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 2012  marzo 16 Venerdì calendario

Eccoci qui a scrivere l’articolo sulla benzina, un argomento di cui ci occupiamo ciclicamente. Stavolta la notizia è grossa: in questo week-end potremmo raggiungere la fatidica quota dei due euro al litro

Eccoci qui a scrivere l’articolo sulla benzina, un argomento di cui ci occupiamo ciclicamente. Stavolta la notizia è grossa: in questo week-end potremmo raggiungere la fatidica quota dei due euro al litro.

A parte il fatto che all’automobile ho rinunciato, perché questa quota sarebbe fatidica?

Si tratta di psicologie. In America, la quota fatidica è di quattro dollari a gallone: se si supera quel livello, significa che la benzina è un problema e che il prezzo avrà ricadute sulle scelte politiche degli elettori. Adesso in Usa è mediamente a 3,65 dollari (calcoli di Holman Jenkins sul “Wall Street Journal”), un prezzo che, depurato dall’inflazione, è in termini reali uno dei più alti della storia americana. Jenkins lo ha ritrovato alla fine della prima guerra mondiale (boom dei consumi militari, blocco di certe rotte internazionali), nel 1979 (shock energetico seguito alla caduta dello scià e all’avvento di Khomeini), l’anno scorso durante la rivoluzione in Libia.

• Quali fatti hanno spinto ancora su il prezzo?

In Italia gli aumenti degli ultimi giorni sono stati provocati soprattutto dal fisco regionale, col picco delle Marche dove le tasse pesano ormai per un euro al litro. I soliti calcoli delle associazioni dicono che per le famiglie la benzina a due euro significa un costo di 16 euro al mese in più (se si fanno due pieni). Martino Landino, della Faib (i benzinai della Confesercenti) stima che ogni aumento dell’1% del prezzo della benzina provochi un aumento generalizzato dello 0,2% negli altri beni di consumo, trasportati in genere su gomma. Altissimi i lamenti degli agricoltori, che pagano il loro gasolio il 130% in più, da 0,49 euro al litro del gennaio 2010 all’1,13-1,15 di adesso.

• Però, a rigore, ai due euro non ci siamo ancora arrivati.

Ieri sul territorio i prezzi praticati hanno registrato punte massime di 1,965 euro/litro per la verde e di oltre 1,8 euro/litro per il diesel, mentre le medie nazionali sono a 1,859 e 1,769. Cioè 671 e 695 euro per mille litri. I margini lordi delle compagnie petrolifere sarebbero oltre tutto inferiori alla media dei tre anni precedenti, rispettivamente per circa 3 centesimi e per oltre 1 centesimo. Il quadro per compagnia è il seguente: Eni ha aumentato ancora una volta i prezzi raccomandati di benzina e diesel di 0,5 centesimi facendo salire il bilancio dell’ultimo mese a circa 7 centesimi per il prodotto leggero e a quasi 3 centesimi per quello pesante. Esso ha ritoccato all’insù di 0,5 centesimi la sola verde, Shell ha applicato l’aumento di 1 centesimo su entrambi i prodotti, Tamoil e TotalErg si sono mosse con 0,9 e 0,7 centesimi per quanto riguarda la benzina.

• Parlando della storia del prezzo americano si vede però che a far andar su il costo della benzina sono soprattutto cause internazionali.

Sì, la prima di queste cause è che l’euro si è indebolito sul dollaro. E siccome il petrolio si commercia solo in dollari, l’aumento di valore del dollaro ha avuto conseguenze sui prezzi dei carburanti (per capirci: non si può comprare petrolio se prima non si comprano dollari). La seconda ragione è che in giro c’è meno greggio: mancano dal mercato 750 mila barili di petrolio al giorno, risultato della reazione iraniana alle sanzioni (-550 mila barili) e delle crisi in Siria, Sudan meridionale e Yemen. La terza di questa ragioni è la sensazione generale che tra Iran e Israele prima o poi succederà  qualcosa con conseguenze difficilmente immaginabili per l’approvvigionamento energetico. Quarta ragione, come al solito, la Cina: sempre temendo una guerra in Iran, a febbraio Pechino ha acquistato 5,95 milioni di barili di greggio al giorno, con un aumento del 18,5% rispetto all’anno precedente. Nell’ultimo trimestre del 2011 i cinesi avevano aumentato le loro scorte con prudenza, nel 2012 invece si sono dati ad accumulare in maniera forsennata, moltiplicando le importazioni da Riad e acquistando centinaia di petroliere in navigazione da Medio Oriente, Russia e Africa, navi che avevano a bordo greggio imbarcato in gennaio e febbraio. Sono tutti fatti che rendono felice Putin, il quale pareggia il bilancio col barile a 118 dollari e farà festa col barile a 150, quota che si prevede non troppo lontana (ieri il Brent era a 124,36, il WTI a 105,87).

Non succederà che, a un certo punto, molleremo tutti la macchina?

È già successo. Nel rapporto Aci-Istat dello scorso dicembre leggiamo: «Si riducono i giorni di utilizzo, si riducono gli spostamenti giornalieri anche quelli micro (meno di un chilometro). Il motivo oggettivo di questi nuovi comportamenti è la crescita costante del prezzo della benzina». Calo del numero dei giorni in cui si usa la macchina (4,6 alla settimana nel 2011 contro i 5,1 del 2010), diminuzione del numero medio degli spostamenti (3,2 alla settimana rispetto ai 4,1 del 2010), riduzione anche degli spostamenti inferiori al chilometro (0,3 rispetto agli 0,6 del 2010). Senza dimenticare che la vendita di auto nuove è calata del 20 per cento rispetto al 2009.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 16 marzo 2012]