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 2012  maggio 25 Venerdì calendario

La Fornero pronuncia questa frase: «Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i dipendenti pubblici»

La Fornero pronuncia questa frase: «Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i dipendenti pubblici». Si solleva un nugolo di proteste, e viene sollecitato a un chiarimento Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione Pubblica. Che dice: «Il tema dei licenziamenti degli statali è già previsto nel testo predisposto per la legge delega. A questo punto ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tecnici in Consiglio dei ministri».

Quindi il governo sta pensando seriamente di rendere licenziabili gli statali.

Sta pensando di equiparare in qualche modo i dipendenti pubblici ai dipendenti privati. Lo Statuto dei Lavoratori (anno 1970) regola i rapporti tra padronato e lavoratori solo delle aziende private. La Fornero ieri ha anche detto: «Quello dei dipendenti pubblici non è un  mercato, perché le regole sono diverse». Si tratta di capire se è nato prima l’uovo o la gallina, e cioè se non è un mercato perché le regole sono diverse o se le regole sono diverse perché non è un mercato.

• Lo Stato sta sul mercato come una megaimpresa qualunque? Non lo so.

Ma intanto l’arrivo del treno Italo, per dirne una, che fa concorrenza alle ferrovie pubbliche, mostra che gli statali potrebbero presto trovarsi a confronto – quanto a stipendi, quanto a redditività – con parecchie imprese private. Le carceri fanno parte dell’assetto pubblico, ma negli Stati Uniti le hanno privatizzate. Tra i tanti sogni dei tassisti c’è quello di essere in qualche modo comunalizzati. Eccetera. Come mai molti vorrebbero che parecchi servizi a mezzo tra mano pubblica e mano privata diventassero del tutto pubblici? Perché nel pubblico non si fanno i conti. E non si fanno in due sensi. Non si fa il conto di quanto mi rendi e di quanto mi costi. E non si fa il conto complessiva sull’azienda per la quale lavori, e cioè se l’azienda (per esempio una Asl) sta in piedi con le sue forze oppure no. Quando non sta in piedi con le sue forze si pigliano soldi dalle tasche dei contribuenti per ripianare le perdite. Lo sa che le sole Asl hanno debiti per 35 miliardi di euro? Magari è assurdo pretendere il pareggio di bilancio di un ministero. Ma di tante altre aziende, invece? Gli autobus devono dipendere per forza da un ente locale? E in ogni caso: che fare col dipendente pubblico che ruba o dorme in ufficio? Se non ce ne fossero molti, di questi sonnambuli, se non si sapesse che ce ne sono molti, la Fornero non avrebbe voglia di introdurre un principio di licenziabilità anche tra gli statali.

• Che dicono i sindacati?

Furibondi. Specie la Cisl: «Non si capisce proprio questo furore ideologico del ministro del Lavoro sul tema della licenziabilità dei pubblici dipendenti. Le norme contrattuali che regolano i licenziamenti nel settore pubblico sono molto rigide e dettagliate e non abbiamo bisogno di interpretazioni ’personali’ per quanto autorevoli. Abbiamo fatto qualche giorno fa un accordo con il ministro Patroni Griffi per armonizzare la disciplina pubblica con la nuova riforma del mercato del lavoro. Non serve a nessuno alzare questi polveroni mediatici».

«Norme contrattuali che regolano i licenziamenti molto rigide»? Cioè Bonanni ci fa sapere che qualcuno qualche volta ha licenziato uno statale? Io mi ricordo insegnanti di una bravura leggendaria nel fornire certificati medici che gli permettevano di restare a casa per anni.

Me li ricordo anch’io. Sarebbe interessante che Bonanni ci fornisse qualche caso. Magari qualche caso esiste: uno su un milione.

• Che cos’è questo accordo per «armonizzare la disciplina pubblica con la nuova riforma del mercato del lavoro»?

L’hanno sottoscritto ai primi di maggio. Dice che si potranno dare aumenti di stipendio agli statali pigliando i soldi dai risparmi fatti nei rispettivi comparti. Il sindacato grida perché Tremonti ha congelato aumenti e contratti. Pensano che questo sistema (tutto da capire nei dettagli) sia l’idea per spingere i dipendenti pubblici a lavorare meglio. Dal 2001 a oggi gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentati molto più di quelli dei dipendenti privati. E molto, molto più dell’inflazione. L’impiego pubblico è una formidabile sacca di sottogoverno. Tre milioni e mezzo di persone: e chi può mettere in pericolo quei voti?

Il governo tecnico non avrebbe dovuto avere questi problemi, diciamo, elettoralistici.

Forse Monti aspettava che si concludesse il ciclo delle elezioni amministrative per riprendere il bel passo dei primi giorni. Anche il nuovo articolo 18, non creda poi che renda così facili i licenziamenti. Sarà il giudice a decidere, con un aumento enorme dei contenziosi. La nuova formulazione non piace nemmeno alla Confindustria, e il Pdl sembra deciso a introdurre modifiche notevoli.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 maggio 2012]