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 2012  aprile 06 Venerdì calendario

Bossi non è più segretario della Lega Nord

• Alle 16.30 di ieri Umberto Bossi ha rassegnato le proprie «irrevocabili» dimissioni di fronte allo stato maggiore della Lega in seguito allo scandalo sui soldi che l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito avrebbe versato alla sua famiglia. Ha detto Bossi: «Mi sono messo a piangere, poi ho smesso perché ho visto che piangevano tutti. Io ero solo d’intralcio, era inutile per me restare. Sono andato al consiglio, nessuno mi ha chiesto le dimissioni ma mi sembrava doveroso farlo», comunque «il fatto che io abbia dato le dimissioni non vuol dire che io scompaia. Se lo scordino. Resto nella Lega, da ultimo sostenitore o da segretario io resto sempre a disposizione della causa». Sempre Bossi, nominato presidente dal consiglio «federale», decide che ci sarà il congresso federale il primo weekend di ottobre. Nel frattempo, il Carroccio sarà retto da un triumvirato: Roberto Maroni, l’ex presidente della Provincia di Vicenza Manuela Dal Lago e Roberto Calderoli (poco più tardi, tuttavia, le agenzie scrivono che anche Calderoli sarebbe stato beneficiato dalle casse di partito). Decisa anche la sostituzione di Belsito con l’ex sottosegretario vicentino Stefano Stefani. D’ora in poi, inoltre, i conti della Lega dovranno essere sottoposti al vaglio di una società di consulenza esterna. In serata Bossi cerca di placare dei militanti che hanno dato del traditore a Maroni e ai microfoni di Tgcom: «Non è vero che Maroni sia un traditore». [Cremonesi, Cds]

• «La cazzata più grande l’ho fatta io, tutta da solo: non avrei dovuto far entrare i ragazzi in politica. Qualcuno me lo aveva anche detto: “Umberto, devi scegliere tra la Lega e i figli”. Lo sapevo anch’io, avrei dovuto scegliere la Lega. I figli potevano fare qualcosa d’altro» (Bossi). [Cremonesi, Cds]

• I commenti. Per Berlusconi le dimissioni di Bossi sono «un colpo al cuore, una botta. Niente sarà più come prima, tutto cambierà». Suo dubbio: «Contro Umberto e la Lega è stata messa in atto un’operazione politico-giudiziaria: è una vicenda con molte zone d’ombra». Per Antonio Di Pietro, leader Idv «le dimissioni sono un atto dovuto. Il problema è il finanziamento pubblico ai partiti, abbiamo depositato un quesito referendario per abolire la legge». Maurizio Gasparri rilancia: «Siamo sorpresi e amareggiati. Ma ci sono altre vicende misteriosamente rimosse, come i presunti finanziatori nella sede Udc o le case nella disponibilità di Di Pietro e di altri politici». Marco Follini: «Atto dovuto anche se tardivo: mi riesce difficile considerarlo generoso e spontaneo. I tribuni dell’antipolitica altrui si rivelano il più delle volte di gran lunga peggiori dei bersagli contro cui scagliano le loro frecce». Paolo Ferrero: «Ladroni a casa nostra. Questo dovrebbe essere il nuovo slogan della Lega Nord». [Menicucci, Cds]