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 2012  aprile 13 Venerdì calendario

India, Bosusco liberato dopo 28 giorni nelle giungla

• Dopo 28 giorni di prigionia, ieri all’alba Paolo Bosusco è stato liberato dai maoisti nei monti del Daringibar. Era insieme a un giornalista della tv locale e a uno dei mediatori scelti dai guerriglieri, mentre la rete di disinformazione dei ribelli sparava a raffica nuvole di fumo permettendo agli uomini di Sabyasachi Panda di sparire nella giungla. «Prima di liberarlo chiedono la scarcerazione di un’altra detenuta», annunciavano le tv mezz’ora prima di accorgersi che l’ostaggio italiano era già sano e salvo a Bhubaneswar, a cinque ore di traffico e buche dal Daringibari. Bosusco ha perso dieci chili, è apparso stanchissimo e delimitato dalla malaria, ma non ha portato rancore ai suoi rapitori. «Sto bene, è stata come una vacanza pagata», le sue prime parole. [Brera, Rep] Rientrerà a Candove (Torino), dov’è nato, fra una decina di giorni. [Numa, Sta]  

• Ecco alcune frasi di Bosusco dalla conferenza stampa improvvisata dopo il rilascio: «Il rischio maggiore è stato lo scambio di ostaggi con un gruppo maoista più violento. Però ho avuto paura solo nei primi momenti dopo il rapimento, sentivo la responsabilità di chi era con me. Poi basta: ho sempre fatto lavori pericolosi, non sono uno che si spaventa facilmente. Ho più paura di vivere che di morire, non ho perso la freddezza. (…) Quando ci hanno catturati, li ho sentiti discutere se era il caso di ammazzarci o no. Panda diceva che non ha mai ammazzato nessuno, che non saprebbe uccidere nemmeno un pollo. Nel perseguire i suoi obiettivi però è spietato. (…) Sentivo di non essere stato lasciato solo. Una sensazione strana, io sono molto schivo. Sono povero, non sono abituato a stare al centro dell’attenzione. (…) Hanno buttato via i miei 22 anni di lavoro, di trekking nella giungla. Probabilmente in Orissa sono l’uomo che la conosce meglio di tutti. Ma ormai è finita, è tutto proibito: non potrò mai più lavorare qui, non sono uno che fa le gite nei parchi. In Italia mi dovrò cercare un lavoro. Magari scriverò un libro». [Brera, Rep]