Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 06 Martedì calendario

C’è adesso il problema delle primarie siciliane del Partito democratico, che occupano da ieri le prime pagine dei giornali italiani

C’è adesso il problema delle primarie siciliane del Partito democratico, che occupano da ieri le prime pagine dei giornali italiani. Il problema può essere spiegato così: il Partito democratico ha deciso di scegliere i suoi candidati-sindaci col sistema delle primarie, cioè col metodo americano per cui gli aspiranti alla candidatura e all’appoggio del partito si sfidano tra loro e correrà poi per la poltrona di sindaco quello che avrà ricevuto più voti tra i militanti. Il punto è che queste primarie non sono davvero di partito, ma di coalizione. Possono concorrere cioè anche rappresentanti degli alleati del Pd, gente iscritta al Sel di Nichi Vendola o all’Idv di Di Pietro. Succede così che il Pd nazionale, cioè Bersani e i suoi, indichino un loro candidato alle primarie cittadine e che questo candidato venga quasi sempre sconfitto da qualcuno iscritto a un altro partito. Era successo a Milano – dove Pisapia non era il candidato del Pd – ancora prima era successo in Puglia – dove Vendola ha fatto polpette del democratico Bocca -, era accaduto a Napoli con De Magistris, è accaduto adesso a Genova, dove il centro-sinistra dovrà sostenere il vendoliano Doria vincitore sulle due democratiche Vincenzi (sindaco uscente) e Pinotti (ex Margherita). E poi ancora a Cagliari… L’ultima volta, forse la più clamorosa, è successo nelle primarie di domenica scorsa a Palermo: la Borsellino, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, eletta all’europarlamento senza prendere la tessera del Pd, bocciata nella corsa alla Regione, era stata adesso candidata a rappresentare il centro-sinistra nell’elezione per il sindaco di Palermo (6-7 maggio prossimi) non solo da Bersani, ma anche da Vendola e Di Pietro. È stata sconfitta lo stesso, per appena 160 voti, da un ragazzino di appena 31 anni, che si chiama Fabrizio Ferrandelli, molto caruccio, garbato, unitario, pacato, buttato fuori a suo tempo dall’Idv e che adesso si presenta con una candidatura moderata, forse non proprio di destra, ma certo non vendoliana.

Come mai la cosa è così importante?

Si segnala, dalle viscere del Partito democratico, un movimento interno che partendo dalla Sicilia vorrebbe far fuori il segretario. Non è roba da poco. Ieri abbiamo letto dichiarazioni di questo tono: «È da mesi che non si convoca la direzione del partito!». Frasi così significano che quando la direzione del partito venisse convocata qualcuno tenterebbe di mettere in croce Bersani. Il quale ieri ha messo subito le mani avanti: «Le primarie non possono diventare una resa dei conti. Sono una risorsa ma non risolvono mai i problemi politici. Anzi, possono essere un moltiplicatore. E in Sicilia e a Palermo ci sono problemi politici». Questa dichiarazione va letta così: a convocare la direzione non ci penso minimamente. Tuttavia Enrico Letta, vice del Pd (ex Margherita), ha detto subito: «L’alleanza solo con Sel e Idv non basta, i nostri elettori e militanti di Palermo ci chiedono altro…»

• Prima che mi perda nei grovigli del politichese mi spieghi quale sarebbe il problema politico.

A Palermo una parte dei democratici sostiene il governatore Lombardo. Questi hanno votato per Ferrandelli. A Roma una parte dei democratici tifa per Monti e non vuole Bersani candidato premier l’anno prossimo. Bersani, a Vasto, s’è fatto fotografare con Di Pietro e Vendola, e questa sarebbe secondo il segretario l’alleanza del futuro. Ma un pezzo del Pdi preferirebbe fare accordi con Casini. E magari dire di sì a Berlusconi, quando propone per l’anno prossimo una grande coalizione Pdl-Pd-Terzo Polo che permetta a Monti di continuare il suo lavoro. La povera Borsellino, persona rispettabilissima ancorché abbia parlato di brogli pur di non dichiararsi sconfitta, è finita senza volerlo in  questo tritacarne.

Cioè Palermo potrebbe segnare l’inizio di uno smottamento per Bersani?

Il Pd è come minimo formato da due partiti, i cattolici della Margherita – moderati – e gli ex Pd-Ds-Pds-Pci tentati sempre dal desiderio di non avere nemici a sinistra. Le oscillazioni più paurose, prima di Palermo, riguardavano il rapporto con la Cgil: essere d’accordo o no con la segretaria Camusso e il suo pericoloso pencolare a sinistra, dalla parte di Landini, della Fiom e degli anti-Marchionne irriducibili? In Val di Susa c’era Cremaschi, sinistra della sinistra Fiom, bello e irriducibile. Bersani come si mette con questi qui?

• Ha sempre detto che l’Alta Velocità va fatta.

Sì, ma come farà votare i suoi quando Monti-Fornero prepareranno una riforma del mercato del lavoro non concordata con la Cgil? Vedi a quali questioni ti porta il voto alle primarie di Palermo.

• Ma questo Ferrandini potrebbe vincere?

Il sindaco uscente, Diego Cammarata, del Pdl, è stato un disastro. Berlusconi e Alfano sperano di accordarsi con Micciché. Ha buone possibilità il candidato del Terzo Polo, Massimo Costa, 34 anni, un altro bel ragazzo. Vedremo.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport, 6 marzo 2012]