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 2012  aprile 17 Martedì calendario

Messo in mezzo dalla magistratura e da un articolo del “Corriere della Sera”, Roberto Formigoni ha convocato una conferenza stampa e dopo aver negato ogni addebito ha ammesso che è difficile prevedere se, in queste condizioni, si potrà andare avanti fino al 2015, scadenza naturale della legislatura lombarda

Messo in mezzo dalla magistratura e da un articolo del “Corriere della Sera”, Roberto Formigoni ha convocato una conferenza stampa e dopo aver negato ogni addebito ha ammesso che è difficile prevedere se, in queste condizioni, si potrà andare avanti fino al 2015, scadenza naturale della legislatura lombarda. Mentre parlava, oltre tutto, i pm stavano portando via altri documenti da via Bellerio (la sede della Lega) e facevano sapere che Rosy Mauro, il senatore Stiffoni e l’ex tesoriere Belsito s’erano rimpinzati di diamanti e oro con i soldi del finanziamento pubblico. Tutte accuse respinte anche queste, naturalmente.

Mi interessano di più i guai della Lega.

Ma niente. Secondo gli investigatori i tre succitati avrebbero acquistato con i soldi dei rimborsi elettorali 400 mila euro in diamanti e 200 mila euro in oro, equivalenti a cinque chili di lingotti. Banche venditrici: Popolare di Novara e Aleotti. I diamanti se li sarebbero divisi Stiffoni, Rosy Mauro e Belsito, il quale avrebbe tenuto per sé tutta la partita in oro. L’Ansa ha telefonato a Stiffoni e ha poi messo in rete la sua risposta: «Mi sono stancato. Credo che seguirò il consiglio del mio avvocato e andrò dai magistrati a spiegare tutto. L’accusa di aver acquistato diamanti mi fa ridere». Gli inquirenti parlano di «distrazione di fondi pubblici», anche se bisogna vedere: una volta finiti nelle casse delle forze politiche quei soldi sono ancora pubblici? Per rispondere bisognerebbe dare attuazione all’articolo 49 della Costituzione e definire lo stato giuridico dei partiti. Cosa che Alfano, Bersani e Casini dicono di voler fare dopo le amministrative. Ieri hanno presentato la loro riforma della legge sui rimborsi e oggi si capirà se si potrà approvare a tutta velocità in commissione oppure no.

Da che dipende?

Bisogna seguire l’iter normale se almeno 63 votano contro la procedura accelerata. In teoria non dovrebbero farcela: i leghisti sono 59 e i radicali 6. Ma in questi casi contano anche le assenze.

Hanno tagliato il contributo?

No, si limitano a pretendere bilanci certificati, prevedono sanzioni (fino al triplo della cifra) per gli usi impropri dei soldi, pubblicità per qualunque donazione superiore ai 5.000 euro. Ma non stavamo parlando della Lega?

Sì, lei aveva detto che anche Formigoni ammette la difficoltà di tirare avanti fino al 2015.

Ieri si sono dimessi l’assessore al commercio Stefano Maullu e quello allo Sport Monica Rizzi, troppo amica del figlio di Bossi. Anche se i nomi dei successori sono pressoché ufficiali (Margherita Peroni al Commercio e Luciana Ruffinelli allo Sport), il destino dell’amministrazione Formigoni appare davvero problematico. A questo punto sono nei guai con la giustizia Penati (Pd), Prosperini, Mirko Pennisi e Nicola Cristiani (Pdl), è sempre molto indagato Davide Boni della Lega. Per non parlare dell’assessore alla Sanità Antonio Simone, ciellino, finito in manette nell’indagine sulla Fondazione Maugeri. E poi sono uscite fuori chiacchiere sullo stesso Formigoni.

Che chiacchiere?

Si sarebbe fatto regalare parecchie vacanze dal faccendiere Pierangelo Daccò. Daccò era uno capace di farti pagare dalla Regione Lombardia quando avevi emesso fattura e quelli non si decidevano a saldarti. Ti rivolgevi a Daccò e Daccò ti dava una mano. I giudici pensano che abbia trovato lui il modo di creare i fondi neri del San Raffaele. Basta: questo bel tipo, di ambiente Cl, è amico da anni di Formigoni e gli avrebbe offerto parecchi viaggi in aereo (uno in particolare, da 8.000 euro, a Parigi) l’affitto di una villa ai Caraibi per 80-90 mila euro, ecc. Avrebbero beneficiato di queste regalie anche il fratello di Formigoni, Carlo, e la sua presunta compagna Anna Martelli, il segretario di Formigoni Alberto Perego, l’attore Renato Pozzetto, e chi sa chi altri. Prendendo per buona la ricostruzione dei giudici, era in questo modo che Daccò si conquistava la simpatia dei funzionari a cui spettava di decidere quale fornitore saldare e quale tenere sui carboni ardenti. Formigoni però nega tutto. Ecco la sua difesa, espressa in conferenza stampa: «Nessun problema, nessuna irregolarità ma soprattutto nessuna regalia: non ho mai ricevuto regalie e neppure un euro da nessuno. S’è trattato di una vacanza di gruppo come fanno tanti italiani. Io viaggio sempre in gruppo, e alla fine si fanno i conti. Verificherò comunque se quel viaggio (cioè il viaggio a Parigi da 8.000 euro - ndr) l’ho veramente fatto. Quello che è grave è la speculazione politica, il fango, l’attacco mediatico contro Roberto Formigoni e la Regione Lombardia, da cui mi difenderò. Il nostro buon governo dà fastidio a molti e in questo momento di crisi della politica a livello nazionale evidentemente c’è chi ha interesse a indebolire e denigrare l’amministrazione italiana più forte dopo il governo». Il governatore ha malamente concluso dando del «triste, sfigato e malinconico» al collega che sul “Corriere della Sera”, con una documentazione notevole, lo ha messo in questa difficoltà.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 17 aprile 2012]