16 luglio 2011
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Biografia di Carlo Digilio
Roma 7 maggio 1937 – In una casa di riposo della Bergamasca, sotto copertura con il nome di Mario Rossi, 12dicembre 2005. Ex attivista politico di estrema destra, informatore della Cia. Primo pentito dello stragismo italiano. «Unico autore giuridicamente riconosciuto della strage di piazza Fontana, ma con il reato prescritto, grazie alle attenuanti per la collaborazione». [Lib. 8/1/2006]
• Veneto d’adozione, studiò Economia e commercio a Venezia senza laurearsi. Scrisse in un memoriale che prima il servizio militare, poi la morte del padre Michelangelo in un incidente stradale, nel 1967, lo portarono a contattare l’ambiente in cui il genitore si era inserito: la rete degli informatori italiani della Cia al servizio delle basi Nato nel Veneto. «Digilio rilevò non solo il ruolo del padre all’interno della struttura, ma anche lo stesso nome in codice, “Erodoto”, conseguendo lo stipendio di 300 mila lire nei primi anni ’70. (...) Negli anni dell’università, entrò anche a far parte del Centro studi Ordine nuovo. Il primo nucleo di questa organizzazione fu fondato a Venezia nell’aprile del 1957 da Giangastone Romani e Carlo Maria Maggi, per poi diramarsi nel Veneto». [Saverio Ferrari, Lib. 8/1/2006]
• In pochi anni Digilio sale al vertice della piramde di Ordine nuovo «in veste di “quadro coperto”, esperto in armi e assemblaggio di ordigni. La mania per le armi lo portò anche, in omaggio a una pistola marca Otto Label, a adottare il nomignolo di “Zio Otto”, un appellativo che presto sostituì nell’ambiente il suo nome reale». Anni dopo, «coinvolto nelle indagini per “ricostituzione del partito fascista”, arrestato per breve tempo a Venezia nel giugno del 1982, dove nel frattempo era riuscito a ricoprire la carica di segretario del Poligono di tiro del Lido, decise di allontanarsi clandestinamente dall’Italia raggiungendo Santo Domingo, rifugio in quegli anni di diversi altri estremisti neri. Dieci anni di latitanza. Il tempo anche per mettere al mondo una figlia».
• «Ancora nel 1992 aveva lavorato per gli americani: arruolava esuli cubani da impiegare nella lotta contro Fidel Castro. Poi è stato abbandonato, arrestato, estradato in Italia. Qui ha cominciato a collaborare con il giudice Salvini». [Gianni Barbacetto, Dia. 11/12/1996] «Decine e decine di interrogatori sul suo passato e soprattutto sulle attività eversive di Ordine nuovo, i rapporti con gli apparati di sicurezza italiani e statunitensi, l’organizzazione delle stragi, i passaggi cruciali e i nomi dei responsabili, da Carlo Maria Maggi a Delfo Zorzi. Disse tra l’altro di aver personalmente ispezionato i congegni esplosivi per Piazza Fontana e Brescia. Chiarì anche i retroscena riguardo la bomba lanciata a Milano dal finto anarchico Gianfranco Bertoli, il 17 maggio 1973, davanti alla questura. I giudici, anche per via di un devastante ictus che nel 1995 ne aveva compromesso le capacità mnemoniche, lo hanno, alla fine, giudicato pienamente attendibile solo quando accusava se stesso». [Saverio Ferrari, Lib. 8/1/2006]