Rassegna, 8 marzo 2012
Bond greci, conto alla rovescia per le adesioni. Rischio default
• Scade questa sera alle 21 l’offerta per lo scambio «volontario» dei titoli greci posseduti da creditori privati, e cioè banche, assicurazioni, fondi di investimento di ogni Paese. Fino a ieri notte, aveva aderito alla proposta un 58% di questi, fra cui 32 banche e grandi fondi, mentre avevano rifiutato 5 fra i maggiori fondi pensionistici greci, compresi quelli della polizia e dei giornalisti. Siamo quindi nella piena incertezza. Spiega Offeddu (Cds): «Se il 90% dei creditori accetterà di ritirare i nuovi titoli proposti da Atene, rinunciando a un 75% del valore di quelli vecchi (53,5% è il loro valore nominale), il mosaico frammentato della crisi greca si ricomporrà almeno in parte: partiranno i 130 miliardi di prestiti già deliberati dall’Eurozona, e il debito pubblico greco sarà alleggerito di circa 107 miliardi. Se invece, fra gli stessi creditori, dirà di sì una percentuale del 75-80%, allora il governo greco potrà ricorrere a speciali clausole che gli consentiranno di imporre l’accordo, e le relative perdite sui rimborsi: ha già minacciato di farlo, lo farà. In ogni caso, qualunque percentuale al di sotto dell’85-90% rischia di spalancare la prospettiva più temuta, quella del default, l’insolvenza nazionale. Perché se il governo greco cercasse di imporre forzosamente i nuovi titoli, questo gesto verrebbe interpretato come “quell’evento di credito” cui si lega, appunto, il concetto di default. Non solo: in quel caso, passerebbero alla cassa i possessori dei credit default swap, i titoli derivati di assicurazione contro il fallimento, su cui molti fondi di investimento hanno scommesso a piene mani».