La Gazzetta dello Sport, 9 marzo 2012
La storia dell’ingegner Franco Lamolinara, rapito l’anno scorso da un commando di terroristi nigeriani, è finita male: i sequestratori hanno reagito a un blitz della polizia locale ammazzando Lamolinara e l’altro ostaggio, l’ingegnere inglese Christopher McManus
La storia dell’ingegner Franco Lamolinara, rapito l’anno scorso da un commando di terroristi nigeriani, è finita male: i sequestratori hanno reagito a un blitz della polizia locale ammazzando Lamolinara e l’altro ostaggio, l’ingegnere inglese Christopher McManus. L’operazione era stata autorizzata dal primo ministro Cameron. Invece le autorità italiane sono state avvertite quando l’operazione era già cominciata. Cameron ha telefonato a Monti, che stava rientrando in aereo da Belgrado, per dirgli che gli dispiaceva moltissimo.
• Mi si attorciglia lo stomaco.
Capisco. Se avessero chiesto l’autorizzazione anche agli italiani, che cosa avremmo risposto? Non risulta dalla nota di Palazzo Chigi che al rammarico di Cameron sia seguita almeno una protesta italiana. E tuttavia: Lamolinara era stato sequestrato il 12 maggio dell’anno scorso. Frattini, ministro degli Esteri a quel tempo, disse che si procedeva come al solito, trattando a tutto campo, in silenzio e con prudenza. A che cosa è servito trattare a tutto campo, in silenzio e con prudenza se poi la fine è questa, e senza che fossimo neanche stati consultati? In generale, nonostante le lodi che tutto il mondo fa a Monti per il fatto che lo spread (ieri) è andato sotto quota 300, il peso internazionale dell’Italia si misura purtroppo su queste due storie tristissime: Lamolinara e la faccenda dei due marò in India, due storie in cui sembriamo davvero contare poco o niente. Se Lamolinara fosse stato americano o israeliano, gli inglesi non si sarebbero mai permessi di procedere senza consultarci.
• È sicuro che noi non fossimo stati consultati?
Le pubblico il comunicato di Palazzo Chigi: «Cameron ha espresso a Monti profondo cordoglio per la vittima italiana, rammaricandosi del drammatico esito dell’iniziativa militare decisa dalle autorità nigeriane e britanniche nella convinzione che questa fosse l’ultima finestra di opportunità per salvare la vita degli ostaggi. Dal momento del sequestro le autorità italiane avevano seguito la vicenda in stretto collegamento con quelle britanniche. Nelle ultime ore si è verificata un’accelerazione imprevista e, nel timore di un imminente pericolo di vita per gli ostaggi, l’operazione è stata avviata autonomamente dalle autorità nigeriane con il sostegno britannico, informandone le autorità italiane solo a operazione avviata». Seguono le condoglianze.
• Com’era avvenuto il sequestro? Chi è Lamolinara?
Lamolinara, 47 anni, era un ingegnere di Gattinara, in provincia di Vercelli. Lavorava in Nigeria da 11 anni per la Stabilini Visinoni Ltd. Adesso stava costruendo un palazzo della Banca centrale di Birnin Kebbi, nel Kebbi, stato nord-occidentale della Nigeria. Lamolinara e McManus lavoravano per la stessa ditta e vivevano nello stesso appartamento: i rapitori erano andati a cercarli a casa lo scorso 12 maggio e li avevano portati via in tutta fretta, talmente in fretta che non s’erano accorti di una forte somma di denaro che si trovava in un cassetto. Al momento del sequestro, era presente nella stanza un terzo ingegnere, tedesco, che era riuscito a scappare scavalcando una recinzione. Ad agosto al Qaeda aveva diffuso un video dove si vedevano i due ostaggi bendati, inginocchiati e con le mani legate dietro la schiena. Il 5 dicembre al Qaeda aveva fatto partire una richiesta ultimativa alle autorità inglesi: 15 giorni di tempo per concedere quello che chiedevano, altrimenti… Che cosa chiedessero, gli inglesi non ce lo hanno fatto sapere.
• Moglie, figli?
Lamolinara aveva moglie e figli. La moglie si chiama Anna, è molto nota in città per il suo impegno nell’Accademia dello sport. Si è sentita male quando le hanno detto quello che era successo.
• A questo punto, se non sbaglio, gli italiani sequestrati nel mondo sono otto. Senza contare, naturalmente, i due marò.
Sì, quella che sta in mano ai sequestratori da più tempo è Maria Sandra Mariani, fiorentina, 53 anni e un figlio, Alessio. Maria Sandra aveva (ha?) la passione del deserto, e la passione per il deserto più pericoloso di tutti, quello che sta tra Algeria, Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Sudan. Ha un agriturismo in cui ospita anche i tuareg e ogni anno non può fare a meno di partire. L’anno scorso, il 2 febbraio, si allontanò dalla comitiva con cui viaggiava per fare delle compere, e la presero. Al Qaeda anche stavolta. I rapitori a maggio mandarono un video in cui si vede Maria Sandra che chiede a Berlusconi di trattare. Neanche qui sappiamo quali fossero le richieste. In ogni caso, da allora non si hanno più notizie. L’altro sequestrato, Giovanni Lo Porto, palermitano, 38 anni, girava il mondo per aiutare il prossimo. Era stato ad Haiti dopo il terremoto, adesso era a Multan, nel Punjab pakistano, per aiutare nella costruzione di alloggi d’emergenza dopo l’alluvione. I sequestratori sarebbero talebani. Una loro dichiarazione di un mese fa, secondo cui l’italiano starebbe bene, è stata poi smentita dall’organizzazione ufficiale talebana. Anche con Lo Porto c’era un tedesco, sequestrato anche lui. Tutti e due membri della Welth unger hilfe.
• Poi ci sono i sei marinai della Enrico Ievoli.
Sequestrati lo scorso 27 dicembre. Da pirati somali. Quelli che i politici del Kerala, dove sono detenuti i nostri due marò, hanno tutta l’aria di voler proteggere.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 9 marzo 2012]