28 maggio 2012
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Biografia di Giacomo Caliendo
Saviano (Napoli) 28 agosto 1942. Magistrato. Politico. Del Pdl (Forza Italia). Senatore (2008, 2013). Vicepresidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi IV.
• Nel 1971, dopo il tirocinio da uditore giudiziario al tribunale di Napoli, è assegnato al tribunale di Milano. Nel 1976 entra nel Csm. Nel 1983 consigliere di Corte d’Appello e nel 1987 presidente di sezione della commissione tributaria di primo grado di Milano, nel 1989 sostituto procuratore generale presso la procura di Milano. Nel febbraio 2005 sostituto procuratore generale presso la procura generale delle Corte di Cassazione.
• «Nel 1981 la Commissione Anselmi sulla P2 riferisce che il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano aveva raccontato che, dopo l’avocazione del processo nel quale era implicato Roberto Calvi, aveva ricevuto una telefonata dal professor Zilletti (vicepresidente del Csm) che lo aveva pregato di adottare la massima cautela nel trattare il procedimento. Alla telefonata aveva fatto seguito la visita di Caliendo, che a quell’epoca era membro del Csm, che gli aveva ribadito il concetto» (Bruno Tinti) [Fat 29/10/2012].
• Nell’ottobre del 2007, da sostituto procuratore generale della Corte di cassazione, chiese ai giudici della prima sezione civile di rigettare il ricorso presentato da Beppino Englaro, il papà di Eluana, contro il decreto della Corte d’appello di Milano del dicembre 2006. Il padre di Eluana, allora, chiedeva ciò che non ha mai smesso di chiedere dal 1999, cioè che alla figlia, in stato vegetativo permanente dopo un incidente stradale del 18 gennaio 1992, fosse staccato il sondino endogastrico che la alimentava e la idratava.
• Nel luglio 2010 la procura di Roma lo ha iscritto nel registro degli indagati per violazione della Legge Anselmi sulle società segrete attraverso la presunta appartenenza alla loggia massonica denominata P3. Le accuse nei suoi confronti sono state archiviate nel marzo 2012. «Il sottosegretario alla Giustizia va a casa di Denis Verdini in compagnia di Marcello Dell’Utri, Arcibaldo Miller (capo degli ispettori del ministero), Flavio Carboni (noto faccendiere), Carbone (presidente Corte di Cassazione) e Lombardi. Chiacchierano di come influenzare la Corte costituzionale perché non butti nel cestino il Lodo Alfano. Lombardi ha le idee chiare e le anticipa telefonicamente a Caliendo: “Amm’ fa nu poc’ ’na conta a vedè quanti sonn’ i nostri e quanti sonc i loro, per cui se potimm’ correr ai ripar’, mettere delle bucature…”. Ma Caliendo all’incontro ci va lo stesso... La difesa di tutti i partecipanti è la stessa: sono stato là una mezz’ora; della Corte non si è proprio parlato... Pensa come ci è rimasto male Lombardi. La posizione di Caliendo sarà archiviata» (Bruno Tinti) [Fat 29/10/2012].
• A seguito dell’inchiesta, ci fu una mozione di sfiducia contro Caliendo, presentata dall’Idv, respinta dall’aula [Cds 4/8/2010].
• «Alle opposizioni che ne chiedono la testa, ha risposto ieri citando Martin Luther King: “Alla fine saranno ricordate non le parole dei propri nemici ma, nell’eventualità, il silenzio degli amici”. Che, a giudicare dai racconti che si raccolgono nei corridoi del Parlamento, sono pronti a mettere la mano sul fuoco quando il cronista prova solo ad accennare alle sue traversie giudiziarie. “È un galantuomo”, tagliano corto. Se si va un po’ più a fondo e, rigorosamente a microfoni spenti, spunta un’altra definizione: “È un vero democristiano... è un uomo molto vecchio stampo – racconta chi lo frequenta in commissione giustizia alla Camera – e dallo stile sempre tendente all’accordo e alla mediazione. Uno che è chiamato a smussare le tensioni e non rinuncia mai a tutti i tentativi”. E che, malgrado le origini napoletane, “non si distingue per essere un tipo vulcanico. Non è un amicone, uno che dà particolare confidenza”. Insomma, un tecnico che bada al risultato, “un po’ rigido con le opposizioni, ma sempre leale” (Celestina Dominelli).
• Nella scissione del Pdl del novembre 2013 ha seguito Berlusconi aderendo alla rinata Forza Italia.