La Gazzetta dello Sport, 1 maggio 2012
Il governo ha nominato un triumvirato che dovrà aiutarlo a tagliare la spesa pubblica. Primo triumviro: Enrico Bondi, 78 anni, l’uomo che ha risanato, da ultimo, la Parmalat riportandola addirittura in Borsa e rendendola, dal disastro che era, talmente appetibile che se la sono comprata i francesi
Il governo ha nominato un triumvirato che dovrà aiutarlo a tagliare la spesa pubblica. Primo triumviro: Enrico Bondi, 78 anni, l’uomo che ha risanato, da ultimo, la Parmalat riportandola addirittura in Borsa e rendendola, dal disastro che era, talmente appetibile che se la sono comprata i francesi. Bondi dovrà studiare il sistema con cui lo Stato e le Regioni acquistano beni e servizi e avrà la forza di chiedere al governo cambiamenti importanti e anche rinegoziazioni o addirittura rotture di contratti. Il secondo triumviro è Francesco Giavazzi, 63 anni, economista di vaglia: dovrà studiare il sistema del finanziamento pubblico a privati e a imprese e suggerire le modifiche o le soppressioni del caso. Il terzo triumviro è Giuliano Amato, 75 anni, due volte capo del governo, oggi presidente della Treccani, navigatissimo uomo politico che dovrà studiare il modo per attuare pienamente l’articolo 49 della Costituzione, quello che riguarda i partiti. In pratica dovrà suggerire modi perché partiti e sindacati costino meno allo Stato e – speriamo – affrontare la questione della specialissima condizione giuridica che permette a queste associazioni private di non pagare le tasse, di non avere bilanci certificati, di stipulare contratti di assunzione al limite della legge, predicando cioè bene nelle interviste e dai palchi dei comizi e praticando pessimamente nella vita (segreta) di tutti i giorni. I tre triumviri saranno insediati per decreto e lavoreranno senza compenso (la Presidenza del Consiglio vuole peraltro, per ragioni di semplicità amministrativa, riconoscere a Bondi un compenso di 150 mila euro lordi l’anno).
• Quando sono state decise queste nomine?
Le nomine sono state decise durante il consiglio dei ministri di ieri pomeriggio. Un consiglio dei ministri durato cinque ore e che ha affrontato l’esame di uno studio prodotto dal ministro Giarda e intitolato “Elementi per una revisione della spesa pubblica”. Il governo, nella conferenza stampa di ieri sera, ha spiegato di voler tagliare quest’anno costi per 4,2 miliardi in modo da evitare, possibilmente, l’aumento dell’Iva dal 1° ottobre.
• È sicuro che l’aumento dell’Iva sarà evitato?
No. Bisognerà vedere lo stato della nostra finanza in quel momento. E in ogni caso bisogna specificare che si tratta di evitare l’aumento dell’Iva (12 e 23 per cento) per soli tre mesi, perché i 4,2 miliardi di tagli corrispondono infatti a quello che la nuova Iva avrebbe prodotto dal 1° ottobre al 31 dicembre. Non sembra possibile, in questo momento, ipotizzare la rinuncia all’aumento dell’Iva anche nel 2013 e nel 2014. Il valore della nuova Iva nel 2013 è di 13,1 miliardi ed è chiaro che una somma simile, allo stato attuale, non sembra recuperabile. Nel 2014 è previsto un aumento di un altro mezzo punto, il che porta gli introiti per quell’anno a 16,4 miliardi. Stesso discorso.
• Che cosa si propone questo studio di Giarda?
Guardi che non è un’opera destinata all’Accademia: è l’analisi dei costi pubblici indispensabile per procedere ai tagli. Il governo Monti ha abbandonato la pratica dei tagli lineari – cioè indiscriminati – e affronta il compito assai difficile dei tagli selettivi. Cioè: individuare diseconomie e inefficienze e tagliar quelle. È stato chiesto a tutti i ministeri di preparare un piano di razionalizzazione delle proprie spese, da presentare entro un mese, un mese e mezzo. Monti ha poi parlato degli enormi costi di produzione dei servizi pubblici (300 miliardi), cresciuti ogni anno di almeno un +1% sull’analogo costo dei servizi privati. Ha poi spiegato che la spesa sanitaria è stata finanziata dalla compressione della spesa per l’istruzione e per l’ordine pubblico (due capitoli difesi rispettivamente da Bersani e dal centro-destra).
• Come si potrà cambiare tutto questo?
La delega è di Giarda, che sarà a capo di uno staff composto da Grilli (viceministro dell’Economia), Patroni Griffi (Funzione pubblica), Catricalà (sottosegretario alla presidenza del Consiglio) a cui si aggiungeranno cinque o sei tecnici. Giarda ieri ha spiegato che non si tratta di risolvere le piccole, numerosissime inefficienze che vengono di continuo segnalate magari dai giornali. Il problema è quello di un intervento strutturale, che cambi in profondità il modo di operare della Pubblica Amministrazione. Il ministro è stato fortemente critico sulla dimensione generalmente provinciale dei servizi forniti: una dimensione inefficiente, che risale a Napoleone, e che andrà cambiata attaccando i confini stessi del Paese, accorpando servizi, evitando duplicazioni e cedendo ai privati quei prodotti (le carceri?) che in mano ai privati rendono meglio e costano di meno. È chiaro che sotto attacco sono non solo le Province come enti morali, ma anche le prefetture, le questure e tutte quelle articolazioni ministeriali che rendono i costi dello Stato impossibili da sostenere.
• A quanto ammontano questi costi?
727 miliardi. Ed è un numero che sta fermo da tre anni, cosa mai avvenuta in passato, grazie anche ai tagli del precedente governo. Giarda ha detto che questa operazione di “spending review” (revisione della spesa) potrebbe forse un giorno permettere di restituire ai cittadini i soldi che sono stati costretti a sborsare nell’emergenza di questi mesi.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 1 maggio 2012]