Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  agosto 07 Martedì calendario

Il padre: «Tanta gente conosce la verità ma non la dice»

• «Il padre di Simonetta, Claudio Cesaroni, anche oggi, come fa ormai da 11 anni, si recherà nel piccolo cimitero di Genzano a portare un fiore sulla tomba di sua figlia. Il signor Cesaroni, però, appare sempre più sfiduciato. “Un anno fa – dice – avevamo chiesto all’allora ministro della Giustizia Piero Fassino di far svolgere ai suoi ispettori un’inchiesta amministrativa per accertare se vi furono delle negligenze, delle mancanze, degli errori, da parte di chi indagò sulla morte di mia figlia. Ma dopo un anno ancora non sappiamo niente, se questa inchiesta è stata fatta, se è arrivata ad accertare alcunché. Adesso è cambiato il ministro, al posto di Fassino è arrivato Castelli, speriamo di avere da lui delle risposte. Il suo capo di gabinetto, però, è uno dei magistrati che si occupò di via Poma (Settembrino Nebbioso, ndr). La coincidenza suona alquanto strana”. Stranezze, errori, bugie. “Un complotto di bugie – s’indigna il papà di Simonetta – Qui tanta gente conosce la verità. Perché non la dice? Vorrei guardarli negli occhi: l’ex portiere dello stabile, Pietrino Vanacore; il datore di lavoro di mia figlia, Salvatore Volponi; lo stesso avvocato Raniero Valle... Ma forse è meglio di no, forse se li avessi così vicini da poterli guardare negli occhi, mi verrebbe voglia di alzare le mani. E questo proprio non voglio farlo”». [Fabrizio Caccia, Paolo Brogli, Cds 7/8/2001]