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 2012  aprile 23 Lunedì calendario

Il socialista François Hollande non ha poi tutto questo vantaggio sul presidente uscente Sarkozy: le proiezioni lo accreditavano ieri sera di un 28,6% dei voti contro il 27% di Sarkozy

Il socialista François Hollande non ha poi tutto questo vantaggio sul presidente uscente Sarkozy: le proiezioni lo accreditavano ieri sera di un 28,6% dei voti contro il 27% di Sarkozy. Clamoroso il risultato di Marine Le Pen, la signora dell’estrema destra, che oscilla intorno al 20% (nel 2002 il padre Jean-Marie Le Pen andò al ballottaggio contro Chirac con un 16,86). Jean-Luc Mélenchon, il Nicky Vendola transalpino, è quarto con l’11,7, François Bayrou, che corrisponde più o meno al nostro Casini, sta all’8,5.

• Naturalmente stiamo parlando delle elezioni francesi.

Elezioni presidenziali, cioè si sceglie il presidente della Repubblica. Che in Francia ha molto più potere che in Italia, tanto è vero che nessuno conosce il nome del primo ministro (si chiama François Fillon, e a quanto pare decadrà in ogni caso). Il presidente francese sta all’Eliseo e si sceglie con un sistema maggioritario a doppio turno: nella prima domenica corre chi vuole (ieri erano in dieci) e se nessun candidato raggiunge il 50% + 1 dei voti si disputa un secondo turno dopo due settimane, nel nostro caso il 6 maggio, lo stesso giorno in cui si terranno le nostre amministrative. Alla vigilia sondaggisti e commentatori davano il socialista Hollande per vincitore sicuro al secondo turno e abbiamo addirittura letto titoli che annunciavano il tracollo di Sarkozy. Il dato delle urne, consolidato al 40% dello scrutinio, dà un esito piuttosto diverso. Possiamo affermare con una certa sicurezza che la partita del 6 maggio è tutta da giocare.

Suppongo che adesso ci sarà la corsa agli elettori degli altri otto concorrenti.

Già. Gli esperti avevano calcolato che per essere sicuro di vincere al secondo turno, Hollande, il candidato della sinistra Mélenchon e la verda Eva Joly avrebbero dovuto raccogliere ieri almeno il 46% dei voti. Obiettivo non raggiunto: con il 4% scarso della verde Joly questo schieramento di sinistra supera di qualcosa il 44%. D’altra parte tutti gli osservatori giuravano che se Sarkozy non avesse battuto Hollande al primo turno non ce l’avrebbe fatta mai. Ora che abbiamo un primo abbozzo dei numeri, sembrerebbe in vantaggio il presidente uscente: la destra con la Le Pen e Bayrou ha una forza teorica che s’avvicina al 56% dei consensi. Per avere i voti di Bayrou, Sarkozy è pronto a offrirgli la poltrona di primo ministro (ecco perché il destino di Fillon è segnato). Ma quelli che contano per la vittoria sono in realtà i voti dell’estrema destra. Ora in Francia è già accaduto che a eliminare il candidato di destra sia stato un altro candidato di destra che ha preferito togliere di mezzo un rivale della sua stessa corsia per prepararsi a vincere al prossimo giro. Andò così in occasione dell’unica vittoria socialista, quella di François Mitterrand nel 1981, quando Chirac, pur di non vedere all’Eliseo l’odiato Giscard d’Estaing, spostò i suoi voti a sinistra. La Le Pen potrebbe meditare un colpo non troppo diverso.

• C’è davvero tutta questa differenza, oggi come oggi, tra un candidato e l’altro? Voglio dire: con la crisi saranno tutti costretti a fare quello che si deve fare…

La vittoria di Hollande significherebbe probabilmente la fine dell’asse franco-tedesco e della politica tagli-e-tasse imposta dalla Bundesbank agli europei. Se vince Hollande comincerà la guerra al trattato europeo sul fiscal compact. Hollande vuole che la vecchia Banca europea d’investimenti venga messa in condizioni di finanziare la crescita (cioè far indebitare gli stati), che si emettano bond europei destinati agli investimenti e che si tassino le transazioni finanziarie. I primi due punti fanno strillare i tedeschi, l’ultimo gli inglesi. I socialdemocratici tedeschi potrebbero aiutare i compagni francesi al momento della ratifica del patto al Bundestag, il prossimo giugno. La vittoria di Hollande, in altri termini, mette a rischio anche la Merkel.

E lo spread?

Giurano tutti che, a vittoria socialista ratificata (12 maggio), la speculazione riprenderà alla grande i suoi attacchi contro l’euro, mirando stavolta alla Francia, il cui rating potrebbe essere declassato, a questo punto, anche da Moody’s e Fitch (Standard & Poor’s ha già tolto a Parigi la tripla A in gennaio). Uno dei temi ricorrenti della campagna elettorale di Sarkozy è stato: la vittoria di Hollande vanificherebbe in due giorni il nostro lavoro di cinque anni. Tesi tutta da dimostrare: Sarkozy ha portato il debito francese al 90% del Pil ed è poi probabile che lei abbia ragione: una cosa sono le promesse fatte da Hollande durante la campagna elettorale, un’altra la dura realtà che dovrà affrontare una volta insediato e preso atto che le casse sono effettivamente vuote.

• Chi sarà, eventualmente, il primo ministro di François Hollande?

Martine Aubry, cioè la segretaria del Partito socialista francese, figlia di Jacques Delors. Sa che in qualche modo i socialisti francesi sono abbastanza imparentati tra loro? Hollande è il marito separato di Ségolène Royal, la bella donna che sfidò Sarkozy nel 2007, uscendone battuta.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 23 aprile 2012]