La Gazzetta dello Sport, 7 marzo 2012
Ieri il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha convocato l’ambasciatore indiano Debabrata Saha e gli ha ribadito che le misure prese nei confronti dei due marò sono «inaccettabili» e che anche l’attenuazione del regime della detenzione dei due italiani «non è soddisfacente»
Ieri il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha convocato l’ambasciatore indiano Debabrata Saha e gli ha ribadito che le misure prese nei confronti dei due marò sono «inaccettabili» e che anche l’attenuazione del regime della detenzione dei due italiani «non è soddisfacente». I due marò, come si sa, sono stati arrestati l’altro giorno e trasferiti nel carcere di Trivandrum. Gli è stato solo concesso di non stare con i detenuti comuni, di continuare a indossare la divisa, di mangiare italiano, di ricevere visite ogni giorno per un’ora. I due marò sono il maresciallo Massimiliano Latorre, 44 anni, sposato e con quattro figli, e il sergente Salvatore Girone, 34 anni, anche lui sposato e con due figli. Li accusano di aver ucciso due pescatori, scambiati per pirati. Le famiglie stanno andando in India, per far visita ai loro congiunti in quell’ora quotidiana di permesso. I due si stanno comportando con molta fierezza, «siamo italiani e ci comportiamo da italiani», frase detta al ministro Terzi quando è andato a trovarli. Si sono tagliati i capelli e hanno la barba in ordine. Gli hanno pure portato dall’Italia, oltre alle sigarette e a qualche giornale, dei tarallini pugliesi con i semi di finocchio. Gli indiani pensano tuttavia che siano degli assassini, i politici locali che hanno le elezioni alle porte cavalcano il forte sentimento anti-italiano della popolazione, India Today è uscita con una copertina in cui si vedono i due marò e il titolo «I banditi italiani del mare». Il ministro Terzi, nell’incontro di ieri, ha fatto perno anche su questi episodi per invitare l’ambasciatore indiano a trasmettere al governo di New Delhi e alle autorità del Kerala la fortissima preoccupazione per il clima di tensione e di forte risentimento anti-italiano che si registra in India e in particolare nella regione interessata, con un possibile grave pregiudizio sulla correttezza del procedimento giudiziario in corso.
• Terzi non era stato in India pochi giorni fa? Non poteva manifestargli le preoccupazioni eccetera in quel momento? Poteva magari non andarci, per protesta.
Lo stesso ministro ha spiegato ai suoi colleghi di governo che non andare sarebbe stato un insulto e avrebbe aggravato ulteriormente la situazione. L’incontro era stato programmato da due mesi e aveva un obiettivo soprattutto commerciale. L’Italia è il quarto partner commerciale dell’India. D’altra parte si dice – sono notizie che circolano con insistenza e che sono anche apparse sui giornali – che in generale la linea della Farnesina sarebbe risultata troppo debole, troppo arrendevole, troppo incerta. Nel consiglio dei ministri di lunedì sera Monti avrebbe espresso parecchi dubbi sulla condotta adottata finora. Segue a questo punto la vicenda in prima persona. La convocazione di ieri dell’ambasciatore va letta, probabilmente, in questo quadro. Monti, d’altra parte, deve dar conto delle sue azioni anche al centro-destra che per bocca di La Russa, Frattini, Crosetto e, riservatamente, anche di Fini ha giudicato l’azione del governo assolutamente insufficiente. La Russa e Giorgia Meloni hanno organizzato ieri sera una maratona oratoria davanti al Pantheon.
• Che cosa rischiano i due?
Anche la pena di morte, se gli indiani insisteranno a voler fare il processo in casa loro.
• Quali sono, processualmente parlando, i punti a nostro vantaggio?
Sembra assodato che la Enrica Lexie, al momento dell’episodio, si trovasse a 22 miglia nautiche dalla costa, quindi in acque internazionali. I buchi dei proiettili sull’imbarcazione sono troppo larghi per il calibro 5,56 in dotazione ai marò. Prescindiamo per ora dalle dichiarazioni di Latorre e Girone che, nel loro rapporto ufficiale, sostengono di aver sparato in acqua e in aria.
• E i punti contrari?
Fredy John Bosco, comandante del peschereccio indiano St Anthony. Stava dormendo sotto coperta, i primi spari lo svegliarono, «sono salito in fretta e, nella cabina centrale, c’era Valentine, a terra. Perdeva sangue dalla bocca, dalle orecchie, dal naso. In agonia. Ho alzato lo sguardo e ho visto esanime il corpo di Binki. A centocinquanta metri c’era la nave italiana, di dimensioni molto grandi. Ho visto distintamente uomini che, armati, dalla nave, continuavano ancora a sparare contro di noi. Quante volte? Sicuramente ho visto una ventina di lampi, tutti ravvicinati. Non saprei dire esattamente quanto è durata l’azione».
• I giudici ci sono ostili? C’è davvero un pregiudizio verso di noi?
Alle prove balistiche, ancora in corso, sono stati ammessi due carabinieri italiani a cui però è vietato aprire bocca. Il clima è quello che è. Ci sono inoltre questioni politiche: mettersi contro gli italiani, in questo momento, porta voti. Il sospetto che sia tutta una manovra per dissuadere gli armatori a imbarcare squadre militari di difesa contro i pirati c’è. Cicchitto vuol cambiare la legge e stabilire che i nostri militari non devono più salire a bordo delle navi mercantili. Può darsi che sia questo il prezzo da pagare per la liberazione dei due marò.
[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7 marzo 2012]