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 2012  maggio 15 Martedì calendario

I mercati sono molto nervosi e ieri sono andati tutti giù, lasciando lo spread italiano (differenza tra i rendimenti dei titoli a dieci anni nostri e tedeschi) a 425 punti

I mercati sono molto nervosi e ieri sono andati tutti giù, lasciando lo spread italiano (differenza tra i rendimenti dei titoli a dieci anni nostri e tedeschi) a 425 punti. Male anche Wall Street, almeno fino al momento in cui scriviamo. Il maltempo finanziario è stato provocato dalla botta presa dalla Merkel in Nordreno-Westfalia, dalla sensazione che in Grecia non ci sia via d’uscita e il default sia prossimo, dalla perdita di due miliardi registrata da JP Morgan nelle speculazioni sui derivati, fatto che ha fatto dire a Obama: «Bisogna riformare Wall Street». Anche questa frase ha contribuito alla depressione, perché gli operatori finanziari, o speculatori che dir si voglia, non vogliono regole nuove, gli piace troppo il mondo così com’è.

Cominciamo dalla Merkel.

Domenica si votava in Nordreno-Westfalia, un pezzo importante della vecchia Prussia, tante foreste e tante industrie, il Land più popoloso del Paese con città come Bonn, Düsserdolf (la capitale), Colonia, Essen, Duisburg (la città della strage calabrese al ristorante). Una regione molto importante. I democristiani, cioè la Cdu, cioè il partito della Merkel (che è protestante), sono passati dal 34,6 del 2010 (primo partito) al 26%. I loro avversari socialdemocratici, invece, saltano dal 34,5 al 39. I giornali sono molto eccitati perché ha vinto una donna, che si chiama Hannelore Kraft e viene già indicata come la prossima avversaria di Angela. E uno scontro fra donne, per noi giornalisti, è quasi il massimo. Ma nell’Spd ci sono almeno altri tre candidati premier, e sarà dura per Hannelore emergere. In ogni caso: il capo della Cdu locale, Norbert Rötgen, un pupillo della Kanzlerin, ha ammesso la propria sconfitta totale, e si è dimesso. La Kraft varerà un governo regionale con i Verdi, che hanno preso il 12. Il voto ha avuto un risvolto interessante: la Linke (estrema sinistra) non ha raggiunto il minimo per entrare in Parlamento. I Pirati, cioè piuttosto schematicamente i nostri grillini, hanno raccolto il 7,5% dei suffragi e avranno un gruppetto alla Camera nordrenana. Tutte indicazioni assai singificative anche per noi.

Si può dire che la politica del rigore è stata battuta anche qui?

Molto azzardato. Cioè: il resto d’Europa, dove montano le rivendicazioni sviluppiste, legge così anche questo voto. Ma sarebbe più saggio tenere conto dei sondaggi, da cui risulta che il popolo tedesco, in generale, non vede affatto bene il ritorno sulla scena del partito della spesa. Credo che il significato della consultazione in Nordreno-Westfalia sia collegato a problematiche locali, i socialdemocratici hanno governato bene, eccetera. Non è detto che questo voto preannunci una caduta della Merkel alle politiche dell’anno prossimo: a livello nazionale la Kanzlerin è comunque popolarissima, batterla sarà molto duro per chiunque.

Veniamo alla Grecia.

C’è tempo fino a giovedì per formare un governo, dopo di che il presidente Papoulias dovrà sciogliere il Parlamento e indire un secondo turno elettorale (il 17 giugno). Il pallino è nelle mani di Alessio Tsipas, ingegnere di 37 anni, capo del partito di sinistra Syryza e, secondo i sondaggi, futuro vincitore delle elezioni col 23% dei voti. Papoulias sta cercando di organizzare un governo di unità nazionale, ma Tsipas non partecipa neanche alle riunioni. Si sa già che, una volta conquistato il posto di presidente del Consiglio, denuncerà gli accordi con la Triade (Ue-Bce-Fmi). Quindi, la tranche da 30 miliardi del prestito di 130 miliardi prevista per giugno non sarà pagata. Nelle casse di Atene ci sono al momento 2,5 miliardi di euro, sufficienti per pagare pensioni e stipendi degli statali solo fino a giugno. Il default di Atene è cioè prossimo e col default un buco di 200 miliardi nelle casse mondiale e specialmente europee: i crediti che la Grecia non salderà mai più.

Che cos’è questo pasticcio combinato da JP Morgan?

Niente, la banca americana ha continuato a giocare sui derivati, e s’è trovata con una perdita di due miliardi, che forse sono tre. In astratto non si tratta di una gran somma – a questi livelli – ma la domanda è: quante altre banche hanno continuato a giocare come JP Morgan in questi anni? Nonostante le maledizioni che sono state lanciate sui derivati? Se uscissero altri buchi, altre perdite… Ina Drew, chief investment office della banca, che amministrava 360 miliardi di dollari, s’è dimessa. Guadagnava più o meno 16 milioni di dollari l’anno. L’operatore responsabile del buco, Bruno Iksil (fuori anche lui), era soprannominato “Lord Voldemort” come il cattivo di Harry Potter.

In presenza di tutto questo le borse come si sono comportate?

Milano, la peggiore di tutte a parte Atene, ha perso il 2,74%, Madrid il il 2,66, Londra l’1,97, Francoforte l’1,94, Atene il 4,27. Abbiamo visto di peggio, ma il momento non è felice.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 15 maggio 2012]