La Gazzetta dello Sport, 14 marzo 2012
È un anno che l’opposizione siriana ha chiesto al presidente Assad riforme e democrazia e da allora a oggi sono state ammazzate, secondo l’Onu, ottomila persone e tra queste molti bambini e molte donne
È un anno che l’opposizione siriana ha chiesto al presidente Assad riforme e democrazia e da allora a oggi sono state ammazzate, secondo l’Onu, ottomila persone e tra queste molti bambini e molte donne. Per l’opposizione siriana i morti ammazzati sono novemila. Il presidente dell’Assemblea generale, Nassir Abdulaziz al-Nasser, ha dichiarato: «In Siria le violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche».
• Ieri, su internet, si sono viste delle fotografie tremende.
Sì, i cadaveri di almeno 25 o 26 bambini e di 21 donne. Mutilati, bruciati, torturati prima di essere finiti a colpi di mitra. Le foto li fanno vedere a mucchi, malamente nascosti dalle coperte colorate che si adoperano da quelle parti. Alcuni sono stati identificati, la maggior parte no. Hanno il cranio spaccato, le mani bucate, a quello manca un occhio e gli esce materia cerebrale, c’è quell’altro con la gola tagliata, quel terzo col buco in testa… Ripeto: donne e bambini, ridotti così durante la presa di Homs, caduta due settimane fa dopo un assedio durato 27 giorni. Si sapeva che i governativi, una volta entrati a Karm az Zeitun – uno dei quartieri della città a maggioranza sunnita -, s’erano dedicati alla caccia all’uomo, ma si pensava che non fossero riusciti a sopprimere più di 17 ribelli, tant’è vero che la Croce rossa internazionale e quella siriana erano potute entrare in città e soccorrere i quattromila abitanti che non erano ancora scappati, che erano rimasti tappati in casa. E invece…
• Cioè, i soldati di Assad hanno dato la caccia alle donne e ai bambini?
Evidentemente, sì. Si prefiggevano l’obiettivo di terrorizzare la popolazione attraverso la diffusione delle foto e dei video. L’agenzia governativa Sana sostiene che il massacro è stato compiuto da «terroristi», i quali avrebbero poi mandato le immagini alle tv panarabe al Jazeera e al Arabiya. Suppongo che gli uomini di Assad definiscano con la parola “terroristi” tutta l’opposizione.
• Come mai in un anno non si è riusciti ad aver ragione di quel regime sanguinario?
Non solo non si è riusciti a rovesciarlo, ma lo scorso 26 febbraio – una domenica – i siriani hanno approvato mediante referendum la nuova Costituzione, nella quale si ammette la pluralità dei partiti politici e si indicono elezioni entro 90 giorni. Le elezioni dovrebbero effettivamente tenersi il prossimo 7 maggio. Gli americani le hanno subito definite «ridicole». Le parole testuali di Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato americano: «Il voto per un parlamento che non è altro che una camera di registrazione, nel mezzo delle violenze cui stiamo assistendo in tutto il Paese, è ridicolo».
• La comunità internazionale non può intervenire?
C’è l’opposizione di Cina e Russia, a cui non garba che un rovesciamento di Assad consegni agli americani una postazione strategicamente essenziale, e che oggi è fortemente sostenuta dall’Iran. Sciiti a Teheran e sciiti a Damasco, sia pure nella versione minoritaria costituita dagli alawiti. Non c’è questione di petrolio, di cui la Siria è poco provvista. La faccenda è puramente stategica. A parte il fatto che una risoluzione Onu che autorizzasse l’intervento dei caschi blu per metter fine ai massacri interni sarebbe un pericoloso precedente: Pechino e Mosca, quando gli pare il momento, non esitano certo a massacrare i loro. C’è adesso però un tentativo di mediazione di Kofi Annan, incaricato dalle Nazioni Unite e dalla Lega araba. Annan ha incontrato Assad e gli ha chiesto la fine della violenza e l’apertura di corridoi umanitari, sentieri etici attraverso cui mettere in salvo i feriti e favorire l’esodo di chi vuole andarsene. Sarebbe una prima mossa, un primo segnale di buona volontà. Ma mi pare impossibile che Damasco possa accettarlo. Finora i siriani fuggiti sono 230 mila. Assad ha fatto minare i confini con il Libano e la Turchia per scoraggiare le fughe. La Bbc ha intervistato uno sminatore professionista, il quale ha sostenuto di aver disinnescato 300 ordigni nell’area di Hasanieih.
• Dica la verità: il paese è tutto contro Assad, il quale sta in piedi solo grazie alla resistenza di un pugno di uomini ferocissimi e armati fino ai denti.
No, non è così. Anche se qui si vede un’altra versione della lotta tra la maggioranza sunnita e la minoranza sciita, il 70 per cento del Paese starebbe ancora con Assad e solo un 30 per cento dalla parte dei ribelli. Così scrive da ultimo il New Yorker, nell’ultimo servizio da laggiù firmato da Jon Lee Anderson. Laggiù non è solo questione di sciiti e sunniti, ci sono 47 etnie e un buon dieci per cento è cristiano (e sta di preferenza con Assad). Tra i ribelli si sono infiltrati – questo è ormai certo – i fondamentalisti di al Qaeda e i membri più combattivi dei Fratelli Musulmani. Quindi, un’altra delle ragioni per cui l’Occidente – pur esecrando la carneficina – esita a far cadere sul serio Assad è questa: che il prossimo regime potrebbe esser peggio dell’attuale.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 14 marzo 2012]