La Gazzetta dello Sport, 21 marzo 2012
Un’intera giornata di riunioni, cominciata alle 9 del mattino dopo un vertice la sera prima con i sindacati al ministero del Lavoro durato fino a mezzanotte, si è conclusa alle otto e mezza di ieri sera con una conferenza stampa di Mario Monti ed Elsa Fornero dalla quale abbiamo appreso che: sull’impianto della riforma del mercato del lavoro c’è un assenso generale; sulla riscrittura dell’articolo 18 resta il dissenso della Cgil
Un’intera giornata di riunioni, cominciata alle 9 del mattino dopo un vertice la sera prima con i sindacati al ministero del Lavoro durato fino a mezzanotte, si è conclusa alle otto e mezza di ieri sera con una conferenza stampa di Mario Monti ed Elsa Fornero dalla quale abbiamo appreso che: sull’impianto della riforma del mercato del lavoro c’è un assenso generale; sulla riscrittura dell’articolo 18 resta il dissenso della Cgil. Molti altri dettagli devono essere messi a punto e per questo è indetta una nuova riunione per giovedì, ore 16, e cioè il giorno dopo il direttivo della Cgil e il giorno prima del varo della riforma in consiglio dei ministri. La conferenza stampa, oltre a chiar meglio le cose che i giornali hanno scritto nei giorni precedenti, ha fornito però due novità assolute e di grande rilievo. La prima, tutta politica: Monti ha detto che le parti sociali sono state semplicemente consultate e che non ci sarà nessun accordo e nessuna firma in nessun caso: l’unico interlocutore possibile per questo governo è il Parlamento, qualunque atto che suoni concertativo alla vecchia maniera è da escludere. Le parti – ha aggiunto Monti – un tempo si incontravano e facevano accordi tra di loro, avendo il governo come mediatore e senza preoccuparsi della copertura finanziaria delle cose che decidevano. È un’epoca finita: l’unica istanza che può darci un via libera o fermarci – ha sostanzialmente detto il premier - è il parlamento. Si tratta, per il posto che i sindacati hanno avuto finora nel sistema italiano, di una rivoluzione copernicana, anticipata peraltro già dalla linea seguita dal governo sulle pensioni. La seconda novità, dalle conseguenze sociali incalcolabili: saranno obbligati ad andare in permesso alla nascita di un figlio anche i padri, nell’ambito dei primi tre anni di vita del bambino. Questo significa non solo che gli uomini dovranno stare a casa a cambiare i pannolini del piccolo (mentre magari la madre andrà a lavorare), ma soprattutto che la “discriminante maternità” che rende tanto difficile alle donne trovare un posto di lavoro, varrà anche per i maschi. Il permesso di paternità, ripetiamo, sarà infatti obbligatorio.
• Che conseguenza può avere l’opposizione della Cgil alle modifiche dell’articolo 18?
Soprattutto quella di mettere in imbarazzo Bersani e il Pd quando si tratterà di votare non si sa ancora se un decreto legge o una legge delega. Monti ha detto che giovedì prossimo non ci sarà spazio per nuovi interventi su quella norma dello Statuto dei lavoratori: così è e così rimarrà in ogni caso (a parte le eventuali modifiche in Parlamento).
• Com’è fatto a questo punto questo articolo 18?
Se ti mandano via perche sei ebreo o perché fai troppo il sindacalista (licenziamento discriminatorio), il provvedimento è nullo e sei reintegrato immediatamente. Se ti licenziano perché il lavoro che prima facevi tu lo fa adesso una macchina, te ne vai con un risarcimento di 15-27 mensilità e non puoi farci niente (licenziamento per motivi economici). Se ti licenziano perché hai rubato o perché non spegni la luce prima di andare via (licenziamento disciplinare), sarà il giudice a decidere se devi essere reintegrato o risarcito. Però l’articolo 18 si estende a tutte le imprese, anche a quelle con meno di 15 dipendenti. Quindi i padroncini che mobbizzano le cassiere dovranno stare molto attenti.
• Che mi succede se resto senza lavoro?
La cassa integrazione ordinaria rimane, quella straordinaria pure, finisce invece la cosiddetta mobilità, quel pezzo del welfare che riguarda i lavoratori rimasti senza posto. Per costoro, invece dei quattro anni teorici di assistenza, si provvederà con un assegno di 1.119 euro per 6 mesi, ridotto del 15% per gli altri sei mesi. Se il lavoratore ha più di 54 anni, saranno ammessi altri sei mesi di soccorso con un ulteriore taglio del 15%. Il trattamento di mobilità riguarda oggi quattro milioni di lavoratori. Questo nuovo Aspi (Assicurazione Sociale Per l’Impiego) sarà invece erogabile a tutta la platea dei 12 milioni di lavoratori dipendenti. La Fornero ha spiegato che il nuovo sistema vuole incentivare i lavoratori a trovarsi un altro posto al più presto.
• E al momento di essere assunto?
Le imprese potranno/dovranno ricorrere a un contratto dominante, uguale per tutti. In un primo periodo di tre anni, dedicato all’apprendistato, il lavoratore potrà essere mandato via, in forme che non sono ancora state spiegate. Dopo questi tre anni, il contratto diventerà a tempo indeterminato. Il ricorso a forme di contrattualizzazione più flessibili (contratti a progetto, lavori somministrati, a chiamata ecc.) sarà più costoso per le imprese di un 1,4%, parzialmente restituibili se il contratto flessibile sarà trasformato in un’assunzione a tempo indeterminato.
• Quanto costerà tutto questo?
Il sistema andrà a regime nel 2017. La Fornero ieri sera ha detto che bisognerà trovare 1,7-1,8 miliardi.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 21 marzo 2012]