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 2005  maggio 28 Sabato calendario

La sua morte e i funerali Lì toccai il vero dolore

Corriere della Sera, 28 maggio 2005

Nel tuo nome, nel nome del tuo sacrificio, della sofferenza tua e dei tuoi cari, sarà più vicina la civiltà dell’amore Quando uccisero Walter Tobagi avevo iniziato da pochissimi mesi il mio ministero di Vescovo a Milano. Iniziavo appena a vivere in questa città e desideravo conoscerla al di là delle immagini che ad un primo e superficiale sguardo offriva di sé.

Soprattutto desideravo cominciare ad incontrarla, ad instaurare un dialogo con chi viveva in essa per offrire anzitutto la Parola di Dio che apre le menti alla sapienza di Dio, scalda i cuori con il Suo amore; dona speranza anche nei momenti e nelle situazioni difficili. L’assassinio di Walter Tobagi mi fece incontrare il dolore della città. Ricordo molto bene i funerali che si celebrarono nella parrocchia di Santa Maria del Rosario.

Era la chiesa che egli abitualmente frequentava con i suoi familiari. Mi impressionò l’innumerevole folla presente, ma soprattutto mi impressionò il dolore palpabile, visibile sul volto dei familiari e di tutti i partecipanti. Era stata colpita una persona mite, un padre e uno sposo affettuoso, un giovane professionista della comunicazione già molto conosciuto e stimato per la sua capacità di analizzare le complesse tensioni sociali di quel tempo e di farle capire al grande pubblico. E intuii che il dolore della gente non era semplicemente rassegnazione. Piuttosto in quella sofferenza si intravedeva la determinazione di dire « no » alla violenza, la volontà di affrontare la sfida contro l’odio senza ragione e di volerla vincere per dare spazio al dialogo libero e coraggioso, per promuovere una convivenza pacifica.

Negli anni ho potuto constatare la forza di questa determinazione, il coraggio di una città che non si rassegna, la sua capacità di risollevarsi anche nei momenti più difficili. A quella innumerevole folla, raccogliendo la testimonianza di Walter Tobagi, a partire dalle pagine bibliche che erano state lette, parlai di speranza e di coraggio. Conclusi l’omelia dicendo: « Fa che noi crediamo che tutta la nostra giustizia se sarà ispirata dall’amore e dal coraggio, animata dalla solidarietà e dalla persuasione darà il suo frutto. Che tutto questo ci porti ad una società più buona, ad amarci, a capirci davvero. Nel tuo nome, nel nome del tuo sacrificio, della sofferenza tua e dei tuoi cari, sarà più vicina la civiltà dell’amore » . Arcivescovo emerito di Milano

Martini Carlo Maria