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 2012  maggio 05 Sabato calendario

Domani e lunedì si vota, e intanto Berlusconi è in Russia a festeggiare Putin che è ritornato presidente

Domani e lunedì si vota, e intanto Berlusconi è in Russia a festeggiare Putin che è ritornato presidente. Segno clamoroso del disinteresse (apparente) del Cav per questo voto. Berlusconi ha infatti detto: «Queste elezioni non avranno valore politico». Un modo astuto per rintuzzare la paventata sconfitta del centro-destra.

Intanto bisognerebbe sapere per cosa si vota.

Votano 9,5 milioni di italiani, i quali sono chiamati a rinnovare 945 consigli comunali di città medie piccole e piccolissime. La più piccola è Montelapiano in provincia di Chieti, 77 residenti. I seggi si aprono domani alle otto e si chiudono alle 22.00. Lunedì si vota di nuovo dalle 7 alle 15. Il sistema è un maggioritario a due turni: se nessun candidato raggiunge il 50% +1 dei seggi si andrà al ballottaggio tra i primi due il 20 e il 21 maggio. Questo calendario ha alcune eccezioni nelle regioni a statuto speciale: i comuni del Trentino-Alto Adige voteranno il 20 maggio, quelli della Val d’Aosta il 27, i sardi il 10 e l’11. Sono state revocate le convocazioni elettorali per Casal di Principe, Casapesenna, Castel Volturno e Pagani in Campania, Bova Marina e Platì in Calabria e Leinì in Piemonte. Sono state rinviate al 17 e al 18 giugno le elezioni per il comune di Rizziconi (Reggio Calabria) perché uno dei candidati sindaci, Raffaele Anastasi di 62 anni, a capo di una lista che portava il suo nome, è morto d’infarto durante un comizio.

Sono tutti paeselli? Qualche grande città?

I comuni in cui si vota che hanno più di 15 mila abitanti sono 173. Quelli con meno di 15 mila abitanti 772. In percentuale: il 20% circa contro l’80. Sono percentuali che riflettono il tipo di insediamenti italiano: i primi dati Istat sul censimento mostrano infatti che il 70 per cento della popolazione vive in centri piccoli. Dei 26 capoluoghi di provincia coinvolti nelle elezioni, 18 sono governati dal centro-destra e 8 dal centrosinistra: il conto su chi ha vinto e chi ha perso si farà soprattutto partendo da questo dato. Le dieci città più grandi sono Como, Monza, Verona, Genova, Parma, Lucca, Pistoia, L’Aquila, Lecce, Palermo, Sesto San Giovanni.

Quali sono i vincitori sicuri?

Premesso che non si deve giurare su niente, il candidato più forte sembra Flavio Tosi, sindaco di Verona, che si propone per il secondo mandato. Ha vinto al primo turno l’altra volta, dovrebbe vincere al primo turno anche adesso. È un successo pieno di significati: siccome sta con Maroni, i bossiani gli hanno fatto una guerra senza quartiere. Tosi si presenta con una lista a suo nome e l’appoggio, alla fine, del Carroccio (oltre che di altre cinque liste). I rapporti tra questo personaggio emergente e i bossiani sono sempre più incandescenti: Tosi è stato uno dei pochissimi a criticare apertamente l’intenzione di Bossi di ricandidarsi a segretario. Un altro vincitore molto probabile è il sinistro Marco Doria di Genova, discendente di marchesi e vincitore per conto della sinistra estrema sul candidato del Pd. La Marta Vincenzi non si ripresenta. Un altro vincitore quasi sicuro, anche se al ballottaggio, è Massimo Cialente, sindaco uscente dell’Aquila.

• Quali sono invece le piazze più controverse?

Sono molto curioso di vedere come finirà a Monza. Qui il sindaco uscente, e che si candida per la riconferma, è Marco Maria Mariani, superleghista, sostenitore senza se e senza ma della buffonata dei ministeri a Palazzo Reale, quelli fortemente voluti da Bossi e Calderoli (con la benedizione infelice di Tremonti) e chiusi miseramente dopo poche settimane. Lo contrastano il capo dei farmacisti italiani Andrea Mandelli, candidato dalla Destra di Storace, Anna Martinetti dell’Udc, Roberto Scanagatti della Federazione di sinistra (Pd, Idv, Sel, e varie liste civiche). Rosy Bindi e Di Pietro hanno fatto un viaggio a Monza per sostenere Scanagatti. Poi c’è Palermo, un migliaio di candidati tra consiglio comunale e circoscrizioni, quasi un candidato ogni 300 elettori, una percentuale piuttosto pazzesca. Qui c’è l’incognita del ritorno in campo del vecchio sindaco Orlando, talmente popolare da portare il soprannome di ‘u sinnacu. Corre per l’Idv, mentre il candidato del centro-sinistra è l’ex Idv Fabrizio Ferrandelli che ha avuto il torto di sconfiggere l’icona Rita Borsellino e adesso è forzatamente appoggiato da Bersani e Nichi Vendola, oltre che da un po’ di associazioni di volontariato. Il quadro è complicato perché Orlando – storicamente un democristiano populista e di sinistra – è sponsorizzato da Francesco Musotto, storicamente uno di Forza Italia. Il candidato del Pdl, Massimo Costa, viene dal Terzo Polo. Insomma, c’è una certa confusione. D’altra parte a Palermo potrebbe anche giocarsi, al ballottaggio, la partita abbastanza inedita tra due esponenti della sinistra».

E Grillo?

Lo accreditano di un 7-8 per cento a livello nazionale, percentuale che lui disdegna («abbiamo molto di più») e che a livello amministrative significa poco o niente. Il movimento di Grillo si chiama “5 stelle”, si presenta in molte città e promette sfracelli. E se non saranno sfracelli quest’anno – dicono - lo saranno di sicuro alle politiche dell’anno prossimo.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 5 maggio 2012]