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 2012  maggio 26 Sabato calendario

Ieri è stato arrestato il cameriere del Papa, siamo cioè arrivati al culmine dei molti scandali che hanno la parola “Vaticano” o “Santa Sede” o (peggio) “Chiesa” nell’intestazione

Ieri è stato arrestato il cameriere del Papa, siamo cioè arrivati al culmine dei molti scandali che hanno la parola “Vaticano” o “Santa Sede” o (peggio) “Chiesa” nell’intestazione.

• Chi è questo cameriere del Papa?

La dizione esatta è: “aiutante di camera”. Potremmo anche dire: “maggiordomo”, parola molto gradita ai giornali che possono così scrivere: «il colpevole è il maggiordomo». L’uomo si chiama Paolo Gabriele, ha 40 anni, moglie e tre figli, lavora nell’appartamento pontificio dal 2005. Un lungo, chiaramente onorevole servizio presso il prefetto della Casa Pontificia, monsignor James Harwey, e poi l’inserimento nella Famiglia del Papa. La gendarmeria è andata a casa sua e ha trovato «una mole ingente di documenti riservati» (stiamo citando i comunicati). D’Oltretevere garantiscono che l’indagine è stata molto accurata, che il processo sarà a regola d’arte eccetera. Fermato dagli agenti comandati dall’ispettore generale Domenico Giani e poi interrogato dal promotore di giustizia Nicola Piccardi, che lo ha arrestato.  Lo accusano di aver passato documenti riservatissimi al giornalista Gian Luigi Nuzzi, già autore di un bel Vaticano spa e che adesso ha pubblicato con l’editore Chiarelettere un libro-bomba intitolato Sua Santità. In questo volume tra l’altro si ricostruisce la vicenda relativa al dimissionamento di Dino Boffo dalla direzione di “Avvenire” (quotidiano dei vescovi) imputando al direttore dell’”Osservatore romano”, Giovanni Maria Vian, la responsabilità di aver diffuso i documenti che compromisero Boffo. L’anima nera del complotto di cui fu artefice visibile Vittorio Feltri, fu, secondo il libro, il direttore del giornale Vaticano! Una rivelazione enorme: Vian si incontra quotidianamente col Papa, è uno di quelli davvero inseriti nelle segrete stanze. Pensi che l’indignazione oltre Tevere è arrivata al punto che il Vaticano ha intenzione di promuovere una causa internazionale contro autore ed editore accusati di aver violato i diritti personali di riservatezza e di corrispondenza di Benedetto XVI, dei suoi collaboratori e dei destinatari dei suoi messaggi.

Come fanno a sapere che è stato il cameriere?

Tutto quello che sappiamo è la storia della «mole ingente di documenti». Naturalmente anche in questo caso, come sempre, per noi l’accusato è innocente fino a prova contraria. Ma nell’arresto di Gabriele deve esserci anche un elemento tattico: si avvertono tutti i corvi che volano sul Tevere che è il caso di smetterla con le rivelazioni e le lettere anonime. Abbiamo intenzione – dicono fra le righe le autorità vaticane - di usare la mano dura.

Ci sono molti corvi che volano sul Tevere?

Nuzzi fa capire che c’è più di una fonte. E comunque l’incontro con il corvo nella descrizione del libro è abbastanza impressionante: una sala vuota in un palazzo Liberty vicino alla Santa Sede. Un posto dove non possono esserci microspie. Il corvo gli racconta di far parte di una specie di organizzazione interna, che fotocopia documenti per far sapere all’esterno le prepotenze e i sotterfugi vaticani. Niente di strano, alla fine: da che mondo e mondo le fonti si comportano così.

In quanti scandali, alla fine, è coinvolta la Chiesa?

L’arresto del cameriere arriva 24 ore dopo il licenziamento del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. Un caso clamoroso. Lo Ior (“Istituto per le Opere Religiose”), tristemente noto trent’anni fa per i maneggi del suo presidente Marcinkus, che teneva mano a Sindona e al presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi (e a Licio Gelli e a un mucchio di altri gentiluomini), è in due parole la banca vaticana. Siccome opera in regime di extraterritorialità, può servire bene per traffici internazionali poco chiari. La magistratura romana, in particolare, mise l’anno scorso sotto inchiesta certe movimentazioni sospette tra banche italiane e banche tedesche. Per interrogare i dirigenti di un istituto non-italiano – come lo Ior – bisogna procedere col sistema delle rogatorie, da cui ci si può difendere efficacemente. Ma Gotti Tedeschi lasciò perdere le rogatorie e andò a parlare direttamente con i giudici. La cosa, nei sacri palazzi, è piaciuta molto poco. Poi si è opposto al salvataggio del San Raffaele, per il quale le autorità vaticane pretendevano che lo Ior mettesse sul tavolo 250 milioni (il vincitore della gara, Giuseppe Rotelli, come si sa, ne ha tirati fuori più di 400). C’è stata infine la guerra sulle norme per essere ammessi nella cosiddetta “White List” dei paesi virtuosi in materia di riciclaggio. Le idee di Gotti Tedeschi e del segretario di Stato, Tarcisio Bertone, su questo punto non coincidevano.

Sembra uno di quei casi in cui possiamo dire con sicurezza da che parte stanno i buoni e da che parte stanno i cattivi.

Non ci giuri troppo. I buoni e i cattivi non esistono. Esistono invece le lotte di gruppi, di consorterie, di correnti e di stormi di uccelli neri, che combattono gli uni contro gli altri per il dominio. Di là e di qua del Tevere. La storia, tra mezzo secolo, ci farà capire (forse) come stavano le cose. Oggi possiamo solo arguire questo: Gotti Tedeschi era un uomo del Papa e la sua caduta, l’arresto del cameriere e il resto ci avvertono che le voci sulle dimissioni di Benedetto XVI, diffuse qualche mese fa, non erano del tutto campate per aria. Una rivoluzione, in Vaticano, è vicina. Anche se non sappiamo quanto vicina.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 26 maggio 2012]