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 2012  maggio 17 Giovedì calendario

Bossi è un uomo politico finito. Ieri la Procura di Milano gli ha consegnato un’informazione di garanzia per truffa ai danni dello Stato

Bossi è un uomo politico finito. Ieri la Procura di Milano gli ha consegnato un’informazione di garanzia per truffa ai danni dello Stato. I magistrati pensano che sia lui a dover rispondere di tutte le supposte irregolarità amministrative che hanno macchiato il partito, non solo le elargizioni ai figli e al resto della famiglia, ma anche i rendiconti dello scorso agosto truccati (secondo gli inquirenti) per far incassare al Carroccio 18 milioni di rimborsi elettorali che non gli spettavano. Uno dei leghisti più duri e puri, cioè il famoso sindaco Gentilini di Treviso, ha detto: «Questi personaggi, che hanno tradito milioni di leghisti, vanno fucilati alla schiena, politicamente s’intende, per alto tradimento. Si tratta di un colpo mortale per la Lega Nord. Per la vecchia Lega, quella appunto dei Bossi, non certo per quella nuova che vogliamo costruire insieme a Maroni e Zaia». Maroni sulla sua pagina di Facebook ha scritto: «Voglio una Lega unita, voglio una Lega forte, voglio una Lega viva. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. Largo ai giovani e a chi è capace. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro».

• Cerchiamo di capirci qualcosa.

È molto semplice. Fino a ieri l’unico indagato era l’ex tesoriere Belsito, poi espulso dal partito. Adesso c’è un drappello di leghisti sotto inchiesta piuttosto cospicuo.

• Li mettiamo in fila?

Sì, è l’unico modo per venirne a capo. Per quanto riguarda Bossi non è questione di arricchimenti personali. Come ha ricordato ieri Salvini, che insiste sulla teoria del complotto e degli avvisi di reato spediti con tempistica a orologeria («guarda caso, quando mancano quattro giorni ai ballottaggi»), Bossi in vita sua s’è concesso l’unico lusso di andare in vacanza in Valcamonica, senza mai vedere le Bermude o simili, è un uomo cioè del tutto disinteressato. Il punto è che come segretario del partito ha firmato carte (lo ha detto la Degrada) e risponde, a quanto pare, come se fosse un amministratore di società. C’è da chiedersi se il Senatùr capisca il problema o se gli avvocati che lo difenderanno non ricorreranno alla linea della circonvenzione.

• Perché dice questo?

Ieri hanno ricevuto informazioni di garanzia anche i due figli, Renzo e Riccardo. Ai magistrati risulta questo: i due chiedevano soldi al tesoriere Belsito, Belsito si faceva autorizzare da Bossi, Bossi diceva di sì e i figli pigliavano una paghetta da cinquemila euro a settimana, più altre cifre variabili (su questo esistono delle lettere piuttosto eloquenti scritte da Riccardo al tesoriere). Alla moglie separata di Riccardo, Maruska Abbate, sarebbero stati pagati gli alimenti con i soldi dei rimborsi elettorali. Riccardo Bossi, per memoria, è quello che voleva andare all’”Isola dei famosi” e il padre disse: «Lo prendo a calci nel sedere». L’aria di una specie di circonvenzione c’è.

Che hanno detto i due figli dell’informazione di garanzia?

Renzo Bossi non c’è: è in vacanza in Marocco con la fidanzata, l’ex assessore Monica Rizzi e il suo compagno. Riccardo finora non ha detto una parola. Badi però che la lista degli indagati non è finita: oltre ai tre Bossi e a Belsito sono sotto inchiesta il senatore Stiffoni, quello che con Rosy Mauro aveva investito in diamanti e che avrebbe profittato dei finanziamenti al gruppo per un mezzo milione di euro (è sospettato di peculato), il consulente Paolo Scala, che consigliava gli investimenti all’estero (conto a disposizione in Cipro per 6 milioni). I pubblici ministeri stanno studiando la posizione della signora Bossi, cioè la Manuela Maroni capo del cerchio magico che si sarebbe fatta dare dal partito 300 mila euro per la sua scuola Bosina di Varese, e quella di Rosy Mauro, non più leghista ma ancora vicepresidente del Senato al cui sindacato Sinpa, peraltro assai povero di iscritti, il partito versava contributi significativi.

• Umberto Bossi potrà ancora essere presidente del partito?

Chi sa. Qualcuno comincia a dire che dovrebbe essere espulso. C’era un accordo con Maroni, avversato dai veneti, secondo cui al congresso di Assago (fine giugno) Bossi sarebbe stato presidente a vita e la cosa sarebbe addirittura stata scritta nello statuto. Maroni deve stare attento, perché anche se una parte della base continua a stravedere per il fondatore, una parte sempre più cospicua invita invece a liberarsene. Senta questo commento postato su Facebook da un leghista, o ex leghista, di nome Carlo: «C’era un tempo in cui si facevano le feste per tenere in piedi le sezioni, per pagare gli affitti, i manifesti, le campagne elettorali, in nome di un unico credo: la nostra Lega Nord. Non pesavano la fatica e le notti insonni perché ci credevamo davvero. Sono orgoglioso di essere stato segretario nel mio paese. Oggi la mia sezione ha pochi euro in cassa, guadagnati e spesi onestamente. E oggi un’altra notizia vergognosa! Che rabbia! Che schifo! La giustizia farà il suo corso, ma oggi il cuore non batte più. Vergogna, Vergogna e ancora vergogna!».


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 17 maggio 2012]