La Gazzetta dello Sport, 20 aprile 2012
Il senso della guerra civile in corso nella Lega si riassume in questa domanda: è giunta l’ora oppure no di mettere in discussione Bossi fino al punto non solo di non farlo ricandidare alla segreteria nel congresso di fine giugno, ma di rimuoverlo da tutte le cariche (adesso è ancora presidente), sistemarlo in soffitta, ricordarlo magari nei monumenti e nelle storie scritte ma toglierlo dalla battaglia politica quotidiana e di lungo periodo? Ieri i veneti hanno fatto sapere che, forse, sarebbe meglio che il fondatore non si facesse vedere a far comizi dalle loro parti
Il senso della guerra civile in corso nella Lega si riassume in questa domanda: è giunta l’ora oppure no di mettere in discussione Bossi fino al punto non solo di non farlo ricandidare alla segreteria nel congresso di fine giugno, ma di rimuoverlo da tutte le cariche (adesso è ancora presidente), sistemarlo in soffitta, ricordarlo magari nei monumenti e nelle storie scritte ma toglierlo dalla battaglia politica quotidiana e di lungo periodo? Ieri i veneti hanno fatto sapere che, forse, sarebbe meglio che il fondatore non si facesse vedere a far comizi dalle loro parti. E ogni giorno, dalle indagini giudiziari, emergono elementi piuttosto imbarazzanti sul piano politico che sembrano suggerire l’idea blasfema che il Senatùr fosse al corrente della disinvoltura con cui si maneggiava il denaro e che non ignorasse le battaglie senza esclusione di colpi che i suoi amici del “cerchio magico” (al centro del cerchio c’è la moglie Manuela) conducevano contro Maroni. La tensione tra Bossi e l’uomo che probabilmente gli succederà è tale che ieri un incontro chiarificatore tra i due è stato annullato: Bossi è andato a fare il suo comizio ad Alessandria (il primo per la campagna di queste amministrative), Maroni ha partecipato a un’iniziativa benefica in Varese.
• Che cos’altro è uscito fuori ieri?
Calderoli avrebbe goduto di benefici pagati con i soldi del rimborso pubblico. Il capogruppo Reguzzoni – cerchista doc – avrebbe pagato una cena per festeggiare il compleanno di Bossi costata molte migliaia di euro. Reguzzoni avrebbe fatto fuori, dai conti del gruppo, 90 mila euro. Dico subito che tutt’e due le notizie, con le quali sono stati riempiti i notiziari di ieri, sono molto meno scandalose di quello che sembrerebbe.
• Perché?
Cominciamo da Calderoli. I carabinieri del Noe hanno scoperto che la Lega gli paga l’affitto di un appartamento in via Ugo Bassi a Roma, zona Gianicolo, 2.200 euro al mese. La posizione è buona, ma non siamo alla “vista Colosseo” di Scajola. Il prezzo è congruo (sono un centinaio di metri quadri). Calderoli ha dato spiegazioni rabbiose e convincenti: «Mi si infanga per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio dal costo di 2.200 euro al mese, quando io ne verso mensilmente 3.000 di euro alla Lega Nord. Ho fatto il mio dovere, lavorando e tanto. E tutto questo senza aver mai preso un euro di stipendio, per aver lavorato sette giorni su sette, tutte le settimane dell’anno. L’appartamento è stato dato in uso a me, come mia residenza e mio ufficio dove poter incontrare, anche riservatamente, i vertici del movimento e delle altre forze politiche. Buona parte dei decreti delegati del federalismo fiscale sono stati studiati e partoriti in quella sede. Io a Roma non ho fatto semplicemente il lavoro di senatore o quello di ministro, o meglio per quattro ministri avendo avuto anche le loro deleghe, ma ho dovuto svolgere al meglio quanto mi era richiesto dal movimento». Mi pare che, in questi termini, non solo non ci sia reato, ma l’uso del rimborso abbia l’aria di essere corretto. La triumvira Dal Lago ha solidarizzato in modo convinto col collega. Il terzo triumviro, cioè Maroni, invece è stato zitto. In questo clima anche i silenzi sono significativi.
• Reguzzoni?
La storia dei 90 mila euro spesi con la carta di credito del gruppo l’ha tirata fuori Gianluca Pini, deputato leghista e maroniano di ferro, per replicare a un dossier che, a suo dire, si stava preparando contro di lui dall’interno della Lega. Ha sparato la cosa a Omnibus, il talk show politico de La7. Reguzzoni, cerchista e già capogruppo del Carroccio a Montecitorio, gli ha risposto di avere tutte le ricevute, che i soldi sono stati per l’attività politica (resta da chiarire la presunta cena in onore di Bossi) e che i suoi investimenti in titoli di stato a reddito fisso (cioè niente Tanzania) fanno sì che ci siano adesso sul conto 2.031.156,62 euro. Tutto regolare, insomma, a parte il fatto che i due milioni e passa di euro investiti, anche se immacolati, sono sufficienti a far perdere ulteriormente la faccia ai leghisti. Il cittadino che tira la cinghia, in questo momento, vorrebbe vedere i partiti spogli come San Francesco.
• Come mai Bossi e Maroni si dovevano incontrare?
Per la storia raccontata da “Panorama”, secondo cui i cerchisti, Bossi consenziente, spiavano Maroni con la speranza di coglierlo in fallo.
• Ma è sicuro? E come mai è sempre “Panorama” a tirare fuori queste storie?
Già, furono loro anche a svelare le trame del cerchio magico col sito internet che accusava Maroni di essere massone. In ogni caso stavolta raccontano che Belsito aveva dato 2.700 euro (presi quasi certamente dai soldi dei rimborsi elettorali) a un investigatore privato perché indagasse su Maroni. Prima aveva informato Bossi. «E lui non mi ha detto niente». Molto difficile da gestire politicamente. Maroni ha detto: «Inizia una guerra termonucleare globale. Il dossier su di me l’ho visto ed è ridicolo». Parla di una barca ormeggiata a Portorosa in Sicilia (nel dossier si sostiene che stava a Portorose in Slovenia). Le spie (o la spia) di Belsito avrebbero aperto fascicoli anche su Gianni Fava, Gianluca Pini, Fabio Rainieri, tutta gente detestata dai cerchisti. Insomma, nella Lega è in corso una guerra civile.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 20 aprile 2012]