La Gazzetta dello Sport, 25 marzo 2012
I Talebani hanno attaccato una nostra postazione nel Gulistan e hanno ammazzato alla fine un nostro soldato, lasciando sul terreno anche cinque feriti, due dei quali molto gravi
I Talebani hanno attaccato una nostra postazione nel Gulistan e hanno ammazzato alla fine un nostro soldato, lasciando sul terreno anche cinque feriti, due dei quali molto gravi. Elicotteri Mangusta, alzatisi in volo, hanno risposto al fuoco e, secondo notizie non confermate, gli attaccanti sarebbero stati tutti uccisi. Il nostro caduto si chiama Michele Silvestri, era sergente nel 21mo Reggimento Genio Guastatori di Caserta, avrebbe compiuto 34 anni il prossimo 17 maggio. Abitava a Monte di Procida, in provincia di Napoli. Lascia la moglie e un figlio di otto anni, a cui si sono indirizzate le condoglianze di Napolitano e delle altre autorità dello Stato. Era arrivato in Afghanistan lo scorso 14 marzo e sarebbe tornato a casa tra sei mesi. Dei cinque feriti, sono in condizioni serie Monica Graziano e Nicola Storniolo, del 1° Reggimento Bersaglieri di Cosenza, trasferiti in elicottero all’ospedale da campo di Delaram insieme con due commilitoni meno gravi. Il quinto soldato è stato colpito lievemente.
• Vorrei qualche altro dettaglio su questa battaglia. Perché è stata una battaglia, vero?
Sì. Il Gulistan, comprendente le quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah, è una delle aree più pericolose tra quelle affidate agli italiani, 24 mila chilometri quadrati abitati da appena 130 mila persone. Ci sono due fortini incastrati tra il deserto e le montagne. Uno è lo Snow, dove venne ucciso l’alpino Miotto. L’altro è l’Ice, dove c’è stato l’attacco di ieri. Qui ci sono uomini della Brigata Garibaldi del 1mo Reggimento Bersaglieri di Cosenza e quelli del 21mo Reggimento Genio di Caserta, oltre ad unità di altri reparti. Proprio in questi giorni la Brigata Garibaldi sta rilevando dalla Brigata Sassari il comando della Regione ovest della missione Isaf della Nato, sottoposta a responsabilità italiana. L’attacco, a colpi di mortaio, è cominciato di mattina, senza risultati apprezzabili. Ma nel pomeriggio – alle due e mezza nostre, le 18 locali – la mira talebana s’è fatta più precisa e parecchie bombe sono finite nel fortino. Silvestri sarebbe stato dilaniato dalle schegge. È a questo punto che si sono alzati gli elicotteri Mangusta, mettendo fine all’attacco. Stiamo riferendo la versione ufficiale del ministero della Difesa.
• Come dobbiamo interpretare questa inattesa offensiva?
Non era così inattesa. Intanto i servizi ci avevano avvertito già un mese fa, consegnando al Parlamento una relazione in cui si parlava di «cornice di sicurezza estremamente precaria», di «elevato livello di minaccia», di criticità che «sembrano destinate a durare nel breve medio-termine», di processo di transizione che «rischia di fallire in assenza di adeguati progressi in tema di governance e sviluppo socio-economico». A dir la verità, non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di questo avvertimento della nostra Agenzia: è semplicemente cominciata l’offensiva di primavera, quest’anno tanto più importante perché sono in corso in Qatar le trattative tra americani e talebani per arrivare ad una soluzione del conflitto.
• Americani e talebani stanno trattando?
Sì, il capo dei talebani, il mullah Omar, ha piazzato la propria sede diplomatica in Qatar. Qui gli emissari dei due schieramenti discutono. È una trattativa difficile, perché Omar – forte del controllo dell’80 per cento del paese (le campagne, perché le grandi città gli sono precluse dalla soverchiante forza alleata) - vuole che sul territorio afghano non rimanga neanche un soldato straniero, e concede, fino a questo momento, solo qualche ispezione Onu. Gli americani e i loro alleati (tra cui gli italiani), che hanno riconosciuti ai Talebani lo status di nazione con cui trattare, sono invece impegnati a restare in Afghanistan fino al 2014 e a continuare in qualche modo nell’assistenza al regime attuale. Si tratta di completare la preparazione dei poliziotti e dei soldati locali, un compito nel quale del resto siamo impegnati anche noi da molto tempo.
• L’attacco talebano non potrebbe essere stato causato dalla decisione del ministro Di Paola di consentire ai nostri caccia di bombardare? Una decisione presa oltre tutto senza l’avallo del Parlamento?
No, i Talebani sono del tutto indifferenti a queste cose.
• Che bilancio si può fare della missione a questo punto? Si potrebbe vincere?
Vincere è impossibile. Non so nemmeno in che consisterebbe, concretamente, la “vittoria”. Gli americani hanno grossi problemi economici e hanno tagliato il budget del Pentagono: Panetta, il segretario alla Difesa, ha chiesto uno stanziamento di 525 miliardi di dollari per il 2013 più altri 88,4 miliardi da destinare all’Afghanistan. Sono 614 miliardi in tutto, il 9% in meno rispetto al 2012. Lo stanziamento per l’Afghanistan dell’anno scorso era stato di 125 miliardi. Anche il contingente Usa è destinato a scendere da 90 mila a 67 mila militari. L’Italia ha in questo momento laggiù 3.952 soldati. La missione è stata rifinanziata alla fine di gennaio per 780 milioni (più di due milioni al giorno). Hanno votato tutti a favore, tranne Idv e Lega.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 marzo 2012]