28 maggio 2012
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Biografia di Enrico Calamai
• Roma 24 giugno 1945. Diplomatico.
• «Console italiano a Buenos Aires fra il 1972 e il 1977, al tempo della dittatura, e diplomatico in Cile nel periodo del regime fascista di Pinochet [archivio.gonews.it 08/10/2013]. Dopo il golpe militare del generale Jorge Videla il 24 marzo del 1976 il giovane Calamai (quando arrivò in Argentina aveva 27 anni ed era alla sua prima destinazione) nascose e salvò quasi da solo - contro i macellai argentini e contro le autorità diplomatiche italiane e contro il silenzio complice di governi e ministri dc dell’epoca (Aldo Moro, Giulio Andreotti, Mariano Rumor, Arnaldo Forlani, Franco Maria Malfatti...) - decine e decine di argentini, concedendo sotto gli occhi preoccupati della Farnesina [Cds 17/8/2012] passaporti italiani a perseguitati del regime che altrimenti sarebbero ora nella lista dei 30 mila desaparecidos e facendo del consolato italiano di calle Marcelo de Alvear - che non fruiva dell’extraterritorialità - il rifugio di tanti disperati in fuga» (Maurizio Matteuzzi).
• In qualità di viceconsole, aiutò Jorge Maria Bergoglio a salvare e far espatriare tra il 1976 e il 1983 anche Sergio e Ana Gobulin, impegnati nelle baraccopoli, lui arrestato e lei ricercata, sposati dallo stesso padre Bergoglio. L’episodio è riportato ne La lista Bergoglio - I salvati da Francesco durante la dittatura. La storia mai raccontata, libro inchiesta del cronista giudiziario di Avvenire Nello Scavo, uscito ad ottobre 2013 (edizioni Emi) [L’Espresso 27/9/2013].
• È stato definito lo Schindler italiano [archivio.gonews.it 08/10/2013].
• Fu ambasciatore in Nepal nei primi anni Ottanta. Il suo amico Philippe Daverio lo andò a trovare per una festa di Capodanno a Kathmandu [CdS 31/12/2010].
• Ha raccontato la sua storia in Niente asilo politico (Editori Riuniti, 2003, poi ristampato da Feltrinelli), dove descrive il clima della dittatura argentina, i rapporti della Chiesa con la giunta militare e il ruolo di Licio Gelli [archivio.gonews.it 08/10/2013].
• Nel 2004 il presidente argentino Kirchner lo ha insignito del riconoscimento dell’Orden del Libertador General San Martín [ibid].