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 2012  aprile 18 Mercoledì calendario

La storia della Lega che si compra diamanti e oro è vera perché ieri l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, ha consegnato al suo partito 11 lingotti d’oro pesanti cinque chili, 11 diamanti chiusi in una confezione sigillata oltre all’Audi A6 con la quale andava in giro Renzo Bossi

La storia della Lega che si compra diamanti e oro è vera perché ieri l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, ha consegnato al suo partito 11 lingotti d’oro pesanti cinque chili, 11 diamanti chiusi in una confezione sigillata oltre all’Audi A6 con la quale andava in giro Renzo Bossi. L’operazione è stata perfezionata dall’avvocato genovese di Belsito, Paolo Scovazzi, che ha portato il materiale a Milano in macchina.

I magistrati a questo punto saranno contenti.

No, secondo loro ci sono ancora dei diamanti in giro. Gli 11 consegnati da Scovazzi non varrebbero i 200 mila euro che risultano agli inquirenti. I pm pensano che il resto sia nelle mani di Rosy Mauro e del senatore Piergiorgio Stiffoni (già nel comitato amministrativo della Lega), le cui firme compaiono nel documento bancario come destinatari dei preziosi. La Rosy Mauro ieri s’è iscritta al gruppo misto e ha lasciato il gruppo leghista del Senato. Ricorderà che il comitato federale l’aveva espulsa, su richiesta di Maroni («o lei o me»). Adesso i leghisti in Senato sono 24 e quelli del gruppo misto 11. Mi riesce difficile, tuttavia, immaginare questa senatrice che non fa quello che le dice Bossi.

Ha lasciato la vicepresidenza del Senato?

No. S’è dimesso invece il presidente del consiglio regionale lombardo, Davide Boni, implicato in una storia di tangenti per le aree edificabili del comune di Cassano d’Adda (corruzione e finanziamento illecito dei partiti). Intorno a Boni, un mese fa, Bossi e i suoi avevano fatto quadrato. Adesso è stato il partito a premere per un passo indietro, e Boni s’è rassegnato «per evitare strumentalizzazioni» e imitando il comportamento del suo segretario Bossi. «Ho deciso in totale autonomia. Da domani tornerò alla politica attiva, che mi mancava». Il nuovo presidente del consiglio regionale verrà scelto l’8 maggio. Probabilmente sarà Massimiliano Romeo, eletto nel collegio di Monza-Brianza.

• Ho letto che anche Renzo Bossi (“il Trota”) vuol tornare a fare il militante.

Sì, s’è fatto intervistare da “Diva e donna”. «In questi giorni sembra che io viva in ville con Ferrari e tutto il resto, invece abito con Silvia, la mia fidanzata, in un bilocale in provincia di Milano, 68 metri quadrati. Altro che ville di lusso. Sono tranquillo e sereno. Confido nella giustizia: non voglio entrare nei dettagli, ma dico solo che ho appena depositato in Procura, a Varese, i documenti. Mi sono dimesso anche se non sono indagato. L’ho fatto per liberare la Lega. Tornerò a fare il semplice militante. Mi sono candidato perché la Lega me lo ha chiesto, ora tornerò ad attaccare i manifesti. Mio papà ha dato tutto per questo progetto, io lo porto avanti. Ora vorrei sapere chi ha detto che avrei litigato con mio padre. È falso, i nostri rapporti sono ottimi. Continuo ad andare a casa a Gemonio tutti i giorni. Ho passato la Pasqua con i miei genitori». Un altro che gira come una trottola e si fa intervistare da tutti è Formigoni.

• In che senso “gira come una trottola”?

Ieri ha cominciato con La telefonata di Maurizio Belpietro, poi l’abbiamo visto su “Vanity Fair”, è seguita un’intervista a “Repubblica”, eccolo subito dopo al Salone del Mobile in Fiera (inaugurava ieri) e infine s’è accomodato vicino al direttore del “Corriere della Sera”, Ferruccio De Bortoli, e ha risposto alle domande dei giornalisti del quotidiano e in videochat a quelle che gli arrivavano dai lettori.

• Succo di tutte queste esternazioni?

«Sono limpido come l’acqua di fonte» eccetera. «I dieci consiglieri della Regione Lombardia sono indagati per i loro comportamenti personali. E in ogni caso non ci sono le sentenze, potrebbero essere tutti assolti». Sui viaggi ha risposto malamente al giornalista di “Repubblica” che gli chiedeva se avesse le ricevute dei rimborsi girati a Daccò (il ciellino che gli avrebbe pagato i viaggi e specialmente quello a Parigi da ottomila euro): «Chi è lei che fa questa domanda? Ha qualche incarico pubblico?». Ai lettori del “Corriere” ha poi detto: «Grazie a Dio ho la possibilità di pagare integralmente le mie vacanze e, semmai, di dare una mano agli amici meno abbienti». Della tempesta che lo circonda dà una lettura politica: «Mi colpiscono perché dopo aver abbattuto il governo Berlusconi, l’esperienza di governo Formigoni in Lombardia è la più importante dal punto di vista politico. C’è qualcuno che in questo momento cavalca l’onda antipolitica sperando di sbatter via tutti gli uomini e tutti i partiti che raccolgono ancora consenso popolare. Se perfino Bersani e Vendola arrivano a mettere in guardia contro l’antipolitica che vorrebbe spazzar via la politica... Io dico: la magistratura vada avanti a fare le sue indagini, ma nessun gruppo di potere si sostituisca alla magistratura anticipando le sentenze di condanna e mirando a sollevare l’odio popolare contro delle figure che, come nel mio caso, agiscono in maniera totalmente corretta. Io rimarrò qui fino al 2015». C’è poi un capitolo Minetti, piuttosto interessante. Formigoni dice di aver chiesto le referenze a don Verzé (la Minetti era igienista dentale al San Raffaele) e di essersi sentito rispondere: «È una ragazza acqua e sapone». Adesso, dice il governatore, farebbe un bel gesto se si dimettesse. «E se tornassi indietro non la ricandiderei di certo».


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 18 aprile 2012]