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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Roberto Calderoli

• Bergamo 18 aprile 1956. Politico. Leghista. Per la terza volta ricopre la carica di vicepresidente del Senato della Repubblica. E’ stato ministro per la Semplificazione normativa nel Berlusconi IV (con deleghe congiunte con Bossi sulle riforme). Laureato in Medicina, iscritto all’albo degli odontoiatri, è specializzato in Chirurgia maxillofacciale. «Non mi piaccio, ma qualcuno il lavoro sporco lo deve fare».
• «Rampollo di una famiglia dove nonni e fratelli e cugini sono tutti dentisti al punto che sul tema c’è un detto insulso in italiano (se il tuo dente ha il vermicello, devi andar dai Calderoli), ma meraviglioso in bergamasco (“Se ol to dént al gh’à ’l careul, te gh’è de ’ndà dai Caldereul”)» (Gian Antonio Stella), la sua carriera politica cominciò come consigliere comunale a Bergamo.
Parlamentare dal 1992. Nel 1993 fu eletto presidente della Lega Nord-Lombardia, di cui diventò segretario nel 1995. Dal 2001 coordinatore delle segreterie della Lega Nord, nel 2002 curò l’organizzazione del congresso di Assago. Dopo essere stato vicepresidente del Senato e aver fatto parte della commissione Difesa e della commissione Telekom Serbia, il 20 luglio 2004 diventò ministro delle Riforme istituzionali in sostituzione di Umberto Bossi, colpito da ictus. Dimissioni forzate il 18 febbraio 2006: durante un’intervista a Clemente Mimun, nel corso del programma di Raiuno Dopo Tg, si sbottonò la camicia e fece vedere una maglietta su cui era stampata la prima pagina del numero di France-Soir che aveva ripubblicato 12 vignette irridenti Maometto. Queste vignette, apparse la prima volta il 30 settembre 2005 sul quotidiano dello Jutland Jyllands-Posten, ai primi di febbraio 2006 avevano provocato un’improvvisa sollevazione nel mondo islamico, con manifestazioni e morti un po’ ovunque, incendi delle ambasciate danesi e norvegesi, richiamo degli ambasciatori di nove paesi in Pakistan, uccisione di un sacerdote italiano - don Andrea Santoro - in Turchia. Il gesto di Calderoli – che pochi giorni prima aveva definito la giornalista palestinese Rula Jebreal, «quella signora molto abbronzata» – causò una dura manifestazione di protesta a Bengasi (undici morti), con dichiarazioni minacciose di Gheddafi, che tornò a chiedere soldi all’Italia come riparazione dei danni provocati al tempo delle colonie (su questo vedi anche Roberto Maroni). Nel 2007 disse di essersi pentito per quelle dichiarazioni: «Dopo averlo fatto ho passato la più brutta notte della mia vita». Dopo la nomina a ministro inviò scuse ufficiali al governo libico. Nel maggio 2008 il tribunale di Roma lo ha scagionato dall’accusa di offesa ad una confessione religiosa tramite vilipendio.
• Nuove polemiche nel settembre 2007 quando minacciò, senza farlo, di portare il suo maiale sul terreno dove sarebbe dovuta sorgere la nuova moschea di Bologna in modo da renderlo “impuro” e dunque inutilizzabile.
• Nel 2007, intervistato da Grazia, disse di non essere xenofobo sebbene dica «cose xenofobe»: «Devo farlo nell’interesse della Lega».
