Comandini, 11 dicembre 1867
• Alla Camera parlano l’on. Massari per sostenere che a Roma si deve andare senza violenze, l’on
• Alla Camera parlano l’on. Massari per sostenere che a Roma si deve andare senza violenze, l’on. Crispi per giustificare la sua condotta nella fase di preparazione dei recenti moti, e l’on. Ferrari. Questi esamina la politica del cessato Gabinetto, biasima l’arresto di Garibaldi e dice che la formula di andare a Roma col consenso della Francia è la formula della assoluta schiavitù. Continua ironicamente: «Il vero colpevole è il gen. Garibaldi: egli vuole andare a Roma. La sua ostinazione è veramente inconcepibile! E quel ch’è di peggio egli è che quest’uomo, il quale è originale in tutte le sue azioni, è seguito da tutti. Che cos’è Garibaldi? È la poesia vivente, è l’abnegazione personale; dà tutto, non vuol nulla, quindi è seguito. Egli comparve, larva più lucente di tutte le altre, nella lunga notte di cospirazioni che il governo della monarchia sabauda intrattenne coll’Italia sotterranea e la sua prima parola fu: io voglio darvi Roma. Direte che questa è poesia; ma che ne posso io se la poesia è la realtà? Il popolo italiano è un popolo dì poeti, basta dire che egli ha creato Pio IX, un pontefice liberale». Concludendo, l’oratore dice che il sangue di Mentana deve dare un risultato, deve unificare l’Italia nel senso che la sua parola rappresenti il suo pensiero, e la sua azione rappresenti le sue idee.