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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Mimmo Calopresti

• (Domenico) Polistena (Reggio Calabria) 4 gennaio 1955. Regista. Tra i suoi film: La seconda volta (1995), La parola amore esiste (1997), Preferisco il rumore del mare (2001), La felicità non costa niente (2002), L’abbuffata (2007). Già presidente dell’Archivio Storico del Movimento Operaio fondato da Cesare Zavattini (dal 2003 al 2010), è direttore della Scuola del Documentario di Napoli e referente italiano della Shoah Foundation di Spielberg.
• Nel 2008 ha girato La fabbrica dei tedeschi, film sulla tragedia della ThyssenKrupp, l’acciaieria torinese dove il 6 dicembre 2007 un incendio costò la vita a 7 operai (distribuito da Rcs con la formula libro+video). Calopresti aveva già girato nel 99 un film sulla fabbrica intitolato Tutto era Fiat.
• Nel 2009 ha realizzato il documentario La maglietta rossa, sulla finale di Coppa Davis Italia-Cile del 18 dicembre 1976 durante la dittatura di Pinochet e le proteste nelle piazze italiane. Adriano Panatta, che allora scene in campo nel doppio con Paolo Bertolucci indossando una maglietta rossa «Era il modo in cui volevo far capire che dissentivamo da ciò che stava succedendo nel Paese» [Cds 23/10/2009]. «Mimmo mi ha poi confessato che era tra quelli che andava in piazza a contestarmi» (Adriano Panatta a Caterina Perniconi) [Il Fatto Quotidiano 8/7/2010].
• «Nel 1962 suo padre Emilio, “un sarto distrutto dal boom delle confezioni a poco prezzo” ottiene, “dal solito prete e dal solito notabile dc”, un posto alla Fiat e una casa in centro, a Torino. Sua madre Jolanda contribuisce al bilancio familiare con le riparazioni e gli orli, “e impara a leggere il giornale tutti i giorni, si integra perfettamente nel quartiere metà borghese e metà operaio dietro piazza Vittorio. Quanta retorica falsa si è fatta sugli immigrati meridionali, la verità è che i piemontesi operai ci hanno accolto a braccia aperte e che la città aristocratica viveva in collina, lontanissima dalla vita quotidiana dei lavoratori. Io giocavo a pallone alla parrocchia dell’Annunziata, poi da ragazzo – all’istituto tecnico di Moncalieri e ai cancelli della Fiat – mi sono avvicinato a Lotta Continua”» (Barbara Palombelli).
• Ha cominciato a fare il regista più o meno a 40 anni: «Prima ho studiato da perito meccanico e poi mi sono iscritto all’università, Scienze politiche e poi Lettere. Non ho mai finito. Nel frattempo ho fatto molti lavori per mantenermi. Operaio in una piccola fabbrica, fattorino alle poste, scaricatore ai mercati generali, imbianchino. Poi, visti i miei studi, ho insegnato, per circa dieci anni, nei laboratori di meccanica».
• «“Andavamo davanti alle fabbriche, a Mirafiori, facevamo la contestazione, i cortei. E poi c’era la musica, la new wave, c’erano i Genesis, i Clash che ascoltai in un concerto indimenticabile al Parco Ruffini, gratis. Tutto quello che volevo era a portata di mano. Mi sono fatto trascinare, semplicemente, e a un certo punto mi è venuta voglia di raccontarlo, questo mondo”. Anni sperimentali, di grande fermento, su cui incombeva la nube minacciosa della lotta armata. “Improvvisamente l’atmosfera in città si fece cupa. Me lo ricordo quel momento, ero in piazza Castello su una Renault 4, pioveva. Mi ferma la polizia e mi fanno spogliare, mi fanno togliere pure gli stivali. Lì ho capito che tutto era cambiato”» (Guido Andruetto) [Rep 20/10/2013].
• «Non credo a un cinema che racconta spaccati di società, credo a un cinema che racconta gli individui. I miei confini sono le persone, la loro storia, che può essere forte, grande, piccola, media. Sarà la mia capacità di regista a renderla interessante».
• Nel 2007, deluso dai modesti incassi de L’abbuffata, s’appostò fuori dalle sale (al Modernissimo.it di Napoli, al Nuovo Orchidea di Milano, a Torino, a Taranto, a Grottaferrata) per convincere gli spettatori a entrare: «Le giuro, signora, non resterà delusa», «io resto qui, se poi non sei soddisfatto, ti restituisco il prezzo del biglietto» ecc.
• Ad aprile 2013 è uscito per Mondadori il suo primo romanzo, Io e l’Avvocato – Storie dei nostri padri, in parte autobiografico, sulla Torino operaia e l’immigrazione dal Sud Italia senza lavoro. «Nei primi anni a Torino continuava ad arrivare gente a casa nostra con in tasca solo il nostro indirizzo, e noi li ospitavamo, gli davamo da mangiare per uno o due giorni, e poi li aiutavamo a trovare una soffitta libera» (Manuela Cartosio) [Man 17/7/2013].
• Si definisce un tennista «autodidatta, con un rovescio naturale» (Stefano Semeraro) [Sta 24/3/2009].
• Già fidanzato con Valeria Bruni Tedeschi e Flavia Vento, sposato con Cristina Cosentino, ex ufficio stampa di Rifondazione comunista alla Camera, giornalista e autrice di programmi radio e tv, i due si sono conosciuti grazie al parrucchiere dei vip Roberto D’Antonio (Laura Piccinini) [Ddr 24/3/2012]. Una figlia, Clio.
• Tifoso del Torino.