• Ministro delle Riforme nel Berlusconi II e III: ha redatto la legge elettorale del 21 dicembre 2005, fortissimamente voluta da Casini e dallo stesso Calderoli definita poi «una porcata» e quindi ribattezzata “porcellum”. La legge ha introdotto un sistema proporzionale corretto, con premio di maggioranza e senza possibilità di indicare preferenze. Fondamentale la presenza di soglie di sbarramento, che non ammettono in Parlamento partiti che non superino il 4% dei voti su base nazionale (Camera) o l’8% su base regionale (Senato). Queste soglie si abbassano per i partiti che si presentano coalizzati rispettivamente al 2 e al 3 per cento, ma in questo caso l’intera coalizione deve prendere almeno il 10 (nazionale) alla Camera e almeno il 20 (regionale) al Senato. Alla Camera è inoltre previsto un premio di maggioranza pari al 55% dei seggi è una quantità di seggi corrispondente al 55% del totale (340), assegnato alla coalizione che ottiene il maggior numero di voti. Al Senato si distribuiscono tanti premi di maggioranza quante sono le Regioni (17 a statuto normale) e questo rende possibile il pareggio, così come accadde nelle Politiche del 2006. Fatto che provocò molte critiche al Porcellum ma che Prodi, per le divisioni dei partiti, non riuscì a modificare.
• In Valle d’Aosta l’unico senatore viene eletto col sistema maggioritario tradizionale, in Molise i due senatori sono eletti col proporzionale senza correzione maggioritaria, in Trentino-Alto Adige, infine, sei senatori sono eletti in altrettanti collegi uninominali con sistema maggioritario semplice e il settimo viene eletto in base al recupero regionale dei voti non utilizzati.
• La scelta di Veltroni e Berlusconi di correre da soli alle politiche del 2008 anticipò gli effetti previsti dal referendum parzialmente abrogativo promosso da Giovanni Guzzetta e Mario Segni (vedi).
• Ha avuto il compito di redigere la bozza per la riforma federalista. Il testo è stato approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri l’11 settembre 2008, il titolo è «Schema di disegno di legge per l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione: delega al Governo in materia di federalismo fiscale». Si tratta di sette capi che raccolgono ventidue articoli, dall’Ambito di intervento alle Abrogazioni collegate; l’obiettivo dichiarato è assicurare «autonomia di entrata e di spesa di Comuni, Provincie, Città metropolitane e Regioni». La bozza fa distinzione tra diritti fondamentali di cittadinanza (sanità, assistenza e istruzione), per i quali la Costituzione prevede la garanzia di livelli essenziali, e aspetti che possono esserere lasciati all’autonomia delle Regioni (come il sostegno delle economie locali o la gestione del trasporto pubblico). Per i primi si tenta il superamento della spesa storica (quella attuale, che assegna le risorse in base ai numeri degli anni precedenti) in favore di un finanziamento organizzato sui costi standard, così da uniformare le condizioni finanziarie delle Regioni (la perequazione tra Regioni ricche e povere dovrebbe essere assicurata con un fondo perequativo finanziato con la compartecipazione al gettito Iva). Per i secondi, la bozza suppone che la gestione autonoma permetta all’elettore di valutare l’operato di politici e amministratori locali orientandoli così verso correttezza ed efficienza. L’autonomia impositiva varrà per i trasferimenti di proprietà e la tassa di scopo, in mano ai Comuni; le imposte sugli autoveicoli a vantaggio delle Provincie; la compartecipazione all’Irpef e al gettito Iva, che entreranno nelle casse delle Regioni. Sono state identificate sette città metropolitane (Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli) che godranno di «entrate proprie, anche diverse da quelle assegnate ai Comuni» e della possibilità di «istituire tributi nelle materie rientranti nelle loro funzioni fondamentali». Per Roma in particolare ci saranno «specifiche quote aggiuntive» e il trasferimento di beni appartenenti allo Stato «non più funzionali alle esigenze dell’Amministrazione centrale».
