La Gazzetta dello Sport, 21 maggio 2012
Il terremoto dell’altra notte in Emilia ha ucciso cinque persone, o forse sette se si considerano due donne morte per lo spavento, una delle quali, tedesca, assai giovane (Gabi Ehsemann, 37 anni, stava dormendo a San Pietro in Casale, trenta chilometri di distanza dall’epicentro del sisma: è l’unica vittima fuori dalla provincia di Ferrara)
Il terremoto dell’altra notte in Emilia ha ucciso cinque persone, o forse sette se si considerano due donne morte per lo spavento, una delle quali, tedesca, assai giovane (Gabi Ehsemann, 37 anni, stava dormendo a San Pietro in Casale, trenta chilometri di distanza dall’epicentro del sisma: è l’unica vittima fuori dalla provincia di Ferrara). Le quattro persone rimaste sotto le macerie sono operai che a quell’ora (le 4.03 del mattino) si trovavano al lavoro: il loro destino sfortunato si intreccia con quello altrettanto tragico dell’insediamento manifatturiero compreso nei territori colpiti. Due di questi operai morti (Nicola Cavicchi, 35 anni e Leonardo Ansaloni, 51) lavoravano al reparto monocottura della fabbrica Ceramica Sant’Agostino, che dava lavoro ad alcune centinaia di persone ed è ora ridotta a un cumulo di macerie. Un terzo operaio (Gerardo Cesaro, 56 anni) è rimasto schiacciato sotto le travi della Tecopress, fonderia di alluminio con 500 addetti, sempre a Sant’Agostino, un centro di 7.200 abitanti. Un quarto lavoratore (il marocchino ventinovenne Tarik Naouch) ha perso la vita in conseguenza del crollo di una fabbrica di polistirolo, la Ursa di Bondeno, frazione Ponte Rodoni. È morta per la caduta di calcinacci Nerina Balboni, 103 anni, anche lei di Sant’Agostino. La nuora 64enne è stata tirata fuori viva dalle macerie. Anna Abeti, 86 anni, di Vigarano Mainarda, s’è sentita male per le scosse, l’hanno portata in ospedale e qui l’ha uccisa un ictus. È stato fortemente colpito anche il comparto agricolo, che ha dato una prima valutazione delle perdite subite pari a 50 milioni: bestie sotto le macerie, lavorazioni mandate in fumo. Nella zona ci sono decine di cooperative che operano nel vitivinicolo, nel lattiero-caseario, nell’ortofrutticolo, nello zootecnico. Sono andate perse mezzo milione di forme di Grana Padano e di Parmigiano Reggiano (cento milioni di euro andati in fumo). Tutti da valutare i danni ai beni culturali. Chiese e campanili secolari sono crollati un po’ ovunque, molte le strutture gravemente lesionate. Parecchio colpita, da questo punto di vista, appare Mirandola, dove sono lesionate tutte le chiese, il soffitto del Duomo è crollato, la chiesa di San Francesco e il municipio sono fortemente pericolanti. A Ferrara è stato colpito il Castello, a Crevalcore la chiesa della frazione Caselle è inagibile, a Finale Emilia è venuta giù la Torre dei Modenesi. È un elenco molto parziale. I danni sono stati definiti incalcolabili, Vasco Errani, governatore dell’Emilia-Romagna, vuole che sia proclamato lo stato di calamità nazionale, Formigoni lamenta grossi danni anche in Lombardia e reclama l’intervento dello Stato. Per qualunque problema bisogna chiamare lo 0532-771546 o 771585 (Ferrara) oppure lo 059-200200 (Modena). Sono i numeri della protezione civile. Non bisogna invece dar retta a quelli che telefonano o passano per la strada con gli altoparlanti invitando la gente a uscire di casa. Sono sciacalli che si propongono di saccheggiare gli appartamenti rimasti vuoti.
Che differenza c’è con l’Aquila1?
L’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha mandato un rapporto piuttosto dettagliato. La scossa più forte è quella delle 4.03, con magnitudo 5,9 della scala Richter (all’Aquila fu di 6,3). L’altro sommovimento delle 15.18 ha toccato i 5,1. Fino alle 19 di ieri s’erano registrate più di cento scosse «di cui 6 di magnitudo compresa tra 4 e 5, 27 di magnitudo tra 3 e 4, e oltre 75 di magnitudo inferiore». S’è mosso il piede dell’Appennino che si infila sotto quel territorio. Area di una trentina di chilometri, orientata est-ovest. Epicentro della scossa più forte a San Felice sul Panaro (crollo della torre della Rocca Estense). Hanno sentito la terra che tremava, oltre che in Emilia, Toscana e Marche, anche in tutto il Nord, soprattutto in Veneto, Lombardia, Liguria, Trentino – Alto Adige, Friuli – Venezia Giulia. La zona è considerata a rischio medio-basso, e tuttavia sempre l’Ingv ricorda un terremoto del 1570 (Ferrara, ottavo grado della scala Mercalli) e un altro a Finale Emilia del 1639 (settimo-ottavo grado).
M’immagino che adesso si stanzieranno tutti i denari…
C’è un problema. Nel decreto legge che riforma la Protezione civile si esclude che lo Stato possa farsi ancora carico delle calamità. Devono intervenire le Regioni rifacendosi sul prezzo della benzina, che potrà essere aumentato fino a 5 centesimi. Altra possibilità: stipulare delle assicurazioni, come si fa negli Stati Uniti. Per ora il testo di legge concede di assicurarsi nell’eventualità di danni piccoli. È già stata chiesta una proroga dell’entrata in funzione delle nuove regole. Modena inoltre vuole essere esentata dal patto di stabilità.
Il problema è che l’Italia è un paese molto a rischio.
Il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano, ha diffuso ieri qualche dato. «In Italia i terremoti sono circa 2.000 l’anno. Ben 3 milioni di persone abitano in zone ad alto rischio sismico, 21 milioni sono quelle che abitano in zone a rischio medio. Le zone a elevato rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale. I comuni potenzialmente interessati da un alto rischio sismico sono 725, quelli a rischio medio sono 2.344. Gli edifici che si trovano in zone a rischio sismico sono poco più di 6 milioni, mentre le abitazioni sono più di 12 milioni. In Emilia-Romagna la popolazione residente in aree potenzialmente a rischio sismico è di 1.308.443 abitanti».
Come si fa a mettere in sicurezza un patrimonio simile, e in tempi di crisi?
Con la pazienza. E dandosi anni di tempo. E rassegnandosi a fare un’opera giusta che non porta voti. Temo che siano parole al vento.
Effetto del sisma sui ballottaggi?
Credo niente. Hanno perso un altro 10 per cento di affluenza, ma certo non per colpa del terremoto2.