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 2011  novembre 16 Mercoledì calendario

CANCELLIERI Anna Maria

• Roma 22 ottobre 1943. Politico. Prefetto. Ministro della Giustizia nel governo Letta dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. Ministro dell’Interno nel governo Monti (2011-2013). Prima prefetto di Catania e Genova e commissario del teatro Bellini di Catania, dal 18 febbraio 2010 commissario di governo a Bologna dopo le dimissioni del sindaco Flavio Delbono.• Inizia a lavorare a 19 anni presso la presidenza del Consiglio. Si laurea a Roma in Scienze politiche; nel ’72 entra al ministero dell’Interno.• «Una forte somiglianza con La signora in giallo, al secolo Angela Lansbury, risolutrice di delitti eccellenti in una fortunata serie tv, ha portato in dote a Bologna ciò che tre giunte comunali (Guazzaloca, Cofferati, Delbono) e 11 anni di trattative con governi nazionali di vario colore non erano riuscite a portare: lo sblocco del tortuoso iter per la costruzione del metrò bolognese. Ha tenuto a sottolineare che “il merito non è mio, ma di quelli che hanno portato il progetto al Cipe”» (Francesco Alberti) [Cds 13/3/2010].• «Il prefetto di ferro col guanto di velluto» dicevano di lei quando era commissario al comune di Bologna. Casini la voleva come sindaco (Liana Milella) [Rep 17/11/2011].• Da ministro dell’Interno nel governo Monti ha condotto una silenziosa e ferma battaglia contro le mafie e ha sciolto per mafia, prima volta nella storia, un comune capoluogo, Reggio Calabria, atto mai piaciuto al Pdl. Nel corso del suo mandato ha spesso collaborato con il ministro della Giustizia Paola Severino: assieme hanno curato la stesura del decreto cosiddetto Svuota carceri, che prevedeva una serie di misure alternative alla detenzione, e di quello soprannominato Liste pulite, che prevede l’incandidabilità temporanea dei condannati in via definitiva per alcune tipologie di reato, prevalentemente di particolare gravità oppure contro la pubblica amministrazione.• Nell’aprile 2013 è stata candidata di bandiera della lista Monti per il Quirinale. È arrivata a 78 voti, e per una notte il Pdl ha discusso se sostenerla. «Anche parte del centrosinistra l’avrebbe votata. Poteva, volendolo, essere eletta» (Concita De Gregorio) [Rep 28/4/2013].• «La sua dote fondamentale, universalmente riconosciuta, è la capacità d’ascolto» (Guido Ruotolo) [Sta 28/4/2013].• «Io sono un funzionario dello Stato. Appartengo, ultima della fila, a una schiera nobilissima. Uomini che hanno dedicato la vita alla cosa pubblica, che hanno versato il loro sangue. Quando lavoravo alla prefettura di Milano (la mia città d’adozione) tenevo i rapporti con le famiglie delle vittime del terrorismo, da Calabresi in poi, e so di cosa parlo. Ho lavorato con prefetti coraggiosi come Mazza, che lanciò l’allarme sul terrorismo rosso, e Vicari, che fronteggiò gli anni di piombo. Ho conosciuto grand commis di livello europeo, intelligenze finissime tra cui sovrintendenti come Paolucci e Bertelli. È sbagliato pensare lo Stato italiano come una ricotta, permeabile a tutto. Lo Stato ha una spina dorsale forte, che magari non sempre si vede dall’esterno, ma al momento dovuto viene fuori» (Aldo Cazzullo) [Cds 18/3/2010].• Ha due figli, quattro nipoti e un marito ex farmacista conosciuto in Libia, Nuccio Peluso: «Mio nonno vi andò nel 1911 e fu nominato commissario ai beni sequestrati ai berberi. Anche mio marito è nato lì. Ci siamo conosciuti a Tripoli, dove passavo estati meravigliose: andavamo a ballare nel porto di Leptis Magna; e poi il deserto, le oasi. Mio padre costruiva centrali elettriche. Fu cacciato con gli altri italiani da Gheddafi nel ’70. Non siamo mai più tornati» [Cazzullo, cit.].