• Le Regioni a statuto speciale concorreranno al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà «nei limiti consentiti dai rispettivi Statuti». È poi previsto che esse accedano a «quote del gettito derivante dalle accise sugli oli minerali in proporzione ai volumi raffinati sul loro territorio». Questo passaggio è controverso, visto che porterebbe miliardi di euro nelle casse della Sicilia (nel cui territorio è raffinato il 50% degli oli minerali); secondo Tito Boeri e Massimo Bordignon si va contro il principio di territorialità: «Mentre la logica politica della norma è chiara, quella economica latita, e non trova fondamento giuridico né nel nostro sistema tributario né nello Statuto della Regione Sicilia. L’accisa è una tassa esigibile “all’atto dell’immissione in consumo del prodotto”, è cioè un’imposta alla vendita, non alla produzione. In pratica, lo Stato impone le accise sulla benzina, i bolognesi e i genovesi le pagano, e i soldi vanno, in tutto o in parte, ai siciliani». Per assegnare obblighi e obiettivi, decidere della divisione dei tributi tra Provincie e Comuni, stabilire aliquote di riferimento valide per tutto il territorio nazionale, intervenire sui governi locali in caso di ritardo e mancata distribuzione dei fondi, sostituendosi in casi estremi ad essi, sarà istituita una Conferenza permanente, che darà vita a un sistema premiante provvisto di un severo meccanismo sanzionatorio.
• Nel disegno di legge sul Codice delle Autonomie (progetto di razionalizzazione degli enti locali presentato nel 2009) aveva previsto l’eliminazione di una serie di istituti, denominati “enti dannosi”. Il disegno di legge è stato successivamente rimaneggiato e rimandato in più momenti.
• «Col decreto enti locali votato ieri con la fiducia alla Camera, arriva il taglio progettato dal ministro della Semplificazione Calderoli, ma il 20 per cento dei consiglieri in meno scatterà solo a cominciare da quelli che verranno eletti in futuro» (Carmelo Lopapa) [Rep 05/3/2010].
• «Il Federalismo fiscale è diventato legge il 5 maggio 2009, (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6 maggio) ed è entrato in vigore il 21 maggio 2009. Per diventare operativo necessita di una serie di provvedimenti che si snodano nell’arco di 7 anni: 2 anni per l’attuazione e 5 di regime transitorio» (Lina Palmerini) [S24 15/9/2010].
• «Dopo la batosta elettorale alle amministrative, ha minacciato lo sciopero fiscale se alcuni ministeri non verranno trasferiti al Nord. Senza però spiegare come si potrà evitare di appesantire ancora di più il costo della burocrazia pubblica» (Sergio Rizzo) [Cds 20/6/2011].
• «Ha parlato di un taglio del 5% agli stipendi di ministri e parlamentari ma la dieta verrà estesa anche agli alti papaveri del settore pubblico, manager e alti dirigenti. Poi bisognerebbe sapere se la riforma della Casta che ha in mente Calderoli riguarderà anche i deputati pensionati» [Sta 16/5/2010].
• Parlando di sprechi nella pubblica amministrazione, ricorda i bagni della Regione Lazio: «La presidente Renata Polverini ha ritrovato un appalto da 750 mila euro l’anno per la manutenzione degli assi dei water, un costo di 2 mila euro al giorno!» (Francesco Di Frischia) [Cda 01/06/2010].
• Propone di tagliare anche gli stipendi dei calciatori super-pagati, destinando la cifra alla manovra economica (Massimo Franco) [Cds 8/6/2010] e gli stipendi d’oro di viale Mazzini. Non dice, però, quali (Emiliano Fittipaldi) [Esp 17/6/2010].
• In veste di ministro per la semplificazione normativa, nel marzo 2010 ha dato simbolicamente fuoco a 375.000 leggi abrogate in 22 mesi di legislatura. Sua intenzione era quella di arrivare a non più di 5000 leggi in vigore. L’operazione ha ricevuto diverse critiche, in base al principio di abrogazione implicita e per successione delle norme.
• Per favorire la pubblicità dei testi di legge, ha fatto creare il sito Normattiva.it. Inoltre nel giugno 2009 aveva fatto approvare una norma intitolata “Chiarezza dei testi normativi”, secondo la quale quando si cambia o si sostituisce una legge è obbligatorio indicare espressamente ciò che viene cambiato o sostituito (Sergio Rizzo) [CdS 11/10/2010].
