res publica» [Fog 30/4/2013]
• Scuola A difesa del liceo classico: «Un percorso che fornisce qualche arma in più a chi lo frequenta (…) Il cimento del tradurre da una lingua lontana è una ginnastica non intercambiabile con altri esercizi» (a Lorenzo Salvia) [Cds 27/10/2011].
• Sulle prove Invalsi: «L’Invalsi e tutta la quizzologia di cui siamo circondati sono lo strumento per ottenere un pappagallo parlante dotato di memoria e nulla più, suddito e non un soggetto politico, sottraendo ai ragazzi negli anni della formazione l’abito alla critica, alla capacità di comprendere e di studiare storicamente, di distinguere» (a Paolo Conti) [Cds 10/5/2013].