• Il primo figlio, Piergiorgio, ha lavorato in UniCredit e ha ricoperto la carica di direttore generale del gruppo assicurativo Fondiaria-Sai (FonSai) tra il 2011 e il 2012. Ora è direttore finanziario di Telecom. Il secondo figlio, Federico, ha una piccola azienda di effetti speciali per la pubblicità.• «Non spiace che si dica della sua voce che somiglia a quella della grande attrice Tina Pica» (Pierluigi Battista) [Cds 28/4/2013].• Appassionata di musica lirica, ama la buona cucina e odia i graffiti che imbrattano i centri storici. Tifa Roma [Milella, cit.].• Nel novembre del 2013 il suo nome compare nell’inchiesta di Torino sul caso Fonsai per una telefonata in cui si interessava della salute della detenuta Giulia Ligresti: «(...) Si interessò della salute di Giulia Ligresti che chiusa in carcere aveva smesso di mangiare, mostrando una forma di anoressia. Dopo dieci giorni dall’interessamento del ministro Cancellieri, la figlia di Salvatore Ligresti sarebbe andata agli arresti domiciliari. Ma quando Giulia era in carcere il ministro si mise a disposizione della famiglia per la ragazza, così come risulta dalle intercettazioni telefoniche nelle mani dei magistrati. Il ministro della Giustizia è amica della famiglia Ligresti, mentre suo figlio Piergiorgio Peluso, ha lavorato per la Fonsai. “Era mio dovere intervenire nel momento in cui sono venuta a conoscenza delle condizioni psicofisiche di Giulia Ligresti (...) Mi sono comportata peraltro nello stesso modo quando sono pervenute al mio ufficio segnalazioni, da chiunque inoltrate, che manifestassero preoccupazioni circa le condizioni psicofisiche di persone in stato di detenzione”» (Alessandra Arachi) [Cds 1/11/2013].• «Galeotta fu una farmacia. Il rapporto di amicizia tra la famiglia Peluso-Cancellieri e i Ligresti nacque nella zona sud di Milano, quartiere Vigentino. Lì si trasferì, ai primi anni 70, Sebastiano “Nuccio” Peluso, siciliano di Palazzolo Acreide. Per aprire una farmacia. E poco dopo apprese che al piano superiore si trovava lo studio medico di un suo conterraneo, un certo Antonino Ligresti. Non ci volle molto e cominciarono le frequentazioni, le partite a tennis, le cene. Anche se le carriere professionali hanno seguito strade diverse. Antonino, medico cardiologo, in pochi anni riuscì a costruire uno dei poli più importanti della sanità privata in Lombardia (...) Un piccolo impero parallelo a quello ben più grande che il fratello Salvatore, giunto a Milano alla fine degli anni ’50, fa crescere intorno all’attività immobiliare e all’edilizia a cui poi si aggiungono le assicurazioni. Nuccio Peluso, invece, ha seguito la moglie Anna Maria Cancellieri, oggi ministro della Giustizia, tutta la vita. (...) È facile capire che l’incontro degli anni ’70 tra i Peluso e Antonino è di quelli che pesano, anche perché nel corso del tempo porta con sé l’avvicinamento a Don Salvatore, notoriamente più spregiudicato e con modi di fare da famiglia d’altri tempi. (...) I Peluso frequentano le cene, Anna Maria Cancellieri diventa amica di Lella Fragni, compagna di Salvatore, anche se la frequentazione non arriva alle vacanze insieme. Assistono con distacco quando Salvatore, entrato nelle grazie di Cuccia, viene arrestato con l’accusa di corruzione nei difficili anni di Tangentopoli. La sua potenza si misura quando riesce a farsi mandare in ospedale per motivi di salute, finendo proprio alla Madonnina del fratello Antonino. L’impero del costruttore fu salvato da Mediobanca tanto che una decina d’anni più tardi alla Sai venne offerta la possibilità di prendere la Fondiaria, sfilata alla scalata degli Agnelli. (...) Pier Giorgio Peluso, classe 1968, il figlio del farmacista Nuccio, in quegli anni si fa le ossa nelle stanze di Mediobanca, poi passerà in Capitalia e quindi in Unicredit. È bravo e ci sa fare ma dovunque vada si imbatte nelle società dei Ligresti: Fondiaria, la holding Premafin e le immobiliari Sinergia e Imco, tutte piene di debiti e di problemi da risolvere. Quando nel maggio 2011 si decide il suo passaggio in Fonsai, Salvatore è contentissimo, pensa di essersi messo in casa uno di famiglia. Ma dopo qualche mese capisce che non è così e il suo giudizio sul figlio del ministro diventa improvvisamente tagliente» (Giovanni Pons) [Rep 4/11/2013].