• Apprezzatissimo anche dal centrosinistra nel ruolo di vicepresidente del Senato: «Rina Gagliardi, senatrice di Rifondazione, illumina l’altra faccia di Roberto Calderoli. “Quando lavora in Senato e soprattutto quando presiede, da mister Hyde torna ad essere il dottor Jekyll, il brillante medico protagonista del romanzo di Stevenson”, dice Gagliardi. “Quando entro in Aula, do un’occhiata per vedere chi presiede, e in cuor mio spero che sia Calderoli”, sostiene Manuela Palermi, dei comunisti italiani. Non è solo perché conosce meglio di chiunque “ogni piega del complicatissimo regolamento” del Senato, non solo perché detta i tempi delle votazioni. Ma anche, e forse soprattutto, perché riesce a mettersi in sintonia con le corde umane dei senatori» (Maria Antonietta Calabrò).
• Nel 2011 con l’opposizione della Lega al Governo Monti è stato eletto Presidente del Parlamento del Nord.
• «Poche persone si possono paragonare a Monti, a me viene in mente Schettino: ci sta portando contro gli scogli» (Roberto Calderoli) [Cds 26/03/2012].
• Dal 5 aprile 2012, a seguito delle dimissioni di Umberto Bossi dalla carica di segretario federale della Lega Nord (a causa dello scandalo Belsito), ha fatto parte, insieme a Roberto Maroni e Manuela Dal Lago, del comitato incaricato dal partito di occuparsi transitoriamente della gestione ordinaria dello stesso, fino al congresso federale di sabato 30 giugno e domenica 1º luglio 2012.
• «In un raro momento di lucidità, Calderoli, divenuto ministro, confessò al Corriere: “Su di me non avrei scommesso un soldo”. Ora è nientemeno che triumviro, ma la sua fidanzata Gianna Gancia, che lo conosce bene, fa sapere che “Roberto non va bene, ha il faccione e veste male, va da un sarto quasi cieco” » (Marco Travaglio) [Fat 7/4/2012].
• È stato indagato nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta Antonveneta di cui si è occupata la magistratura lodigiana: «Soldi per la campagna elettorale: almeno 200 mila euro in una busta da Gianpiero Fiorani a due politici, Aldo Brancher di Forza Italia e il leghista Roberto Calderoli. Durante un interrogatorio reso davanti al procuratore della Repubblica di Lodi Giovanni Pescarzoli e al pm Paolo Bergero, l’ex numero uno della Banca Popolare di Lodi avrebbe confermato di aver versato somme di denaro in favore dei due esponenti del centrodestra» [Rep]. C’è un’intercettazione che lo riguarda. È la conversazione nella quale la funzionaria amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada, parlando di euro che girano senza controllo con l’ex tesoriere Francesco Belsito, dice: «...e invece quelli di Cald come faccio? Come li giustifico quelli?» (Carlucci e Galbiati) [Rep 13/04/12]. Le strade che portano a lui, nell’inchiesta, sono però più di una. I rapporti molto stretti con Belsito, sottosegretario al suo ministero (…) Calderoli, in un’intervista, difese infatti il tesoriere travolto dallo scandalo dei fondi investiti in Tanzania (Davide Carlucci, Walter Galbiati) [Rep 13/4/2012]. Calderoli ha smentito qualsiasi suo coinvolgimento e non risulta indagato da nessuna delle procure coinvolte. Ha dichiarato di aver presentato le sue dimissioni dalla Lega Nord, che sarebbero state respinte.
