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 2012  aprile 24 Martedì calendario

I mercati hanno accolto molto male il voto francese e la crisi politica olandese: -3,83% a Milano, -1,85 a Londra, -3,36 a Francoforte, -2,83 a Parigi

I mercati hanno accolto molto male il voto francese e la crisi politica olandese: -3,83% a Milano, -1,85 a Londra, -3,36 a Francoforte, -2,83 a Parigi. Un certo indice, che segnala l’umore dei responsabili d’acquisto, è precipitato un po’ dappertutto, attestandosi ovunque sotto i 50 punti, il limite che divide il bel tempo (da 50 in su) dalla tempesta. Sono anche arrivati, intanto, i dati definitivi del voto di domenica: il socialista Hollande è in testa col 28,63% dei voti, segue il presidente uscente Nicolas Sarkozy col 27,18. Terza la fascista Marine Le Pen col 17,9, il risultato più alto dell’intera storia del Front National. Quarto il candidato dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon con l’11,11. Seguono il centrista Bayrou col 9,13 e la verde Eva Joly col 2,31. Il risultato del 6 maggio, quando si disputerà il ballottaggio, è quanto mai incerto. Sarkozy ha tenuto un comizio già ieri, a Tours, parlando bnaldanzosamente all’elettorato di destra, dato che, se vuole vincere la finale, deve pescare nei simpatizzanti della Le Pen: «I francesi non vogliono un’Europa colabrodo, incluso i più europeisti tra noi. I francesi ci hanno detto che non vogliono più una globalizzazione senza regole e noi dobbiamo tenerne conto» eccetera. Il tono, sotto sotto, è vagamente antieuropeista perché i lepeniani sono nemici dell’euro, così come, d’altronde, i sinistri di Mélenchon. Sarkozy, molto pimpante nonostante sia arrivato secondo (non era mai accaduto, in passato, a un presidente uscente), ha detto che vuole tre dibattiti in tv con Hollande, «che adesso non può più sfuggirmi». Hollande gliene concederà forse uno il 2 maggio.

Non ho capito la reazione dei mercati. Se Hollande vince ci sarà un po’ di politica espansiva invece del calvario preteso finora dai tedeschi. Magari riparte la domanda. Non era questo, negli ultimi tempi, che volevano tutti?

Intanto i mercati hanno reagito al loro peggior nemico, l’incertezza. Una vittoria più netta di Hollande – il preteso tracollo di Sarkozy annunciato alla vigilia da giornali e sondaggisti – avrebbe forse tenuto più tranquilli i corsi. Così, invece, non si sa chi sarà primo il 6 maggio e non si sa come finirà l’intesa franco-tedesca con un interlocutore – se vince Hollande – che vuole rimettere tutto in discussione. Dopo il voto presidenziale, inoltre, si voterà in Francia per il Parlamento: e se il presidente socialista si trovasse di fronte una camera di segno opposto? O se accadesse lo stesso a Sarkozy? E poi non è tranquillizzante la forte venatura antieuropeista dell’elettorato francese: tra lepeniani e comunisti fanno quasi un francese su tre che non vorrebbe più sentir parlare di moneta unica.

Anche in Olanda stanno vincendo gli antieuropeisti.

È caduto il governo di destra di Mark Rutte che ha tentato di concordare con i fascisti di Geert Wilders risparmi per 16 miliardi. Anche qui si trattava di far passare la linea Merkel del rigore (Rutte è quasi un fanatico del rigore). Il governo olandese, di minoranza, si reggeva proprio grazie all’appoggio esterno di Wilders, che ha respinto i sacrifici. Attenzione, è un voto contro l’Europa anche questo. Gli olandesi andranno alle urne in autunno.

Già, se tutti votano contro l’Europa…

Se in Europa si forma un nucleo consistente di nemici dell’euro, sarà difficile continuare. I mercati giocano da un paio d’anni almeno contro la moneta unica, e adesso sembra possibile il colpo di grazia.

Chiunque vinca a Parigi?

In fondo sì. Hollande ha annunciato tasse su redditi alti e rendite, il che significa che è già cominciata la fuga di capitali all’estero. Vuole centomila assunzioni nel comparto pubblico e un rilancio della spesa pubblica per 20 miliardi di euro da qui al 2017. Ma come potrà fare se le casse sono vuote? Un paese già fortemente ingessato risulterà a quel punto ancora più statalizzato, ancora meno aperto alla concorrenza: su questo stanno anche peggio di noi, risultano ultimi nella classifica delle liberalizzazioni, il loro costo del lavoro è del 10% più alto di quello tedesco, le esportazioni sono crollate, le banche sono un mistero che è meglio non svelare, ogni tanto si sparge la voce che ne sia saltata qualcuna… Quanto a Sarkozy, questo voto lo spingerà a ridiscutere tutto, a mettere comunque in dubbo l’asse con Berlino. La Merkel s’è di nuovo augurata, ieri, che vinca Sarkozy. Lei stessa è in pericolo in caso contrario.

Gli italiani per chi tifano?

Grande è la confusione sotto il cielo. Ieri il presidente del Senato Schifani, finora pidiellino col marchio di garanzia, ha detto che nel medio periodo sarebbe preferibile la nascita di un asse Hollande-Merkel. È possibile che i berlusconiani d’Italia sappiano qualcosa dei socialisti francesi che noi ignoriamo. Vuoi vedere che alla fine si riveleranno anche loro di destra, come i socialisti di casa nostra?


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 24 aprile 2012]