Comandini, 18 aprile 1861
• A Torino, per la seduta della Camera, grande folla ansiosa, sapendosi dell’intervento di Garibaldi, che entra nell’aula alle 2 e va a sedersi al posto più alto dell’estrema sinistra accanto a Mauro Macchi
• A Torino, per la seduta della Camera, grande folla ansiosa, sapendosi dell’intervento di Garibaldi, che entra nell’aula alle 2 e va a sedersi al posto più alto dell’estrema sinistra accanto a Mauro Macchi. Ricasoli parla circa il dualismo risultato fra l’esercito dei volontari e quello regolare, circa il trattamento fatto dopo la campagna del 60-61. Il ministro per la guerra, Fanti, legge lungo discorso in difesa dell’opera propria. Crispi e Bixio chiedono il rinvio della discussione per potere meglio rispondere. Garibaldi sorge a ringraziare Ricasoli, dice che la concordia gli fu proposta a parole, non a fatti; egli non stringerà mai la mano di chi lo rese straniero in Italia (vivi commenti.) Poi legge alcune cartelle, concludendo che «il Ministero ha provocato la guerra fratricida» (applausi dalle tribune, rumori e proteste nella Camera.) Il Presidente richiama all’ordine e si cuopre. Tutta la Camera è sossopra. Cavour parla concitatamente, protestando. Dopo mezz’ora, ripresa la seduta, il Presidente protesta contro le parole di Garibaldi, il quale diffondesi a spiegare i torti fatti ai volontari. Bixio parla per la concordia. Cavour ricorda che fu egli nel 1859 a creare il corpo, dei volontari, cui non fu mai ostile; ed accetta l’invito di Bixio. Vengono presentati varii ordini del giorno, uno dei quali da Ricasoli, e la discussione è rinviata (leggi qui il racconto di Giorgio Dell’Arti).