• Il 5 novembre 2013 ha chiarito la sua posizione in Parlamento sul caso Ligresti: «A differenza di quanto sostenuto da alcuni organi di informazione, non ho mai sollecitato la magistratura a rilasciare la signora Giulia Ligresti né indotto altri a simile comportamento. La scarcerazione non è avvenuta a seguito o per effetto di una mia ingerenza, che non vi è mai stata né è mai stata concepita, ma a seguito di una decisione libera ed autonoma della magistratura torinese. Non vi è stato mai da parte di nessuno il benché minimo tentativo di influenzare l’esito di tale iniziativa. Ho agito, se pur d’istinto, senza derogare mai dai miei doveri di ministro e senza che la conoscenza con alcuni componenti della famiglia Ligresti condizionasse il mio operato. È vero, non tutti hanno la possibilità di bussare alla porta del ministro della Giustizia, non tutti hanno un contatto diretto. Ma posso garantire che nessuno più di me avverte questa disparità in tutta la sua dolorosa ingiustizia. È difficile essere vicini a tutti i carcerati, ma voglio dire che ogni vita che si spegne in carcere è per me una sconfitta e io ne sento il peso. Spesso delle segnalazioni che mi arrivano mi faccio carico personalmente in un colloquio quotidiano con l’amministrazione penitenziaria. Corrisponde a una distorta visione dei fatti dire che la vicenda di Giulia Ligresti testimoni un trattamento privilegiato e differenziato, diverso da quello che sarebbe spettato a qualsiasi altro detenuto. Sono e voglio essere considerata una persona libera, che non ha contratto debiti di riconoscenza a cui non potrebbe sottrarsi. Sono stata solo amica di Antonino Ligresti, conoscenza maturata durante la mia lunga permanenza a Milano, per ragioni estranee alla mia professione. In nessun modo la mia carriera è stata influenzata da questi e altri rapporti personali». Quanto a Giulia Ligresti, il ministro ha ammesso di aver usato, nella telefonata con Gabriella Fragni (la compagna di Salvatore Ligresti) espressioni di «empatia verso una persona provata». «Invito ad analizzare i comportamenti successivi a quella telefonata, da cui emerge che non c’è stata nessuna deroga ai doveri da ministro». Detto questo la maggioranza le ha confermato la fiducia. Giorni dopo sono stati resi noti nuovi tabulati telefonici che evidenziavano altri contatti nel corso dell’estate tra la Cancellieri (che ai magistrati e in Parlamento aveva detto di aver avuto solo due conversazioni con i parenti degli arrestati) e suo marito con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore. La Cancellieri: «Io non ho mentito, quella conversazione del 21 agosto non me la ricordavo e non me la ricordo. Io con Nino Ligresti ci parlo spessissimo è un mio amico ed è il mio medico di fiducia. Ai magistrati e al Parlamento ho detto la verità: a parte il colloquio con Gabriella (la compagna di Ligresti, con cui parlò il 17 luglio all’indomani degli arresti, ndr) e quello con Nino che mi segnalava i rischi per l’incolumità della nipote Giulia, non me ne sono più occupata». Il 20 novembre 2013 ha ottenuto nuovamente la fiducia alla Camera. La mozione di sfiducia individuale era stata presentata dal M5S.