Rassegna, 11 aprile 2012
Siria, timori per la riuscita del piano di pace di Kofi Annan
• La prima fase dell’ultimatum proposto in Siria dall’inviato delle Nazioni Unite Kofi Annan e della Lega Araba prevedeva per ieri il ritiro dell’esercito dalle città ribelli in attesa del cessate il fuoco definitivo e «senza pre-condizioni» entro le 6 di domani mattina. Così ieri mentre Annan visitava i rifugiati siriani nel campo di Yayladagi, nella Turchia che ne ospita oltre 24 mila, tanto Damasco quanto l’opposizione ribadivano le proprie rigide pre-condizioni. Assad si è piegato alle scadenze del piano di pace ma ha chiesto che i suoi nemici smettano di sparare e che i paesi stranieri non li finanzino più. I dissidenti, frammentatissimi, si dicono pronti al dialogo ma rifiutano di avviarlo con il presidente reo di una repressione da almeno 9 mila vittime. «Il regime ha iniziato il massacro, non tocca a noi smettere per primi di uccidere» afferma alla Cnn il comandante Abdullah Odah, disertore e anima del Free Syrian Army, il maggior gruppo armato dell’opposizione. Kofi Annan, che in serata è volato a Teheran, non molla. Ammette che «l’esercito siriano si è ritirato da alcuni siti, ma si è spostato in altri» e rivela che ad aprile l’esodo dei profughi siriani è arrivato a 770 persone al giorno. [Paci, Sta]