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 2007  settembre 25 Martedì calendario

Alberto Stasi è stato fermato ieri pomeriggio per omicidio volontario aggravato. • Mamma mia, pensa se è innocente

Alberto Stasi è stato fermato ieri pomeriggio per omicidio volontario aggravato.

• Mamma mia, pensa se è innocente.
Già, un ragazzo di 24 anni che quaranta giorni fa sembrava il ritratto della felicità, biondo, bello, discreto, quasi laureato alla Bocconi, un futuro da revisore dei conti – mica un lavoro da poco, se fai carriera puoi diventare uno di quelli che ti aiutano a trasformare l’azienda in una Parmalat alla Tanzi o in una Fiat alla Marchionne – e questa fidanzata di nome Chiara, Chiara Poggi, minuta, bruna, occhi celesti, bel sorriso – come si vide in una fotografia diventata famosa perché montata da due sue amiche un poco incoscienti che cercavano di farsi pubblicità – anche questa Chiara un modello di virtù, due anni più grande di Alberto e laureata in Economia, già al lavoro senza far troppe storie, senza grilli per la testa, pigliava l’autobus tutte le mattine per andare a Milano nell’ufficio dove la tenevano in prova e dove l’avrebbero certamente assunta, mai un ritardo, mai un capriccio, ebbene proprio questa ragazza una certa mattina – 13 agosto 2007, tra le nove e mezzogiorno, a pochi giorni dalla partenza per le vacanze con l’amato – viene massacrata da quattro mazzate vibrate in testa da qualcuno che forse conosceva perché gli ha aperto la porta in pigiama. Poco prima delle due vengono avvertiti i carabinieri, dallo stesso Alberto che dice d’essere corso in via Pascoli – dove stava la villetta di Chiara – perché preoccupato del fatto che lei non gli rispondeva al telefono. Racconta di averla trovata in fondo alle scale, di aver contemplato con orrore il colorito pallido della sua povera amata...

• Invece non era pallido per niente, aveva la faccia piena di sangue.
E’ – secondo gli investigatori – una delle contraddizioni del racconto. Non ancora sufficiente però per formulare un’accusa credibile. Uno, in quelle condizioni, può aver visto male, può ricordare male, anche la luce può cadere in un certo modo ingannevole. Ma c’è un secondo punto, che gli inquirenti mettono subito in evidenza: Alberto dice di aver camminato per quella casa su e giù, eppure le sue scarpe sono pulite. Mentre il pavimento era pieno di sangue. Questa è più difficile da spiegare, ma il giudice Rosa Muscio non ritiene sufficiente per una qualche incriminazione neanche questo dettaglio.

• E allora che cos’è che adesso ha provocato l’arresto?
La prova regina sarebbe una macchiolina di sangue trovata su una delle due biciclette sequestrate ad Alberto lo scorso 20 agosto, subito dopo l’avviso di garanzia. Fatta l’analisi, la macchiolina appartiene a Chiara. E c’è un altro punt Alberto ha sempre detto di aver raggiunto via Pascoli, quella mattina, in auto e di aver poi scavalcato un muretto per entrare. Sarebbe invece andato in bicicletta e, sul punto del muretto in cui dice di aver saltato, non ci sono sue impronte. Sulla questione della bicicletta, lei ricorderà che alcuni testimoni dissero subito di aver visto sul posto una bicicletta appoggiata a un muro.

• Sì, dicevano che era da donna.
Invece gli inquirenti sostengono che è la bicicletta di Alberto. E, ultimo indizio grave: il giovane Stasi dice di aver passato la mattinata a scrivere la tesi di laurea, ma la polizia postale avrebbe dimostrato che passò al computer solo pochi minuti. Dunque, in base a tutto questo, risulterebbe che il ragazzo ha mentit non ha lavorato alla tesi, non è andato a casa di Chiara in auto, non ha scavalcato il muretto in quel punto, deve essersi cambiato le scarpe dopo aver calpestato il pavimento, ma non lo ha raccontato.

• Basta per accusarlo di omicidio?
Chi lo sa. Non ci è stato raccontato – almeno fino ad ora – il movente. E un altro punto debole è l’ostinazione apparente con cui magistrato e carabinieri hanno puntato su di lui. L’impressione è che gli abbiano assegnato la parte dell’assassino fin dal primo momento e che poi siano andati a raccogliere indizi per suffragare una tesi precostituita. Lei mi dirà: non hanno fatto così anche a Cogne? Le risponderò dicendo che i due casi si somigliano poc se non è stata la Franzoni, l’assassino di Samuele dovrebbe aver agito in pochi minuti. Qui il killer ha avuto a disposizione tre ore. Andiamoci piano in ogni caso con Stasi (e anche con la Franzoni: per condannare non bastano le convinzioni, ci vuole una ricostruzione credibile e suffragata da prove del delitto e del suo contesto, movente compreso): dobbiamo ancora ascoltare quello che hanno da dire i difensori. Ieri la mamma di Chiara, quando le hanno detto dell’arresto, ha commentat «Se è vero, me l’hanno ammazzata per la seconda volta». I genitori della ragazza alla colpevolezza di Alberto non hanno mai creduto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/9/2007]