Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 01 Martedì calendario

Junker lascia l’Eurogruppo in polemica con Francia e Germania

• In un discorso molto duro pronunciato ad Amburgo Jean-Claude Junker ha annunciato l’abbandono della guida dell’Eurogruppo: «Lascio la presidenza dell’Eurogruppo perché sono stanco delle continue ingerenze francesi e tedesche. Potrei ricandidarmi, ma è per questo motivo, per questa profonda insofferenza e stanchezza causata da Berlino e Parigi, che ho deciso di non farlo». E ancora: «Berlino e Parigi a volte sembrano comportarsi come se fossero convinti di essere i soli membri dell’Ue o dell’Eurozona», ha scandito con rabbia fredda. Poi ha detto chiaramente di essere favorevole a Schaeuble come suo successore. «Lui è la persona adatta, perché al posto che ancora ricopro ci vuole un’estrema capacità di saper ascoltare gli altri». [Tarquini, Rep]

• Sull’addio di Junker scrive Offeddu (Cds): «Chiunque prenda il suo posto, l’Eurozona senza Juncker non sarà più la stessa: 57 anni, primo ministro del Lussemburgo, era ed è il capo di governo di più antica nomina in tutta la Ue, ma anche il capo di governo democraticamente eletto da più a lungo in carica in tutto il mondo. Al vertice dell’Eurogruppo siede dal 2005. Nella sua carica, si è sempre trovato a far da mediatore fra personalità non facili e certo non timide: e, periodicamente, a confrontarsi con realtà esterne ancor più potenti, come la Banca centrale europea o il Fondo monetario internazionale. Da Juncker, tutti si attendevano una parola di sintesi, alla fine dei duelli politici. Lui ha raramente deluso, e raramente quella sua sintesi era troppo lontana dalle riflessioni che si compivano a Berlino o a Parigi: come del resto accadeva e accade a qualunque leader europeo, da 50 anni a questa parte».