Rassegna, 4 maggio 2012
Chiesto l’arresto per Lusi: «Può inquinare le prove»
• La Procura di Roma ha chiesto al Senato l’autorizzazione all’arresto in carcere per Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, accusato di associazione a delinquere insieme alla moglie Giovanna Perticone e ai due commercialisti di fiducia Mario Montecchia e Giovanni Sebastio. Questi tre da ieri sono ai domiciliari. Lusi, secondo le indagini, si sarebbe intascato 23 milioni di euro della Margherita. Il gip Simonetta D’Alessandro parla di «condotte predatorie» e di una «attività pianificata». Un clan, quello di Lusi, che ha «stabilmente operato come “gruppo di sostegno”». Quanto al senatore, oltre al pericolo di fuga in Canada, dove ha occultato diversi milioni di euro, gli si rinfacciano le dichiarazioni pubbliche. Discorsi «artatamente distorti», «allusioni a responsabilità altrui rimaste poi senza alcun seguito», «finalità inquinanti». Per Lusi si tratta di una decisione «abnorme». Con i suoi avvocati, Luca Petrucci e Renato Archidiacono, barricato nella villa di Genzano, il senatore si sfoga: «Quasi preferisco che il Senato dica sì... almeno si farà chiarezza». Quando gli dicono che Francesco Rutelli, il suo ex migliore amico, ha già annunciato che voterà per l’arresto, commenta: «Non sono affatto meravigliato... purtroppo». Anche Pier Luigi Bersani annuncia un voto a favore del carcere: «Per noi un senatore è uguale a un cittadino: non c’è differenza». E Pier Ferdinando Casini lascia capire quale sarà l’orientamento dell’Udc: «Noi siamo sempre rigorosi. Leggiamo le carte e decidiamo. Penso che saremo favorevoli, evidentemente...». Alla fine, il solo Angelino Alfano fa mostra di garantismo: «Quando è in gioco la libertà di una persona, occorre prima leggere le carte». [Grignetti, Sta]