28 maggio 2012
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Biografia di Gilberto Caldarozzi
• Roma 20 marzo 1957. Poliziotto. Capo della Squadra mobile. L’uomo che catturò Bernardo Provenzano e successivamente Michele Zagaria (Giovanni Bianconi) [Cds 08/12/2011].
• È stato direttore del Servizio Centrale Operativo (Sco) fino al luglio 2012, quando fu sospeso per l’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici dopo la sentenza definitiva della Cassazione per i fatti avvenuti nel luglio 2001 al G8 di Genova (Stefano Vespa) [Pan 18/7/2013].
• «Ha un’aria gentile e non assomiglia certo a un Rambo il primo dirigente della polizia di Stato, direttore del Servizio Centrale Operativo. Già all’inizio degli anni Novanta partecipava all’arresto di Nitto Santapaola, nel 2001 arrestò a Padova il serial killer Michele Profeta, lo stesso anno si ritrovò a Genova per il G8. Il prefetto Nicola Cavaliere, che guida il Dipartimento anticrimine, lo ha prima inviato in Calabria dopo il delitto Fortugno, poi spedito a Parma per rintracciare i rapitori del piccolo Tommy (vedi Mario Alessi) e infine lo ha fatto partire per Palermo dove c’era un lavoro che non poteva essere lasciato in sospeso» (Dino Martirano).
• Nel 2012 è stato condannato a tre anni e otto mesi per i fatti della scuola Diaz (vedi Mario Placanica), di cui tre indultati. Le accuse riguardano il falso ideologico che avrebbe commesso in un verbale di arresto, anche se gli contestano pure verbali non firmati (…) Assolto nel novembre 2008 dal Tribunale di Genova dopo 172 udienze, viene condannato in appello nel maggio 2010 dopo altre 18 udienze, la Cassazione conferma la sentenza (5 luglio 2012). Nel dicembre 2012 ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
• Per scontare gli 8 mesi, l’11 aprile 2013 il tribunale di sorveglianza rigetta la richiesta di affidamento ai servizi sociali e manda Caldarozzi ai domiciliari applicando il decreto “svuotacarceri” del 2010. Può uscire due ore al giorno, ma non può continuare il volontariato e un lavoro esterno. Il 2 maggio Caldarozzi comincia la detenzione domiciliare che sarà interrotta il 3 giugno. L’11 maggio, infatti, la Procura generale ricorre in Cassazione contro l’automatica applicazione dello svuotacarceri. Due le contraddizioni: su quella modalità di applicazione nove procure generali, compresa quella di Genova, si erano dette d’accordo pochi mesi prima e il magistrato, Luigi Carli, è lo stesso che l’11 aprile era favorevole ai domiciliari. Il 28 maggio anche Caldarozzi ricorre in Cassazione contro il mancato affidamento ai servizi sociali o comunque la concessione dei domiciliari e il 12 giugno scrive al presidente del tribunale di sorveglianza, Giorgio Ricci, chiedendo la revoca della sospensione per espiare la pena, perfino da recluso in un carcere militare. Il 4 luglio l’istanza viene respinta, come una analoga del suo avvocato, Marco Valerio Corini. (Stefano Vespa) [Pan 18/07/2013].
• Nel marzo 2013 la Procura generale presso la Corte dei conti della Liguria contesta a Caldarozzi e ad altri un danno erariale di 334 mila euro per le lesioni subite dal giornalista Mark Covell nella scuola Diaz. Il 17 maggio, poi, gli notificano un procedimento disciplinare del sostituto procuratore generale di Genova Ezio Castaldi che lo considera ufficiale di polizia giudiziaria, ma Caldarozzi non lo è più dal 2006, quando venne promosso dirigente superiore.
• «Anche al vertice del Dipartimento stentano a credere che quei due investigatori [Gratteri e Caldarozzi] possano essere davvero responsabili di una simile truffa, per come è stata ricostruita nel processo (…) In quel palazzo sanno bene che gli artefici materiali dell’inganno – l’autista che prese le bottiglie dalla macchina per portarle dentro la Diaz e il vicequestore che lo chiamò per ordinargli l’operazione, entrambi in forza al Reparto mobile – non avevano e non hanno mai avuto nulla a che vedere con Gratteri e Caldarozzi, al pari degli imputati per l’irruzione violenta» (Giovanni Bianconi) [Cds 07/07/2012].
• Sposato, un figlio.