La Gazzetta dello Sport, 15 aprile 2012
La Corte d’Assise d’Appello di Brescia, riunita nel salone di un grande albergo, ha confermato le assoluzioni per gli imputati della strage di piazza della Loggia, 28 maggio 1974, 38 anni fa
La Corte d’Assise d’Appello di Brescia, riunita nel salone di un grande albergo, ha confermato le assoluzioni per gli imputati della strage di piazza della Loggia, 28 maggio 1974, 38 anni fa.
• Come mai, dopo 38 anni, siamo ancora a questo punto?
E non è finita, perché i familiari delle vittime ricorreranno in Cassazione, dove quasi sicuramente perderanno per l’ennesima volta. Un lato grottesco di questa vicenda è che i familiari dovranno pagare le spese processuali. Tecnicamente, infatti, sono quelli che hanno perso. Veltroni ha rilasciato una dichiarazione in cui propone alle forze politiche, visto che sono tanto ricche, di farsi carico di questo costo.
• Sa che mi dà fastidio quando ci si lamenta di queste assoluzioni? Ma se gli imputati sono innocenti, che cos’altro avrebbero dovuto fare i giudici? Una sentenza di condanna, comminata magari a degli innocenti, avrebbe significato «fare giustizia»?
Guardi che non è così. Il presidente dell’Associazione che riunisce i parenti delle vittime, Manlio Milani, ieri ha detto: «L’esito di oggi è anche il risultato di come sono state condotte le prime indagini. Imputati che, in tre anni di processo, non si sono mai fatti vedere in aula. Ed era gente con un ruolo istituzionale, che avrebbe dovuto avere rispetto per le vittime di quel giorno». Milani, nella strage, ha perso la moglie di 32 anni. Tra gli imputati che avevano un ruolo istituzionale c’è il generale Delfino. È una storia molto italiana, molto oscura, molto aggrovigliata.
• Quanti morti?
Otto morti e 102 feriti. C’era una manifestazione antifascista in piazza della Loggia. Dieci giorni prima un giovane estremista di destra, Silvio Ferrari, era saltato in aria mentre trasportava una bomba. Ai funerali di costui, il giorno 21, fascisti e comunisti erano venuti alle mani. Il Comitato antifascista aveva allora annunciato questa manifestazione per il 28. Ed eccoci al 28: mentre la folla sostava in attesa scoppiò un’altra bomba, che qualcuno aveva nascosto in un cestino della spazzatura. Ammazzò otto persone. Ricordiamole: Giulietta Banzi Bazoli, anni 34, insegnante (era la cognata di Giovanni Bazoli); Livia Bottardi Milani, anni 32, insegnante; Euplo Natali, anni 69, pensionato; Luigi Pinto, anni 25, insegnante; Bartolomeo Talenti, anni 56, operaio; Alberto Trebeschi, anni 37, insegnante; Clementina Calzari Trebeschi, anni 31, insegnante; Vittorio Zambarda, anni 60, operaio.
• Lei non ha risposto alla prima domanda: come mai dopo 38 anni siamo ancora a questo punto?
Benedetta Tobagi, quando questi stessi imputati furono assolti in primo grado, scrisse: «la vicenda giudiziaria della strage è un labirinto composto di cinque fasi istruttorie e otto fasi di giudizio». Raccontata a volo d’uccello, la vicenda giudiziaria è questa: nel 1979 viene condannato all’ergastolo, perché ritenuto colpevole della strage, Ermanno Buzzi. Non è lui, in realtà, ad aver messo la bomba, ma deve sapere qualcosa perché prima della sentenza d’appello altri due terroristi di destra , Pier Luigi Concutelli – ordinovista, assassino del giudice Occorsio, oggi tornato libero – e Mario Tuti lo strangolano nel carcere di Novara adoperando i lacci delle scarpe. Combinazione: Buzzi era stato trasferito a Novara proprio allora, si potrebbe quasi dire perché i suoi carnefici facessero quello che dovevano fare. Tuti, intervistato dalla Rai due anni fa, disse: «Buzzi era un confidente dei carabinieri e un corruttore di giovani». Fatto sta che in appello, ed essendo Buzzi già cadavere, i giudici annullarono la prima sentenza. Poi la Cassazione annullò la sentenza dell’appello e dispose un nuovo appello per i coimputati, assolti di nuovo però nel 1985. Nuovo processo nel 1987 per due nuovi presunti colpevoli, Cesare Ferri e il bellissimo Alessandro Stepanoff che era fidanzato con Alba Parietti: assolti tutti e due nel 1989 e addirittura risarciti con 100 e 30 milioni di lire. Nel 1993, essendo venuto fuori il nome di un fascista veneto che faceva, come Buzzi, l’informatore dei carabinieri – Maurizio Tramonte, detto «la fonte Tritone» – si ritenne di ricominciare. I pm chiesero l’arresto di Tramonte, di Carlo Maria Maggi e di Delfo Zorzi (imputato e assolto anche per piazza Fontana, residente da allora in Giappone), poi anche del neofascista Gianni Maifredi (morto nel 2009) poi del generale dei carabinieri Francesco Delfino, che secondo l’accusa sapeva quello che sarebbe accaduto e non fece nulla per impedirlo. Venne a un certo punto coinvolto anche Rauti. Ma Maggi, Zorzi, Tramonte e Delfino sono stati assolti ieri. E Rauti era stato liberato dalle accuse già due anni fa. Quindi, responsabilità personali non ce ne sono. Ma responsabilità storicamente definite, invece, sì.
• Come sarebbe?
S’è capito che, come a piazza Fontana, sono stati i servizi segreti, servendosi di manovalanza nera, a mettere la bomba. Pensi che subito dopo lo scoppio, e con i cadaveri ancora in terra, la polizia diede ordine di lavare la piazza, modo sicuro per cancellare tracce essenziali. Il generale Delfino, benché avesse ricevuto informazioni piuttosto precise sul pericolo incombente, si trovava in effetti fuori città, e con lui gli altri alti papaveri delle forze dell’ordine: Brescia, quel martedì, era nelle mani di un vicequestore. Eccetera eccetera. I depistaggi e le “coincidenze” di tutta questa storia non si contano, così come per piazza Fontana. Sicché l’assoluzione, per quanto faccia rabbia, risulta comprensibile, addirittura inevitabile. Che vuole farci, è la storia di questo paese. [Leggi il 28 maggio 1974]
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 15 aprile 2012]