La Gazzetta dello Sport, 20 maggio 2012
Qualcuno ha collegato tre bombole del gas, le ha sistemate sul muretto che sta vicino alla scuola, ha messo in funzione un timer, le bombole sono scoppiate alle 7
Qualcuno ha collegato tre bombole del gas, le ha sistemate sul muretto che sta vicino alla scuola, ha messo in funzione un timer, le bombole sono scoppiate alle 7.50 del mattino, proprio al momento dell’entrata, una ragazza è stata sventrata dall’esplosione, ha perso un arto ed è poi morta in ospedale, un’altra è stata dilaniata e i medici hanno passato la giornata a ricostruirle la parete addominale e la gabbia toracica, altre sei studentesse sono ferite e tre di queste sono in prognosi riservata.
• So di che cosa parla. Da ieri non si parla d’altro.
Il luogo del massacro è Brindisi. La scuola si chiama “Francesca Morvillo Falcone”, è cioè intitolata alla moglie di Giovanni Falcone, uccisa col marito a Capaci il 23 maggio 1992, vent’anni mercoledì prossimo. La ragazza morta, l’unica figlia di un operaio e di una casalinga sulla cui disperazione non mi voglio soffermare, si chiamava Melissa Bassi e aveva 16 anni. L’altra ragazza in fin di vita è Veronica Capodieci, di 16 anni anche lei. Adesso sta a Lecce in rianimazione, ospedale Vito Fazzi. A Brindisi hanno operato lei e tentato di salvare Melissa all’ospedale Perrino. Melissa e Veronica facevano parte di un gruppo di studentesse che venivano a scuola da Mesagne, un paese a qualche chilometro da Brindisi. La Morvillo Falcone è un istituto professionale da cui si esce pronti per impiegarsi nel mondo della moda o del turismo o dei servizi sociali. Melissa pensava alla moda. Veronica stava sul pullman con la sua sorella più grande. Questa sorella più grande, benché ferita anche lei dall’esplosione, è riuscita a telefonare a casa e ad avvertire di quanto era successo. Per terra c’erano ragazze in lacrime, sangue, quaderni strappati, zainetti lacerati, migliaia di schegge dei molti vetri andati in frantumi. I ragazzi sono stati mandati a casa, le scuole della città evacuate in pochi momenti. Un genitore più tardi ha raccontato a Telenorba: «Mia figlia è tutta bruciata, bruciata in viso, tolti i capelli, il corpo bruciato, le è scoppiato il telefonino in mano. In confronto agli altri ragazzi si può dire che è miracolata. Si era allontanata di qualche passo per parlare al cellulare col fidanzatino. Forse è intervenuto un angelo».
• Chi può essere stato?
Gli inquirenti ieri rispondevano ai cronisti: «Tutte le piste sono aperte». Le piste possibili sono tre: un pazzo mitomane che ha fatto questo per il gusto di far qualcosa di clamoroso, per odio al genere umano. Esistono, potrebbe essere. Costui avrebbe non solo collegato e innescato le tre bombole, avrebbe anche spostato il cassonetto dell’immondizia – che non era al solito posto – per metterlo davanti al muretto dove stavano gli ordigni. L’assassino, se non è un pazzo, obbedisce a una qualche logica. Le logiche possibili sono due: logica terroristica, logica di malavita. Logica terroristica: Brindisi è lo sbocco italiano verso la Grecia, il terrorismo greco ci minaccia ufficialmente, dànno anche delle interviste, la cosiddetta Fai, che si è assunta la responsabilità di aver gambizzato a Genova Roberto Adinolfi, faceva esplicito riferimento all’anarchismo greco, la cellula che pretende di aver agito in quella circostanza si intitola a una anarchica greca detenuta in un carcere di quel paese. Non si sono riscontri alla pista terroristica – finora – se non questa città “strana” per questo genere di cose, cioè Brindisi. Se arriverà una rivendicazione credibile, potremo inquadrare questo orrore – una cosa simile non era mai accaduta prima, nemmeno nei sanguinosi anni Settanta delle Brigate rosse e delle migliaia di vittime – in un risorto terrorismo che ha di nuovo scelto come campo di battaglia il nostro paese.
• Che vantaggi può avere la malavita a compiere un’azione simile?
In questo caso si trattarebbe della potente organizzazione locale detta Sacra Corona Unita. Cataldo Motta, procuratore della Repubblica di Lecce e capo della Direzione Distrettuale Antimafia, dice che un atto simile è per la malavita controproducente «in un momento in cui le organizzazioni mafiose locali sono alla ricerca di un consenso sociale. Sarebbe un atto in controtendenza perché questo atto sicuramente aliena ogni simpatia nei confronti di chi lo ha commesso». E tuttavia: la scuola colpita è intitolata alla moglie di Falcone, perita con lui nell’attentato di Capaci; questa scuola nel 2007 ha vinto un premio per il miglior bozzetto di propaganda alla legalità e contro la malavita; nelle scorse settimane la polizia ha arrestato 16 boss locali e la Sacra Corona ha reagito piazzando una bomba nell’auto del presidente dell’Associazione antiracket di Mesagne; proprio oggi a Brindisi doveva far tappa – e ha fatto tappa - la carovana anti-mafia partita da Roma l’11 aprile. La tentazione di dire «è un messaggio della mala» è forte. Come ha osservato il capo della polizia Manganelli, piazzare una bomba in quel punto e farla esplodere alle 7.50 vuol dire programmare una strage.
• Ma che cosa sperano di ottenere? Che li si lasci delinquere in pace?
Il riferimento più scontato è al 1993, alla strage di via dei Georgofili a Firenze, alle bombe di Roma e di Milano di quei giorni. Per quanto si è capito finora, quegli attentati – malavitosi – volevano persuadere le autorità ad attenuare i rigori della carcerazione da 41 bis. E nello stesso tempo avvertire il nuovo regime che stava sorgendo (Mani Pulite aveva appena spazzato via i vecchi partiti) che bisognava trattare con i capi-mafia, che bisognava concordare con loro tutta una serie di comportamenti. La politica – tutta la politica senza distinzioni - ha rapporti con la malavita. Almeno, la politica che imperversava fino a sei mesi fa.
• Cioè, anche adesso starebbe sorgendo una nuova classe dirigente e quindi la bomba di Brindisi sarebbe un segnale per dire: «Badate, dovete venire a trattare con noi».
Qualcosa del genere. Forse. La Cancellieri, cioè il nostro ministro dell’Interno, ha tenuto un vertice a Brindisi ieri pomeriggio e fatto sapere che il governo ha già fatto arrivare in città 200 tra poliziotti e carabinieri. Cento batteranno il territorio, altri cento aiuteranno le indagini. Tutti giurano che gli assassini saranno presi.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 20 maggio 2012]