• Non c’è pace nella Lega, alle prese con lo scandalo legato all’uso dei soldi del partito. Secondo gli atti sequestrati ed esaminati dai carabinieri del Noe di Roma, con i soldi del Carroccio veniva pagato l’affitto di casa dell’ex ministro Calderoli, un appartamento in via Ugo Bassi al Gianicolo. Secca la replica di Calderoli: «Mi si infanga per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio dal costo di 2.200 euro al mese, quando io ne verso mensilmente 3.000 di euro alla Lega Nord. Ho fatto il mio dovere, lavorando e tanto. E tutto questo senza aver mai preso un euro di stipendio, per aver lavorato sette giorni su sette, tutte le settimane dell’anno». Calderoli affida la sua difesa ad una nota. «Da un anno e mezzo la Lega ha sottoscritto un contratto di affitto per un appartamento a Roma che è stato dato in uso a me, come mia residenza e mio ufficio dove poter incontrare, anche riservatamente, i vertici del movimento e delle altre forze politiche. Buona parte dei decreti delegati del federalismo fiscale sono stati studiati e partoriti in quella sede. Io a Roma non ho fatto semplicemente il lavoro di senatore o quello di ministro, o meglio per quattro ministri avendo avuto anche le loro deleghe, ma ho dovuto svolgere al meglio quanto mi era richiesto dal movimento». In difesa di Calderoli interviene Manuela Dal Lago, ’triumvira’ del Carroccio [Rep.it 19/4/2012]. Il trasloco risalirebbe al novembre del 2010. «A questo punto bisognerà stabilire che cosa prevede lo Statuto del partito, per verificare se siano stati previsti casi in cui è consentito accollarsi le spese di un parlamentare. Se così non è, il rischio per Calderoli è l’iscrizione nel registro degli indagati per appropriazione indebita» (Fiorenza Sarzanini) [Cds 20/4/2012].
• «Non ho mai pensato di comprare casa a Roma, perché ritengo che la casa la si debba acquistare sul territorio, nella città in cui si vive» (Mauro Suttora) [Oggi, 19/05/2010].
• «Il Consiglio federale padano ha approvato la bozza del futuro statuto leghista. Tra le novità, un nuovo ruolo a vita per il presidente federale, Umberto Bossi. Scompare, invece, la figura del coordinatore delle segreterie nazionali, da sempre incarnato da Roberto Calderoli. La ragione è che nel nuovo Carroccio le segreterie nazionali (che sono poi quelle regionali) dovranno assumere un peso più significativo di quello attuale» (Cremonesi) [Cds 5/6/2012].
• «È in un brutto momento, ministro Calderoli? “Macché. Sono qui a casa che sto dando da mangiare ai miei lupi?”. Lupi? “Sì, lupi, lupi. Ne ho due, in affidamento”. Grossi? “Non ancora, hanno un paio di mesi”. Però cresceranno. E allora... “Ma io sono abituato, so come gestirli. Qui in villa, a Bergamo, ho tenuto per un anno una tigre”. Una tigre? Cosa ne ha fatto? “Ho dovuto darla via dopo che aveva divorato un cane”» (intervista di Ugo Magri).
• Quando disse, nel luglio del 2013: «Amo gli animali, orsi e lupi, com’è noto. Ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango» in molti gli hanno chiesto le dimissioni. «È stata una battuta, per mettere della simpatia, non c’era niente di particolarmente contro. Era legata alle mie impressioni. Non l’ho paragonata a un orango, l’ho detto in riferimento ai lineamenti. A dimettermi non ci penso proprio». Intervistato, ha fatto altri paragoni: «Quando vedo Enrico Letta, con quelle gambe lunghe, penso a un airone. Alfano mi ricorda una rana, la Cancellieri un cane San Bernardo, Saccomanni un papero, nel senso di Paperon de’ Paperoni» [Fog 15/7/2013]. Poi ha invitato a mezzo stampa il ministro Kyenge a un dibattito sull’immigrazione alla festa della Lega di Bergamo, e le ha telefonato per scusarsi.
• In seguito a questa vicenda,  il 17 luglio 2013 Calderoli è indagato dalla Procura della Repubblica di Bergamo con l’ipotesi di reato di diffamazione aggravata dall’odio razziale. Il 6 novembre 2013 la Procura della Repubblica di Bergamo ha chiesto il giudizio immediato nei suoi confronti, «giustificata l’evidenza della prova».

• «La politica è teatro. Quando si alza il sipario, io faccio la mia parte». Ha dichiarato di essere rammaricato: non vorrebbe essere ricordato solo per il “porcellum”. Dice che doveva firmarla Pisanu, ma che fu lui a firmarla perché aveva coordinato i lavori della riforma. Alla Lega quella legge non interessava. La vollero soprattutto Casini e Fini. L’Udc premeva per il proporzionale, An era contro le preferenze» (Vittorio Zincone) [Set 31/08/2012].
