Rassegna, 7 aprile 2012
Wall Street Journal: «Monti si è arreso ai sindacati, non è la Thatcher»
• Scrive il Wall Street Journal che Mario Monti si è arreso ai sindacati cedendo sulla riforma del lavoro e dunque «è giunto il tempo di ritirare le lodi» al primo ministro italiano perché è finita «la speranza che il professore potesse essere un leader del calibro di Margaret Thatcher, capace di affrontare i moderni Scargill». Il premier italiano ha risposto con una lettera in cui sottolinea: «Non ho mai preteso di essere la Thatcher italiana. Dunque non ho obiezioni se voi mi ritirate il titolo». Secondo Monti, sulla riforma «sarebbe utile un’analisi approfondita piuttosto che giudizi affrettati». Il primo ministro italiano fa anche osservare, al giornale che aveva ospitato le critiche di Confindustria, che gli attacchi subiti dai principali sindacati sono la dimostrazione di quanto sia stata equilibrata la modifica proposta. Intanto il settimanale economico francese Les Echos scrive che le ricette di Monti su liberalizzazione e innovazione «sono quelle proposte nel 2008 dalla commissione Attali» (della quale faceva parte lo stesso Monti) e rimaste in parte lettera morta in Francia mentre in Italia potrebbero essere realizzate. L’apprezzamento è stato notato con soddisfazione a Palazzo Chigi. [Griseri, Rep]
• In serata dai microfoni del Tg1Monti spiega: «Il Pd e certi sindacati chiedevano l’obbligo di reintegro» sui licenziamenti per motivi economici. Mentre la modifica alla legge - chiarisce - non lo prevede: «Solo nel caso in cui il motivo economico sia manifestamente insussistente il giudice può, e non deve, decidere per il reintegro». [Semprini, Rep]