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 2012  maggio 14 Lunedì calendario

Il governo Monti è in carica dalle cinque del pomeriggio del 16 novembre 2011, dunque saranno sei mesi giusti domani 15 maggio

Il governo Monti è in carica dalle cinque del pomeriggio del 16 novembre 2011, dunque saranno sei mesi giusti domani 15 maggio. I giornalisti aspettano con ansia date di questo tipo per fare bilanci o emettere sentenze. Specie quando l’attualità propriamente detta è fiacca.

• Quindi?

Intanto in sei mesi sono cambiate molte cose. Prima di tutto la Lega: sei mesi fa sembrava un partito ancora forte e agguerrito che mettendosi all’opposizione dei tecnici avrebbe fatto un sol boccone del suo vecchio alleato Pdl e recuperato un mucchio di consensi tra gli elettori. Invece, a 180 giorni di distanza da quella mossa che sembrava tanto astuta, ci troviamo di fronte un rottame politico che alle prossime politiche forse non entrerà neanche in Parlamento, se resteranno gli attuali sbarramenti del 4% alla Camera e dell’8% (regionale) al Senato. Su questo punto, quindi, il governo segna un punto notevole.

Non sono mica stati i tecnici a ridurre Bossi in mutande.

Bossi dice di sì. Bossi dice che è tutta una manovra dei tecnici per farlo fuori (tecnici «romani», benché Monti sia di Varese). A noi pare impossibile, naturalmente, ma la politica italiana è talmente piena di misteri! E poi, che siano state o no le trame segrete di Monti, è un fatto che il Senatùr e i suoi ci hanno dato dentro di brutto con i soldi pubblici dei rimborsi elettorali finiti nelle loro tasche. In ogni caso, questo è un primo punto. Un secondo punto: abbiamo a disposizione, grazie alla mossa di Napolitano, una classe dirigente nuova, formata da persone competenti di alto livello, quasi sconosciuti fino a sei mesi e adesso pronti a entrare in gioco. Questi uomini nuovi sono ancora in corsa, anzi forse sempre di più in corsa, per continuare a guidare il Paese anche nella prossima legislatura.

Monti nega di aver voglia di continuare.

Un uomo esperto come il senatore Pisanu, che fu già ottimo ministro dell’Interno per Berlusconi ed è uno dei candidati più forti nella corsa al Quirinale del 2013, s’è fatto intervistare l’altro giorno e ha detto chiaramente che il Paese non può fare a meno di Berlusconi e non può rinunciare a Monti. Lo stesso Berlusconi, qualunque cosa dica, sa che il valore delle sue aziende precipiterebbe ulteriormente se la situazione politica italiana risultasse non  convincente per i mercati. E i mercati, ancora fino a ieri, continuano a fidarsi di Monti, che raccoglie elogi da tutte le parti. Quindi il bilancio è per forza positivo e la prospettiva che si intravede dopo la catastrofe dei partiti è appunto quella del cosiddetto partito tecnico ancora in sella nella prossima legislatura col sostegno forzato di destra e sinistra, comprendendo Casini probabilmente a destra. Uno degli obiettivi che Monti doveva raggiungere era quello di imporre la pace tra le forze politiche, e c’è riuscito al punto che le forze politiche sono alla vigilia di un rimescolamento complessivo che obbligherà per forza a una pace duratura. Non faccia troppo caso al proclama di Berlusconi/Alfano secondo cui sono finiti i vertici ABC.

• Il presidente del Consiglio però è stanco. Si sarebbe stancato degli attacchi…

Ci credo poco. Se Monti cadesse e una formazione intestata al suo nome si presentasse agli elettori, prenderebbe un mucchio di voti. I sondaggi lo dànno ancora al 50% dei consensi, nonostante gli attacchi dei giornali di destra, le trappole di cui è intessuto il suo cammino, lo spread che è ritornato su, la crisi economica internazionale che probabilmente, se la Grecia non riesce a fare un governo, si aggraverà. Lo spread è in ogni caso più basso di cento punti, rispetto alla metà dello scorso novembre. E a un certo punto era arrivato a 280. Le nostre aste sono comunque affollate, nell’ultima per un’offerta di sette miliardi di titoli c’è stata una richiesta per 10 miliardi (qualcuno dice che dovevamo dar via Btp per dieci miliardi e con quei tre miliardi in più cominciare a pagare le aziende creditrici dello Stato: magari la prossima volta lo fanno).

• Via, come negare che negli ultimi tempi l’azione del governo appare più fiacca? La legge sulle liberalizzazioni è stata troppo depotenziata, quella sul mercato del lavoro è ferma al Senato e subissata di critiche, la partita Rai sembra andare come vogliono i partiti e non come ha promesso il premier…

Sì, questo è vero, però la riforma delle pensioni ci mette all’avanguardia in Europa, specie se dimentichiamo la gaffe degli esodati. Sì, Monti ha forse sbagliato a sottoporsi alla fatica del dialogo e della mediazione con partiti e forze sociali, che sarebbe stato meglio magari prender di petto da subito e per sempre. E tuttavia per dare un giudizio su questo sarebbe meglio aspettare. Il sindacato strepita perché Monti lo ha tolto dalla ribalta della scena, e però non riesce a mettere insieme una manifestazione davvero significativa, di quelle che un tempo facevano cadere i governi. Il premier cosiddetto tecnico, in realtà molto politico, è andato a vedere il bluff di Angeletti Bonanni Camusso svelandone debolezze e velleità. Per smascherare i partiti è bastato un qualunque turno delle amministrative… Badi, dico questo perché considero altamente benefico che questi sindacati e questi partiti siano in pezzi e forse prossimi alla fine. Insediandosi, Mario Monti aveva detto che bisogna avere pazienza. In soli sei mesi mi pare che abbia ottenuto risultati piuttosto importanti.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 14 maggio 2012]