La Gazzetta dello Sport, 7 maggio 2012
François Hollande è il nuovo presidente della Repubblica francese. Lo scriviamo sulla base di elaborazioni, exit polls, proiezioni e quant’altro la statistica ci mette a disposizione per emettere un verdetto prima che lo spoglio sia concluso
François Hollande è il nuovo presidente della Repubblica francese. Lo scriviamo sulla base di elaborazioni, exit polls, proiezioni e quant’altro la statistica ci mette a disposizione per emettere un verdetto prima che lo spoglio sia concluso. Ma insomma: travolto dalle anticipazioni del giornale belga “Le Soir”, che non deve sottostare a nessuna delle limitazioni imposte dalla legge francese, Sarkozy ha disdetto verso le sei del pomeriggio la festa della vittoria organizzata in place de La Concorde. Le urne erano ancora chiuse, ma, grazie a quelli che intervistano gli elettori all’uscita dei seggi, il verdetto già chiaro. Folle intanto si andavano adunando in rue de Solferino, dove sta il Partito socialista francese. Inni, canti e sventolìi di bandiere. Ségolène Royal, che nel 2007 aveva perso contro Sarkozy, ma battuto Hollande (che era pure suo marito) alle primarie, ha espresso «emozione». Il neo-presidente si trova nella sua città di Tulle, Francia centrale, e dalla piazza della Cattedrale di qui ieri sera ha rilasciato le prime dichiarazioni trionfale. Le percentuali a suo favore oscillano, in questo momento, tra il 52 e il 54%. È il secondo socialista che diventa presidente dopo Mitterrand (1981-1995). Dominique Strauss-Khan, che secondo le analisi dell’anno scorso avrebbe vinto alla grande queste elezioni se non fosse stato fatto fuori con la trappola dello stupro sulla cameriera nera, non ha pronunciato parola (non si sa in effetti se la trappola sia stata architettata a destra o a sinistra). L’affluenza è stata molto alta, quasi all’82%. Sarkozy s’è chiuso nel suo studio all’Eliseo, dove prepara un discorso di addio. Ha raccomandato ai suoi di restare uniti: a metà giugno ci sono le politiche.
• Che cosa cambierà per noi?
Dipenderà dai mercati, che potrebbero far sfracelli anche per via del voto greco. E dipenderà naturalmente dalla politica europea del nuovo presidente. Hollande potrebbe pretendere che, in un modo o nell’altro, si riversasse sugli stati una cascata di denaro pubblico destinato a finanziare una ripresa. In definitiva, la soluzione socialista della crisi è tutta qui: invece di tagliare, aumentiamo la quantità di circolante. Questa posizione si scontra con quella tedesca e della Bce (almeno finora) secondo cui il più grande nemico del benessere è l’inflazione. Si può inondare l’Europa di liquidità senza provocare inflazione? Ecco il problemino.
• Draghi non ha già inondato l’Europa di liquidità con i famosi prestiti all’1%?
Sì, ma quelli erano soldi destinati alle banche e le banche se li sono tenuti. Potrebbero tornare di moda, adesso, i famosi euro-bond, cioè quelle emissioni obbligazionarie che comincerebbero di fatto a trasferire i vari indebitamenti nazionali sull’Europa. Qualcosa sarebbe già in preparazione attraverso la Bei (Banca Europea degli Investimenti). “El País” ha scritto che al vertice informale di fine maggio (o inizio giugno) la Commissione europea potrebbe presentare un pacchetto di misure d’emergenza imperniato su duecento miliardi di aiuti della Bei. Certamente, la vittoria di Hollande modificherà il rapporto tra Parigi e Berlino. Al nostro Monti potrebbe toccare un importante ruolo di mediatore.
• Ieri si votava anche in Germania.
Sì, nello Schleswig-Holstein, il più piccolo Land del paese. Il partito della Merkel, cioè la Cdu, è rimasto primo arretrando di un 1%. I democristiani tedeschi temevano molto peggio. Pensi che sono contenti anche i liberali, che hanno perso il 6%, ma s’aspettavano una catastrofe. I socialdemocratici hanno guadagnato quattro punti e mezzo e potrebbero governare la regione con i Verdi, ma con una maggioranza al Landtag di un solo seggio. Il vero evento è l’avanzata dei Pirati, che potremmo molto alla buona paragonare ai nostri grillini/5 stelle: con l’8 per cento dei voti avranno sei seggi e giocheranno un ruolo non secondario nelle future alleanze. Male la Linke, cioè l’estrema sinistra: col 2,5 per cento non sarà ammessa in Parlamento.
• Bisogna poi dir qualcosa del voto greco.
È andata come avevamo previsto, noi e il resto del mondo con noi. I due partiti che hanno dominato la politica greca in questo dopoguerra, cioè la Nea Demokratia (destra) e il Pasok (socialisti), escono dalle elezioni dimezzati. Se si mettessero insieme raggiungerebbero appena il 37% dei consensi (stiamo sempre ragionando sugli exit poll). Qui, a differenza che in Germania, la Syryza, cioè la sinistra radicale, ha fatto sfracelli diventando il secondo partito con il 15,5-18,5% dei suffragi. I neonazisti di Alba Dorata hanno preso il 6-8% ed entrano in Parlamento per la prima volta. Un altro 7,5-9,5% è andato ai comunisti.
• Come faranno a fare un governo?
La regola è che il partito con più voti riceve l’incarico e ha tre giorni di tempo per venire a capo del problema. Se non ci riesce, la palla passa al secondo classificato, che ha pure lui tre giorni di tempo. In caso di fallimento, tocca al terzo classificato. E così via, di tentativo in tentativo e sempre con tre giorni di tempo. Se nessuno riesce a far passare il cammello nella cruna, si torna a votare. L’ipotesi al momento più probabile.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 7 maggio 2011]