15 marzo 2012
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Biografia di Alberto Braglia
Modena 23 aprile 1883 – Modena 5 febbraio 1954. Ginnasta. Penultimo dei sei figli di un muratore di Campogalliano, balbuziente, primi allenamenti nel fienile di casa, dodicenne garzone di fornaio che sapeva appena leggere e scrivere fu proposto dai genitori alla leva della Fratellanza, dove il maestro Carlo Frascaroli lo incluse tra gli allievi del “Ginnasio” della Panaro. Temprato dagli allenamenti in una soffitta vicino casa in cui sperimentò per mesi arditi passaggi su rudimentali attrezzi di sua costruzione, una predilezione per cavallo con maniglie e parallele, esordì a Bologna nel 1900 classificandosi all’ultimo posto ma due anni dopo fece tutt’altra impressione nel concorso internazionale di Firenze e nel 1903 vinse la medaglia d’argento nella prova a squadra dell’Europeo di Marsiglia per poi imporsi a Mons (Belgio) in tutti gli esercizi. Due secondi posti ai Giochi intermedi di Atene 1906 (concorso individuale su 5 e 6 prove), battuto soltanto dal francese Pierre Payssé nonostante il terribile mal di mare sofferto durante il viaggio in nave verso la Grecia, al ritorno a Modena fu ricevuto dal re Vittorio Emanuele III e premiato con un posto da operaio alla Manifattura Tabacchi (il poeta Angelo Fortunato Formiggini – detto Formaggino – gli dedicò un componimento). Oro alle Olimpiadi di Londra 1908 (concorso su 7 prove), i giudici lo classificarono sottolineando il punteggio massimo con gli aggettivi “perfetto”, “meraviglioso”, “insuperabile”. Debutto nello spettacolo col gruppo acrobatico “La Famiglia Panciroli”, messosi in proprio si esibì il 23 aprile 1910 al teatro Storchi di Modena con lo show “La torpedine umana”: prima esibizione segnata dall’insuccesso, nella seconda, lanciato a gran velocità dalla galleria con un carrello per partire in volo al momento dell’arresto ed afferrare un trapezio, mancò la presa rovinando pesantemente al suolo. Guarite le fratture e riqualificato dilettante, alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 vinse l’oro individuale e a squadre. Scrisse sulla “Gazzetta dello Sport” del 19 luglio l’inviato speciale Arturo Balestrieri: «(...) non appena i nostri furono visti lavorare, la voce pubblica indicava come certissimo vincitore il Braglia. Ed il Braglia, come sempre, fu splendido, e con sicurezza meravigliosa eseguì quegli esercizi che stupirono nuovamente la giuria, il pubblico ed i reali stessi, che dalle tribune non cessavano di esprimere la loro ammirazione per il grande italiano che, agli attrezzi, ha voluto per la terza volta conquistare il lauro olimpico, fatto assolutamente nuovo e mai accaduto nella storia delle moderne olimpiadi». Tornato allo spettacolo nel 1914, portò in teatro le imprese di due personaggi ideati da Sergio Tofano per il “Corriere dei Piccoli”, Fortunello e Cirillino (interpretato dal bambino contorsionista Ettore Valente, portato in scena chiuso in una valigia): grande successo, andò in tournée in tutta Europa, premiato dagli applausi dei reali d’Inghilterra e dello zar di Russia. Quattro anni negli Stati Uniti a 500 dollari la settimana, tornato in Italia comprò un bar e un podere, ma con la guerra perse tutto (le bombe gli distrussero una casa a Bologna e una a Modena). Nel 1950, ormai indigente e ricoverato in un ospizio, fu riconosciuto da un giornalista che convinse il comune di Modena ad assicuragli un piccolo stipendio come custode della palestra che portava il suo nome. Morì di trombosi dopo che il Coni gli aveva assegnato una piccola pensione: camera ardente nella grande palestra della Panaro, ventimila persone parteciparono al suo funerale (lo scultore Alfredo Gualdi ne riprese la maschera per scolpirne un busto in bronzo). Lo stadio di Modena porta il suo nome. [Gds 1906; Ferretti–Frasca 2008; Treccani 2005; Sta. 6/2/1954.