• «Se ci avessero dato più tempo, il federalismo fiscale lo avremmo portato a termine, eccome. L’aspetto che più ha infastidito è stato il ruolo di Renzo» [ibid.].
• «Di Napolitano sono estimatore e amico, ma il suo interventismo degli ultimi mesi è insostenibile. E non è concepibile che vengano pubblicate per anni intercettazioni di ogni tipo e poi si protesti solo per quelle tra Mancino e Napolitano» (Vittorio Zincone) [ibid].
• Nel 1994 scrisse un libro autobiografico intitolato Mutate Mutanda: «Questo lavoro è un sofferto dissezionamento della mia sfera cosciente e del mio iter emozionale e culturale».
• Nel settembre 1998 ha sposato con un rito celtico a Pontida la sceneggiatrice Sabina Negri (Guido Passalacqua) [Il vento della Padania, Mondadori], poi diventata una star di Markette (vedi Piero Chiambretti): «A me piace l’uomo tradizionale di una volta, se pesa un quintale e mezzo, è meglio» (Sabina Negri Calderoli) [Novella2000 29/10/09].
• In seguito, la crisi del loro matrimonio occupò molte pagine della stampa rosa (Claudio Sabelli Fioretti: «Era galante? Ti faceva mai dei complimenti? Cara sei la donna più bella del mondo...». La Negri: «Certo. Mi disse una volta: “Sabina hai una bellissima mandibola e una splendida mascella”»).
• Attualmente, sua compagna è Gianna Gancia, presidente della provincia di Cuneo e della Lega Nord del Piemonte. Si sono conosciuti nel 2001: «Era l’opposto di ciò che scrivevano di lui. Viviamo con il telefonino all’orecchio, ma troviamo sempre il modo di stare insieme. La nostra è una bellissima storia d’amore. Io, Roberto e mio figlio siamo un tutt’uno. A casa nostra a Mozzo, sulle colline bergamasche, con il caminetto sempre acceso, i cani e i due lupi, chiudiamo fuori il mondo e siamo solo una famiglia». Pregi di lui: «Spiazzante, divertentissimo. un uomo deciso che lavora senza sosta e studia giorno e notte. scrupoloso e pieno di attenzioni. E cucina da Dio» (Elsa Muschella) [Cds 15/2/2009].
• A Roberto Calderoli le donne di spettacolo non piacciono. Giudica «bellissima» Rula Jebreal: «Ma non è certo il mio ideale di donna» (Emanuele Buzzi) [Cds 5/6/2009].
• All’interno della sua casa di Cisano Bergamasco (Bg) ci sono i suoi ricordi. Una foto ritrae Umberto Bossi, «il mio capo, l’uomo che mi ha cambiato la vita, al quale non potrei mai dire di no». In un’altra, con dedica, c’è Silvio Berlusconi: «È un amico». In un’altra ancora, l’incontro con Papa Benedetto XVI (Francesco Giorgianni) [Chi 24/02/2009].
• È mattutino.
• «Tutti hanno un aeroplano parcheggiato alle porte di Roma per le trasvolate dei grandi capi o dei politici di riferimento. Roberto Calderoli fa una puntata di tre ore a Cuneo, dove vive la sua compagna? Va con l’Airbus. Una motivazione ufficiale poi si trova sempre» (Gianluca Di Feo) [Esp 7/7/2011].
• Il film preferito? «Braveheart con Mel Gibson». La canzone? «Vasco Rossi, Lucio Battisti, i Genesis...». Il libro? «I promessi sposi, di Alessandro Manzoni» [ibid].
• Patito della motocicletta. È un grande appassionato di rally: dicono che ai suoi tempi «vinceva anche se lo mettevi su una 112» (Gigi Padovani) [Sta 20/07/2004].
• Non indossa mai i calzini, né d’inverno né d’estate.