Rassegna, 24 marzo 2012
Licenziati a Melfi perché sindacalisti
• Sono state rese note ieri le motivazioni della sentenza (del 23 febbraio) che ha condannato la Fiat al reintegro dei tre operai licenziati a Melfi nel luglio 2010. Per la Corte d’appello di Potenza, che ribalta il giudizio di primo grado, i licenziamenti di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano «nulla più che misure adottate per liberarsi di sindacalisti che avevano assunto posizioni di forte antagonismo». È l’opposto di quanto ricostruito nel primo dibattimento, su quel che accadde la notte del 6-7 luglio 2010 alla Sata. Allora era stata la Fiat a veder riconosciute le proprie ragioni dal giudice del lavoro: il licenziamento dei tre operai non aveva niente a che vedere con la loro appartenenza alla Fiom, ma con il loro aver volontariamente bloccato la produzione e il lavoro della maggioranza dei dipendenti. La Fiat è tornata a pagare lo stipendio ai tre, ma ha già comunicato che «non intende avvalersi della loro collaborazione» riammettendoli in fabbrica.